20120819-graffitiamorecasadigiuliettaverona Scorci di centro storico

I graffiti d’amore alla Casa di Giulietta


Giulietta, il «Ti amo» dei turisti ora è arte e vale 300 mila euro

Il Comune fa coprire le scritte, Marc Quinn le rivende in galleria

Dalla strada la museo: le scritte dei turisti sui muri di Giulietta diventano opere d'arte(Fotloand)

VERONA — Le firme degli inna­morati nella casa di Giulietta ven­dute come opere d’arte. E non co­me quadri qualsiasi, ma come la­vori dal valore stratosferico «grif­fati » nientemeno che da Marc Quinn. Le frasi d’amore scritte nei mesi scorsi con pennarelli colora­ti dai visitatori del mitico balcone di via Cappello, a Verona, sono sta­te accuratamente prelevate dal gu­ru inglese dell’arte contempora­nea e ora sono a disposizione di musei, galleristi e ricchissimi ap­passionati. Le opere hanno imme­diatamente raggiunto quotazioni da capogiro: una grande tela «di­pinta » dai turisti è in vendita a quasi trecentomila euro. Altre, di dimensioni più piccole, sono già state acquistate per cifre che parto­no dai 24mila euro per un «qua­dro » che misura 80 centimetri di larghezza e 60 centimetri d’altez­za.

Si tratta, per intenderci, di quel­le stesse scritte contro le quali il Comune ha ingaggiato una vera e propria crociata, prima a colpi di pennello e vernice bianca poi, no­tizia di un paio di giorni fa, arri­vando a «murarle». L’assessore al­l’Edilizia pubblica, Vittorio Di Dio, ha infatti chiesto e ottenuto che la produzione del film Letters to Ju­liet regalasse alla città i fondali di cartongesso con i quali aveva rive­stito il porticato della casa di Giu­lietta in occasione delle riprese del film. «L’intenzione – ha annun­ciato Di Dio – è quella di utilizzare i fondali per mantenere il decoro ora ottenuto nell’androne, proteg­gendo le pareti sottostanti dai pen­narelli dei visitatori. E nello stes­so tempo verificare se il fenome­no delle scritte può essere dissua­so offrendo ai turisti la vista di su­perfici perfettamente pulite».

Chissà come reagirà l’assessore scoprendo come proprio quelle scritte, più che banali vandalismi, andrebbero considerate vere e proprie opere d’arte, preziose al punto tale da meritarsi un posto nei più importanti musei del mon­do. Ad accorgersene per primo è stato proprio Marc Quinn. «Nei mesi precedenti all’apertura della mostra l’artista aveva coperto con delle tele bianche le pareti del por­tico di accesso alla casa di Giuliet­ta », ricorda Masha Facchini, la di­rettrice della Byblos di Verona, una delle gallerie più importanti d’Italia e vera artefice dell’arrivo in città della mostra dell’artista londinese, inaugurata il 22 mag­gio proprio in via Cappello. «I visi­tatori – spiega – hanno lasciato i loro pensieri d’amore esattamen­te come in precedenza facevano scrivendo direttamente sul muro. In seguito Marc Quinn ha ritaglia­to quelle tele, scegliendo le parti che gli trasmettevano le sensazio­ni più belle, trasformandole così in opere d’arte».

Lo stesso Marc Quinn ha chia­mato «Love Painting» questa nuo­va forma d’espressione artistica, battezzando ogni quadro con una delle tante frasi impresse dagli in­namorati. Quella chiamata «Scotland uin’s Grand Slam», mi­sura 4 metri e mezzo per 3, ed è esposta proprio all’interno della galleria di Corso Cavour. «È in vendita a 288mila euro – afferma Facchini – mentre altre tele più piccole sono già state acquistate da appassionati, alcuni provenien­ti perfino dal Libano. A disposizio­ne ne abbiamo anche una intitola­ta «Lesley and Brad Forever» che misura due metri per un metro e costa 120mila euro, ma ce ne sono anche di meno impegnative».

Sul fatto che scritte e bigliettini incollati con le gomme da mastica­re sull’androne della casa di Giu­lietta siano effettivamente un’ope­ra d’arte, non ci sono dubbi a det­ta della stessa Facchini. «Sono sta­te realizzate in un luogo mitologi­co – afferma – che negli anni si è trasformato, grazie all’arte di Shakespeare, in una sorta di tem­pio dell’amore. Queste tele sono bellissime: rappresentano una me­ravigliosa performance sponta­nea, nata dalla passione e dall’af­fetto che lega le persone, unite al­la genialità di Marc Quinn». Chissà come la prenderà l’asses­sore Di Dio. Forse, invece di copri­re quelle scritte, il Comune fareb­be meglio a metterle all’asta.

Casa di Giulietta, le scritte tornano
a casa «trasformate» in opera d’arte

REGALO. I foglietti staccati dal muro riproposti come opera firmata

Il Comune li boicotta e Marc Quinn ne fa quadri da vendere: uno è stato donato dal creatore e ora sarà esposto in via Cappello

Zoom Foto
Marc Quinn alla Casa di Giulietta davanti al Love Painting che ha donato alla città FOTO MARCHIORI

C’era una volta un contadino che aveva uno splendido giardino, nel quale coltivava ogni specie di alberi da frutta. Ciascuna stagione aveva la sua delizia: mele, pere, ciliegie, albicocche, prugne, susine, noci, mandorle, fichi… Nulla mancava in quel piccolo Eden. L’unico cruccio per l’agricoltore era un roveto, proprio all’ingresso. Germogliava selvatico e disordinato, resistendo a qualsivoglia tentativo di impedirne la crescita. A nulla erano servite le reiterate potature e anche i diserbanti avevano fallito. Imperterrito, seguendo la propria natura, continuava a spingere i suoi serpentini rami spinosi ovunque, andando a ricoprire i muri a secco, allungandosi verso l’alto e invadendo persino la strada.
Un giorno passò di lì un inglese. Guardò con compiacente cortesia i filari perfettamente ordinati delle piante, studiò con noncelata ammirazione i sistemi di sicurezza per impedire il furto dei frutti maturi, ma rimase affascinato soprattutto dal caos magmatico e pungente del prunaio. Chiese al contadino se poteva occuparsene per un po’ lui. Costui, al quale non sembrava vero di cavarsela di quell’intrigo di fastidiose ramaglie, gli disse che se voleva era tutto suo.
Trascorse del tempo, un colpo di forbice qui, una spuntatina là, una ripulitura in basso, e il roveto cominciò a produrre delle belle, grosse e succose more, che l’inglese iniziò a vendere a prezzi che mai il contadino aveva spuntato per tutti gli altri frutti. Non solo, un bel mattino, si presentò a casa del villico con un cestino pieno delle preziose more. «Questo è un dono per te», gli disse, di fronte a tutti gli amici che il coltivatore aveva convocato per l’occasione per far festa al visitatore, «perché mi hai fatto venire l’ispirazione di far prosperare questo bendidio. Io continuerò a coltivare e vendere more, ma ti prometto che a tutti dirò che l’idea mi è nata qui, nella tua campagna».
Questo lungo apologo ci sembra il modo migliore per commentare il «dono» che l’artista inglese Marc Quinn ha fatto ieri mattina al Comune di uno dei «suoi» Love Painting. Un quadro, ora appeso sulla parete di fondo della stanza al primo piano della Casa di Giulietta, quella da cui ci si affaccia al balcone per intendersi, realizzato montando su un telaio una «tela» che Quinn aveva appoggiato ai pannelli che proteggono i muri di mattoni del volto d’ingresso al cortile e sulla quale, come avviene da decenni secondo un rito irrefrenabile i visitatori hanno lasciato scritte o appiccicato biglietti con ogni sorta di adesivo, perfino il chewing-gum, contenenti dichiarazioni e giuramenti di amore eterno. Un’opera «collettiva», di fatto, nata dai ribollenti grafismi spontanei che sempre hanno caratterizzato l’accesso alla mitica dimora dei Capuleti e che l’artista (e anche un po’ mercante) ha fatto propria firmandola sul retro, separando quindi la propria sigla attestante la proprietà intellettuale dalle firme di decine e decine di esibizionisti della passione amorosa ora immortalati sulla parte visibile.
«Grazie alla genialità di un artista come Marc Quinn, uno dei principali protagonisti della scena artistica internazionale», ha detto il sindaco Flavio Tosi accettando, con l’assessore Erminia Perbellini, il dono, «la tradizione legata alla leggenda shakespeariana e alla casa di Giulietta è diventata un’opera d’arte famosa in tutto il mondo, che contribuirà a rendere la nostra città ancora più internazionale».
Bisogna riconoscere, come il sindaco, che Quinn è stato davvero geniale, appropriandosi di un frutto spontaneo, per restare nella metafora arboricola iniziale, per trasformarlo in una serie di opere che ora saranno vendute a tutti i principali musei del mondo o finiranno nelle più importanti collezioni private. E geniale è anche il gesto di restituirne una al luogo da cui le ha prese tutte, mettendosi per tal via al riparo da ogni critica locale. Anzi raccogliendo addirittura il plauso dei veronesi.
Ora il Love Painting verrà congelato. Sarà protetto da un pannello di plexiglass che impedirà ai patiti del graffito di aggiungere sulla sua superficie nuove impronte. Immobile nella sua eternità (?) diventa un falso vero, mentre fuori l’involontaria arte spontanea delle mille mani diverse continua e continuerà a creare un vero emblema universale dell’amore che non conosce limiti.
E c’è da sperare che, sulla scia di Quinn, ci sia qualcuno tra chi ha le redini del potere in città che ne comprenda almeno il valore di – per usare una parola in voga – merchandising. In veronese, marcà.


1 commento on I graffiti d’amore alla Casa di Giulietta

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