Verona invasa dalle directioner
Grandi emozioni in Arena
per il pubblico e per la band
LO SHOW. Due ore senza respiro tra musica e videoclip. Curiose le cover scelte, due canzoni pop-punk degli anni Settanta. Gli 1D impressionati dall’anfiteatro scaligero: «Che luogo fantastico per un concerto» Cellulari e tablet dei giovanissimi a tutto gas per immortalare la serata con i propri idoli
Gli over 21 appassionati di musica, usando le parole di Shakespeare, potrebbero commentare: «Much ado about nothing», molto rumore per nulla. O quasi. Dal punto di vista musicale ci sarebbe poco da scrivere, ad ascoltare distrattamente gli One Direction, che ieri sera in Arena hanno richiamato 13mila ragazzine e almeno 10mila persone fuori dall’anfiteatro, genitori compresi. Perché il vero spettacolo, alla fine della serata, non sono solamente i cinque ragazzi britannici, il fenomeno pop degli ultimi due anni, ma le loro fan. È perfino commovente sentirle gridare ogni volta che uno dei cinque si avvicina al bordo del palco e viene un groppo in gola a vederle piangere mentre recitano come un atto di dolore i nomi dei loro idoli (e la parola non l’abbiamo inventata noi, ma una loro fan scatenata che ci ha corretto, con voce seria: «Sono i nostri idoli; scrivi che sono i nostri idoli»). Ma la botta emozionale, ieri sera, devono averla provata anche gli One Direction se durante tutto il concerto hanno speso parole di ammirazione per l’Arena e il colpo d’occhio del pubblico: «Un luogo fantastico! Ma è enorme! ‘Sto posto è incredibile e voi siete le migliori fan del mondo», e ancora: «Senza di voi non saremmo qua. Vi ringraziamo una ad una. Lo show di Verona è forse il migliore che abbiamo mai fatto», e via con i complimenti. In effetti l’ascesa di questa boy band, a guardare il loro concerto, è un vero e proprio miracolo. Niall Horan, Zayn Malik, Liam Payne, Harry Styles, e Louis Tomlinson, a prima vista, infatti, non funzionano molto insieme, nel senso che non ballano bene come i Take That e i Backstreet Boys, e non suonano come i Duran Duran o gli Spandau Ballet. Cantano bene, è vero, o almeno ci provano, in mezzo alle urla e al delirio continuo delle fan. A vederle si capisce uno dei motivi del successo planetario di canzoncine pop come Up all night o Live while we’re young: ognuna delle fan in Arena – e stiamo parlando di un’entità dall’età variabile dai 6 ai 18-20 anni – possiede uno smartphone, un tablet o comunque qualcosa che fa foto e video, e le connette con altre appassionate. Durante il concerto infatti non cessano di cantare, scattare foto, fare video, registrare musica, scrivere sms, mostrare il telefono all’amica o riprenderla mentre canta. Perché l’esperienza 1D non è per niente passiva, rispetto all’abituale fruizione dei concerti pop e rock da parte degli over 30, quelli che in Arena hanno visto o vedranno Deep Purple, Sting, Ennio Morricone, Paul McCartney o Leonard Cohen. Quello che notate in minima parte ai concerti – l’uso di cellulari e tablet – moltiplicatelo per 13mila. A fronte di questa fruizione attiva, c’è il tentativo da parte degli One Direction di proporsi con un certo piglio da «bad boys», ed è per questo che, oltre ai loro brani (inutile che ci proviate: non li sentite programmati a manetta sulle radio; il fenomeno 1D viaggia sul web), hanno proposto due cover emblematiche One way or another dei Blondie di Debbie Harry (1979) ma soprattutto Teenage kicks (’78) del gruppo punk irlandese The Undertones. Se aggiungete che per un loro hit usano un riff dei Clash, ecco tracciate le coordinate da ragazzacci degli 1D. «I sogni degli adolescenti, così duri da abbattere», dice proprio Teenage kicks. Ma quali sogni? Chissà. Per una sera, come “dream”, va bene anche vedere da vicino Niall, Zayn, Liam, Harry e Louis.