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Patricia Zanco in Onorata Società


Teatro Camploy di Verona, Rassegna L’Altro Teatro
16 gennaio 2015, ore 20.45

ONORATA SOCIETA’

di Francesco Niccolin con Patricia Zanco regia Zanco | Mattiuzzi primo spettatore Roberto Aldorasi consulenza storica Toni Sirena e Ass. Cult. Tina Merlin prod. fatebenesorelle Teatro

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Onorata Società svela impietosamente l’ipocrisia e la violenza della classe dirigente, feroce il banchetto al quale sono seduti presidenti, vassalli, valvassori, servi e luogotenenti che nella carne affondano i denti. Impuniti ingrassano: industriali, scienziati, tecnici, avvocati, giudici. commercialisti, professori universitari, notai, giornalisti, funzionari dello StatoCosa accadde dopo la frana? Dopo che si è consumata una delle tragedie più annunciate e denunciate della storia italiana?

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ONORATA SOCIETA’ racconta quello che Sandro Canestrini – l’avvocato di parte civile al processo contro i costruttori della diga, a L’Aquila, nel 1968 – ha chiamato genocidio di un’intera comunità, provocato dalla mano criminale di una classe industriale senza scrupoli e da uno Stato incapace di difendere il territorio e i suoi cittadini.  Il Vajont diventa così tragico modello esemplare che in Italia si ripete ovunque e sistematicamente, per arroganza e corruzione.

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Ma allora di chi ci possiamo fidare?

Sito web https://fatebenesorelleteatro.wordpress.com/

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I calorosi applausi finali

L’ALTRO TEATRO. Al Camploy «Onorata società», testo di Niccolini

La verità sul Vajont pesa più delle emozioni

Patricia Zanco in scena, fasci di luce alla ricerca dei motivi del disastro e dei perché dell’insabbiamento

domenica 18 gennaio 2015 SPETTACOLI, pagina 59

La rassegna l’Altro Teatro è ripresa con Patricia Zanco che, dopo aver orbitato attorno alla nostra città, ha fatto sosta al Camploy con Onorata società nella versione completa di quell’assaggio colto nella rassegna Sguardi.
Teatro civile, deliberatamente e con una purezza d’intenti che è tanta manna in questi tempi in cui persino la dizione è optional. Non c’è furbizia né malizia nelle intenzioni dell’attrice: il suo è un «soul» accorato nel senso di lamentazione pubblica. Anche perché lo spettacolo è dichiaratamente un’ulteriore ricerca attorno al tema affrontato con Tina Merlin: il Vajont dopo il Vajont.
C’è stato Marco Paolini a bruciare il tema per i posteri e il Vajont è teatro pesante come un macigno. Ma il pubblico è curioso e attento alla complessità (altra manna) e apprezza. Perché teatro che vai spettatori che trovi. Il Camploy stavolta svolge la sua funzione di teatro pubblico con uno spettacolo che forse non attira autorità e presenzialismi ma ne guadagna la coerenza. La Zanco infatti scende tra il pubblico e lo assorbe sul suo personaggio. Onorata società è didattico e un po’ manicheo ma almeno non è buonista. Ci sono i buoni e i cattivi (Sade e soci). E c’è la cronaca che ancora crede in se stessa. Proprio con la secchezza della cronaca inizia O-norata società, teatro di narrazione alla vecchia maniera che si concede a qualche ingenuità per animarsi, come le luci blu delle sirene, l’elicottero che copre la voce dell’attrice o il recitato sotto la lampadina di celestiniana memoria. Ma la luce è verità, per il Vajont ci vuole verità e allora la Zanco ne usa a iosa. È un valzer di fonti luminose, posizioni, intensità. Ogni fascio, ogni punto luce è una voce, un frammento di cronaca, un pezzo dall’Amleto, un commento popolare o una sentenza.
Quel che accade dopo una tragedia è di fatto un valzer di responsabilità e de-responsa- bilità. Zanco dirige le immagini delle prime pagine (proiettate su uno sfondo non proprio leggibile) e il rock di quella tragedia. Un direttore d’orchestra per il balletto dei numeri e dei processi. Il valzer si fa un difficile fiume di parole, labirinto di spartiti con fatti e coincidenze. Faticoso seguire il dedalo di dimostrazioni e indagini. Così l’attrice ci mette tutta la forza della voce femminile. Aggiunge sound psichedelico al blues delle preghiere. Piega la cronaca al grottesco agitando qualche bandierina e deforma le atmosfere come nei Pescecani di Brecht.
Niente di nuovo, la storia è nota, serve però ridirla (l’intento didattico per le nuove generazioni). Il testo Francesco di Niccolini sottolinea i nomi dei responsabili, aggiunge rabbia a rabbia. Le emozioni non servono, lasciano il nulla all’uscita del teatro. Hanno più forza la verità dei fatti, dei teoremi complottisti e i guadagni di chi all’epoca ha taciuto e insabbiato. Poi ci sono certi assiomi come quello che «nell’onorata società nascono i crimini»: puntine di spillo sulla scorza di burocrati e funzionari. Allora come oggi. S.A.


 Patricia Zanco su dismappa