La Biblioteca Civica organizza la presentazione del volume Tullio Serafin, il custode del bel canto di Nicla Sguotti. Interverranno il Maestro Gianfranco De Bosio e la Prof.ssa Laura Och, Vicedirettrice del Conservatorio di Verona. Tullio Serafin, il custode del bel canto ripercorre la carriera di Tullio Serafin, considerato uno dei più grandi maestri concertatori del repertorio operistico italiano. La sua biografia artistica, qui ricostruita con la cronologia completa delle direzioni, appare ancor più straordinaria se analizzata alla luce degli scritti inediti contenuti in questo saggio. Si tratta per la maggior parte di lettere di musicisti che scrivono a Serafin per accordarsi sull’esecuzione di nuove opere o chiedono l’inserimento di propri lavori nei cartelloni dei teatri in cui egli dirige. Particolare pregio hanno gli scritti di Franco Alfano, Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, Gino Marinuzzi, Pietro Mascagni, Italo Montemezzi, Ildebrando Pizzetti, Richard Strauss ed Ermanno Wolf Ferrari. Vi sono anche lettere che arrivarono a Serafin da personaggi illustri della cultura, come Gabriele D’Annunzio, e da istituzioni che gli conferiscono onorificenze. Di notevole interesse sono anche le due lettere indirizzate al maestro da Maria Callas, molto legata a Serafin, che la fece debuttare in Italia, aprendole di fatto le porte della celebrità. Incontri e conferenze

Tullio Serafin, il custode del bel canto


Bibliotecca Civica di Verona, Sala Farinati
Venerdì 24 aprile, ore 17.00

sguottiLa Biblioteca Civica organizza la presentazione del volume

Tullio Serafin, il custode del bel canto
di Nicla Sguotti.

Interverranno il Maestro Gianfranco De Bosio e la Prof.ssa Laura Och, Vicedirettrice del Conservatorio di Verona.

Tullio Serafin, il custode del bel canto ripercorre la carriera di Tullio Serafin, considerato uno dei più grandi maestri concertatori del repertorio operistico italiano.
La sua biografia artistica, qui ricostruita con la cronologia completa delle direzioni, appare ancor più straordinaria se analizzata alla luce degli scritti inediti contenuti in questo saggio. Si tratta per la maggior parte di lettere di musicisti che scrivono a Serafin per accordarsi sull’esecuzione di nuove opere o chiedono l’inserimento di propri lavori nei cartelloni dei teatri in cui egli dirige. Particolare pregio hanno gli scritti di Franco Alfano, Alfredo Casella, Gian Francesco Malipiero, Gino Marinuzzi, Pietro Mascagni, Italo Montemezzi, Ildebrando Pizzetti, Richard Strauss ed Ermanno Wolf Ferrari. Vi sono anche lettere che arrivarono a Serafin da personaggi illustri della cultura, come Gabriele D’Annunzio, e da istituzioni che gli conferiscono onorificenze. Di notevole interesse sono anche le due lettere indirizzate al maestro da Maria Callas, molto legata a Serafin, che la fece debuttare in Italia, aprendole di fatto le porte della celebrità.
Nel libro è contenuto anche un estratto dell’intervista, raccolta dall’autrice a Bussetto nel febbraio 2009, a Carlo Bergonzi, che più volte si trovò a collaborare con Serafin e al quale era particolarmente legato. La premessa dell’opera è stata realizzata con la collaborazione del maestro Nello Santi, che ha testimoniato la propria stima per Serafin e la sua arte di concertatore.

Nicla Sguotti risiede da sempre a Rottanova di Cavarzere, paese natale di Tullio Serafin. Si è laureata con il massimo dei voti in Lettere, indirizzo Storia della musica moderna e contemporanea, all’Università di Padova presentando una tesi sul celebre direttore d’orchestra, dalla quale ha preso vita il saggio Tullio Serafin, il custode del bel canto. Collabora con associazioni ed enti culturali, quali il Circolo Amici del maestro Tullio Serafin e l’Associazione Concetto Armonico, in qualità di musicologa, ed ha al suo attivo diverse importanti collaborazioni con musicisti e artisti di fama internazionale, nonché la presentazione di eventi musicali in luoghi prestigiosi, tra i quali la Basilica Papale di San Francesco ad Assisi, la Pontificia Chiesa di Sant’Anna in Vaticano e il Teatro Olimpico di Vicenza. Ha curato la presentazione e l’ufficio stampa di varie manifestazioni musicali in Veneto e in Italia, nel cui ambito ha avuto l’onore di collaborare con artisti quali I Solisti Veneti, l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestra e il Coro di Vicenza diretti dal maestro Giuliano Fracasso, Raina Kabaivanska, Katia Ricciarelli, Pippo Baudo, Simona Marchini, Daniela Dessì, Fabio Armiliato, Maria Dragoni, Sara Mingardo, Frate Alessandro Brustenghi, Norman Shetler e altri apprezzati artisti.
È anche giornalista pubblicista, iscritta all’Ordine nazionale dei giornalisti, e scrive per diverse testate venete.

TULLIO SERAFIN – IL CUSTODE DEL BEL CANTO

Essendomi occupata di uno dei più grandi direttori della storia della musica internazionale e apprestandomi, finalmente, alla pubblicazione di quanto scritto, nella mia mente è sorto in un preciso momento un interrogativo: a chi affidare la prefazione del mio libro? Uno il nome che subito si è materializzato nei miei pensieri, infiniti i motivi che hanno contribuito a farmi pensare proprio a lui.

Il concretizzarsi nella mia mente di quel nome è stato così istantaneo che mi chiedo se tutto ciò possa essere casuale o se non sia, piuttosto, frutto di un chiaro disegno che, fin dall’inizio di questa mia avventura, era già scritto a inchiostro indelebile. La materia trattata – ossia la vita, la carriera e l’animo di un grande concertatore – mi ha senza dubbio indirizzata verso la scelta, o meglio in direzione di quello che allora sembrava solo il vago desiderio di una giovane musicologa che, tra fatiche e tante attese, si sentiva ormai vicina alla bramata pubblicazione del suo lavoro.

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Ne parlai alle persone più vicine, facendo ipotesi su come poter raggiungere “il prescelto”, nessun piano concreto ma tutti mi incoraggiavano a tentare, dicendomi che quella era davvero la persona giusta cui affidare l’incipit di un libro su Tullio Serafin. Consono lo stile a quello del maestro protagonista di quest’opera, un vero umile pur nella sua grandezza; all’unisono con Serafin la spontaneità e la capacità di mettere a proprio agio l’interlocutore; sconvolgente la somiglianza con certe descrizioni che di Serafin ha fatto chi lo ha intervistato negli ultimi anni di carriera e, anche e soprattutto, quelle comuni origini venete, polesane per la precisione, che tanto, ogni giorno di più, mi fanno sentire orgogliosa di essere nata in questa terra, ieri come oggi non facile da abitare ma fonte di ispirazione infinita per chi la ama davvero. Tra i pochissimi ai quali ho sempre confidato ogni piccolo passo verso la pubblicazione del mio libro, qualcuno ha fortunatamente più tenacia di me ed è grazie a lui se posso dire che la mia premessa oggi si concretizza con il contributo del grande Nello Santi. Un segno di continuità, tra un’epoca fatta di grandi passioni e rappresentazioni passate alla storia, quella che visse Serafin, e un’altra, quella vissuta dal maestro Santi, che ci ha mostrato, ancora una volta, quali vette supreme sia capace di raggiungere l’arte di un direttore d’orchestra, di quelli veri e capaci di stupire per la loro limpida e assoluta grandezza.

E così oggi, insieme ad Andrea Castello, presidente dell’Associazione culturale “Concetto Armonico” e mio caro amico, sono a Zurigo, all’Opernhaus, dove Nello Santi ci ha donato un po’ del suo tempo, insieme ad alcuni preziosi ricordi di vita. «Ho incontrato Serafin nel luglio del ’53 – racconta il maestro Santi – ero a Verona il giorno in cui hanno ricordato il primo anno di anniversario della morte di Evita Peron, c’erano tutti – Del Monaco, Tebaldi, Serafin e altri – nella chiesa di San Nicolò, dove si svolse una cerimonia di commemorazione. Serafin me lo presentò Giovanni Inghilleri, il mio primo Iago nel ’52, mi ricevette all’Hotel Accademia dove risiedeva, ricordo una persona cordialissima, fiera delle sue origini venete, di Rottanova precisamente, mi diede alcuni consigli per la carriera che, allora giovane direttore, mi apprestavo a iniziare».

I ricordi e le considerazioni si susseguono e la conversazione scorre, liscia e piacevole, regalando spunti per questa premessa ma soprattutto una lezione di vita, di quelle che rimangono impresse e che vorresti trasmettere a chiunque ti trovi di fronte. «Tullio Serafin – prosegue il maestro – ci ha insegnato che le buone cose si possono fare ovunque: è andato in Arena con un violino e una tromba per sentire l’acustica e ha creato il Festival Areniano. È stato chiamato a Roma, nel ’34, per fare del Teatro dell’Opera “il più grande teatro del mondo” e lui, avvalendosi della collaborazione di alcuni dei più grandi artisti del tempo, portò il teatro romano a dei livelli supremi. Questi risultati sono stati frutto di un metodo di lavoro preciso, che tendeva alla perfezione ed esigeva il massimo impegno da parte di ciascuna persona coinvolta. Mi hanno raccontato che, quando diresse La walkiria nel ’38, durante la scena della spada nell’albero non si è visto nulla perché mancò la luce sulla spada. Il giorno dopo, Serafin andò in teatro e chiese chi fosse in servizio alle luci la sera precedente, lo chiamò nel suo ufficio e gli disse che poteva passare all’economato, licenziato. È così che si fa “il più grande teatro del mondo”, oggi se dessero questo compito, l’unico modo di portarlo a termine sarebbe quello di chiamare un architetto che, materialmente, costruisca il più grande teatro del mondo per dimensioni. Ai nostri giorni manca la sincerità, che si può abbinare con l’umiltà, ognuno crede di essere il migliore di sempre e, con la fortuna che abbiamo ad avere delle registrazioni degli ultimi cinquanta-cento anni che sono dei capolavori, nessuno si mette in ascolto. C’è tutto da imparare da quelle registrazioni, da imparare in ginocchio».

Il maestro Santi dimostra di avere molto a cuore la preziosità delle registrazioni dei grandi del passato, un argomento sul quale ritorna più volte, precisando i motivi della loro importanza. «Una volta non si poteva tagliare – afferma – quando si aveva fatto l’incisione, quella rimaneva, in quei quattro minuti e mezzo dei 78 giri è contenuta la verità della verità, con errori, cose che non c’entrano e sono lì a testimoniare vita vissuta. Si facevano prima quattromila prove e tutto era perfetto, poi magari la paura aveva la meglio, anche perché in quei tempi si agitavano avendo davanti un microfono. Questa è la verità, una verità scandalosa ma pur sempre verità, se si pensa a quello che sono riusciti a fare con gli strumenti che hanno avuto a disposizione non rimane altro che rimanere in silenzio e ascoltare».

Nell’Olimpo dei grandi direttori, che hanno dato origine a registrazioni memorabili, Nello Santi include a pieno titolo Tullio Serafin. «Diceva Toscanini: “Se dirige ‘il vecchio’ possiamo star tranquilli”, parlando di Serafin, che tra l’alto era più giovane di lui – prosegue il maestro Santi – Serafin interrompeva i cantanti, insegnava loro come fare, faceva ripetere senza timore di baruffe, le discussioni ci devono essere e non si possono fare prove di due settimane per allestire un’opera, Toscanini e Serafin facevano quattro mesi di prove. Quando ero giovane pensavo che fossero troppe le prove da fare, invece sono necessarie perché sennò la gente non si imprime nella testa le pause e i principi interpretativi. Serafin era molto ligio nelle cose, per tutto Bellini è un punto di riferimento e non è un caso che sia stato lui a insegnare alla Callas a cantare, Serafin l’ha scoperta e l’ha fatta emergere. Il mio primo disco l’ho fatto con un’altra interprete scoperta da Serafin, John Sutherland, ma citare questa coppia di nomi illustri è solo ricordare in minima parte quello che egli fece».

Il modo migliore per concludere questa premessa, concretizzatasi nella straordinaria giornata di oggi, che mi ha portata prima a prendere un caffè in compagnia del grande Nello Santi e poi a sentirlo dirigere Andrea Chenier, sono senza dubbio le parole del maestro, non dirette a me, ma ai giovani direttori d’orchestra nonché ai lettori di questo libro. Credo che possano essere, per tutti, un prezioso insegnamento, certamente in grado di dare spunti per il proprio percorso professionale, ma soprattutto portatrici di quel rinnovamento indispensabile all’Arte, che può giungere solo dallo studio del passato, un passato talmente glorioso che custodirlo e valorizzarlo dovrebbe essere la missione primaria per ciascuno di noi.

A voi, quindi, le parole del maestro Nello Santi.

«Ai giovani direttori d’orchestra consiglio di andare con umiltà nei teatri ad ascoltare quello che fanno gli altri, dopo faranno sicuramente meglio. Oggi i maestri sono tutti quanti dei divi, tutti sono convinti di aver trovato la quadratura del cerchio. Non hanno nessuna idea e vogliono che i cantanti solfeggino ma il cantante non deve solfeggiare, deve saper la musica, rispettare il ritmo e soprattutto essere capace di esprimere qualcosa. Questo libro traccia, con interessanti documenti inediti, la figura di Tullio Serafin. Ai lettori mi sento di consigliare di accostarsi ad esso con spirito molto umile e con curiosità, di leggerlo con un’umiltà curiosa di conoscere le cose straordinarie che Serafin è riuscito a fare»

Nicla Sguotti, Zurigo, 12 aprile 2014 http://www.niclasguotti.it/tullio-serafin.html

Tullio Serafin

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Serafin (a sin.) con Adriano Lualdi

Tullio Serafin (Rottanova di Cavarzere, 1º settembre 1878 – Roma, 2 febbraio 1968) è stato un direttore d’orchestra italiano, fra i più celebri del suo tempo.

Biografia

Nacque a Rottanova di Cavarzere (Venezia) e a 11 anni si trasferì a Milano per studiare al Conservatorio Giuseppe Verdi (Milano) viola (diplomato nel 1898), contrappunto e composizione (1900). Sempre nella città meneghina suonò laviola ed il violino nell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano diretta da Arturo Toscanini, divenendone poi il vice. A meno di vent’anni debuttò come direttore ne L’elisir d’amore con lo pseudonimo di Alfio Sulterni.

Nel 1903 debuttò senza pseudonimo al Teatro comunale di Ferrara dirigendo Aida e Germania (opera) di Franchetti.

Al Gran Teatro La Fenice di Venezia nel dicembre 1906 dirige La damnation de Faust e nel gennaio 1907 Adriana LecouvreurPane altrui di Giacomo Orefice e Carmen ed in febbraio Jana di Renato Virgilio.

Nel 1909 nel Teatro Regio di Torino diresse la ripresa di “La Gioconda” e la première di “Héllera” di Italo Montemezzi.

Quando Toscanini decise di trasferirsi a New York, prese il suo posto come direttore musicale della Scala. Mantenne questo incarico dal 1910 al 1918, con un intervallo fra il 1914 e il 1917 durante la prima guerra mondiale. Nel 1911 diresse Il cavaliere della rosa, la prima assoluta di Fior di Neve di Lorenzo Filiasi, Arianna e Barbablù di Paul Dukas, Figli di re di Engelbert Humperdinck, nel 1912 diresse la première di “La fanciulla di Pskov” e La boiarda Vera Šeloga di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov, Feuersnot di Richard Strauss, Lohengrin (opera), la prima rappresentazione di “La fanciulla del West” con Giovanni Martinelli, la prima rappresentazione contemporanea di “Isabeau” di Pietro Mascagni e La habanera di Raoul Laparra e nel 1913 Carmen (opera), nel 1918 Moïse et Pharaon e La nave di Italo Montemezzi. Tornò poi brevemente dal 1946 al 1947.

È Tullio Serafin con una storica Aida ad inaugurare il Festival lirico nell’Arena di Verona nel 1913 con Giovanni Zenatello.

Nel 1914 diresse la première nel Teatro Colón di Buenos Aires di “Sueño de Alma” di Carlos López Buchardo con Giuseppe De Luca.

Nel 1920 diresse la ripresa nel Teatro Regio di Parma di “Lohengrin”.

Nel 1921 diresse la première nel Teatro Comunale di Bologna di “La leggenda di Sakùntala” di Franco Alfano.

Nel 1922 diresse la ripresa nel Teatro Regio di Torino di “I puritani” con Ezio Pinza e Pagliacci nella prima rappresentazione nell’Arena di Verona con Zenatello.

Nel 1923 diresse la ripresa nel Teatro Gaetano Donizetti di Bergamo di “Aida”.

Successivamente entrò nello staff del Metropolitan Opera House di New York nel novembre 1924 debuttando con Aida con Giovanni Martinelli e vi rimase per oltre dieci anni e 683 rappresentazioni fino all’aprile 1934, dopo di che venne nominato Direttore artistico del Teatro dell’Opera di Roma. Sempre in novembre al Metropolitan Opera House dirige Tosca (opera), La Gioconda con Beniamino Gigli, Andrea Chénier, Mefistofele (opera) con Fëdor Ivanovič Šaljapin, Rigoletto con De Luca, Madama Butterfly, in dicembre L’africana con Rosa Ponselle, nel gennaio 1925 Falstaff (Verdi), in febbraio La traviata con Amelita Galli-Curci e Giacomo Lauri-Volpi, Giovanni Gallurese di Montemezzi ed il Requiem (Verdi), in marzo Petruška (balletto), in novembre La Vestale (Spontini) con la Ponselle, nel gennaio 1926 La cena delle beffe di Umberto Giordano con Titta Ruffo, nel marzo La vida breve e Le rossignol, in aprile Lucia di Lammermoor ed Il trovatore con Martinelli e la Ponselle, in novembre Martha (opera) eTurandot, in dicembre L’amore dei tre re con la Ponselle e Gigli, nel febbraio 1927 la prima assoluta di The King’s Henchman di Deems Taylor, in marzo La Giara di Alfredo Casella, in novembre Norma (opera) con la Ponselle, in dicembre Manon Lescaut, nel febbraio 1928 Madonna Imperia di Franco Alfano e Sigfrido (opera), in novembre La campana sommersa di Ottorino Respighi, nel marzo 1929 Fra Gherardo di Ildebrando Pizzetti, in novembre Don Giovanni (opera), in dicembre Luisa Miller con la Ponselle, nel gennaio 1930 Sadko (opera), in marzo L’elisir d’amore, in aprile Parsifal (opera) con Lauritz Melchior, in maggio La fanciulla del West, in novembre La forza del destinocon la Ponselle e La fiera di Soročynci (opera), nel febbraio 1931 la prima assoluta di Peter Ibbetson di Deems Taylor, in marzo Guglielmo Tell (opera), in dicembre La notte di Zoraima di Montemezzi con la Ponselle, nel gennaio 1932 Simon Boccanegra, in marzo La sonnambula con Lily Pons, in dicembre Il signor Bruschino, nel gennaio 1933la prima assoluta di The Emperor Jones di Louis Gruenberg, nel febbraio 1934 la World Stage Premiere di Merry Mount di Howard Hanson ed infine nel marzo Linda di Chamounix.

Nel 1930 diresse un concerto a Venezia per La Fenice con Mafalda Favero e Paul Hindemith alla viola.

Al Teatro dell’Opera di Roma diresse nel 1934 Otello con Claudia Muzio, nel 1935 la ripresa di “La favorita” con Gigli, La traviata, Norma, le prime rappresentazioni di “L’italiana in Algeri” e di “Il pirata” con Gigli, nel 1936 la ripresa di Lohengrin (opera) con Ebe Stignani, Gigli e Giuseppe Taddei e di “Un ballo in maschera”, nel 1937 Tosca con Stella Roman, nel 1938 di Il crepuscolo degli dei e di “La figlia del re” di Adriano Lualdi, nel 1939 di La Valchiria, la première di “Monte Ivnòr” di Lodovico Rocca con Iris Adami Corradetti, Gino Bechi e Tito Gobbi, la première di “Antiche danze ed arie” di Aurelio Milloss, su musiche di Ottorino Respighi, la prima rappresentazione di “Il finto Arlecchino” di Gian Francesco Malipiero con Gobbi, la ripresa di Salomè (opera) con Bechi e Taddei, di Ernani e di “La sonnambula”, la prima rappresentazione nelle Terme di Caracalla di “La forza del destino”, la ripresa di Hänsel e Gretel (opera) e di “La giara” di Alfredo Casella, nel 1940 la ripresa di “Norma” con la Stignani e di “La sagra della primavera”, nel 1942 la ripresa di Orseolo di Ildebrando Pizzetti, di Carmen con Gigli e di “La buona figliuola” di Niccolò Piccinni, nel 1943 di L’oro del Reno, di Rigoletto con Giacomo Lauri-Volpi, la première di “L’isola del sole” di Roffredo Caetani e la prima rappresentazione di “L’incoronazione di Poppea” e nel 1949 Parsifal con Cesare Siepi e Maria Callas.

Nel 1935 diresse la prima rappresentazione nel Teatro Comunale «Vittorio Emanuele II» di Firenze di “Un ballo in maschera” con Gina Cigna e Lauri-Volpi.

Nel 1936 diresse ancora l’Aida nell’Arena di Verona con Maria Caniglia.

Nel 1939 nel Festspielhaus di Salisburgo diresse la ripresa di Falstaff e di “Il barbiere di Siviglia” con Ezio Pinza.

Nel 1945 diresse la prima rappresentazione nel Teatro Verdi (Firenze) di “Aida” con Fedora Barbieri.

Nel 1946 diresse l’inaugurazione del ricostruito Teatro alla Scala di Milano con la ripresa di “Nabucco” con la Barbieri, Bechi e Siepi e La Cenerentola, nel 1947 La damnation de Faust, Andrea Chénier, La traviata e Peter Grimes.

Al Teatro La Fenice nel 1946 diresse Boris Godunov con Italo Tajo e Nicola Rossi-Lemeni, nel 1947 Falstaff con la Barbieri e Tristano e Isotta (opera) con Boris Christov e la Callas, nel 1948 La traviata con Renata Tebaldi, Louise (Luisa) e Carmen con Giulietta Simionato e Mario Del Monaco e nel 1949 La Valchiria con la Callas ed I puritani con Christoff e la Callas.

Nel 1947 diresse La Gioconda nell’Arena di Verona con la Callas (nella sua prima apparizione in un teatro fuori dalla Grecia), Richard Tucker, Elena Nicolai, Rossi-Lemeni eCarlo Tagliabue.

Nel 1948 diresse la prima rappresentazione nel Teatro Lirico di Torino di “Aida” con Maria Callas.

Nel 1950 diresse la prima rappresentazione nel Teatro Comunale di Firenze di “Don Carlo” con Maria Caniglia, la Stignani e Christoff.

Nell’Arena di Verona diresse l’Aida nel 1953 con la Callas e Mario Del Monaco, nel 1958 con la Barbieri, Leontyne Price e Carlo Bergonzi ed infine nel 1963 con la Simionato, Gabriella Tucci e Bonaldo Giaiotti dopo 50 anni dall’inaugurazione del Festival lirico veronese.

Nel 1954 diresse la ripresa nel Teatro Comunale di Firenze di “Nabucco” con Anita Cerquetti, Gobbi e Christoff.

All’Opera di Chicago nel 1955 diresse Aida con Doro Antonioli, Astrid Varnay e la Tebaldi, La bohème con Giuseppe Di Stefano, Rossi-Lemeni e la Tebaldi e Faust con Jussi Björling e Rossi-Lemeni, nel 1957 Otello (Verdi) con Del Monaco e la Tebaldi, Manon Lescaut con Björling e la Tebaldi, La Gioconda con Richard Tucker e la Simionato ed Adriana Lecouvreur con la Tebaldi, Di Stefano e la Simionato e nel 1958 Falstaff con la Tebaldi, la Simionato ed Anna Moffo, Turandot con la Moffo, Di Stefano e Birgit Nilsson, Gianni Schicchi, Pagliacci e La traviata con Ettore Bastianini.

Nel 1957 diresse la ripresa radiofonica nell’Auditorium Rai del Foro Italico di Roma di “Lucia di Lammermoor” con la Callas e Rolando Panerai e la première nel Teatro di San Carlo di Napoli di “Vivì” di Franco Mannino.

Al Teatro La Fenice torna nel 1957 con Boris Godunov con Rossi-Lemeni ed I due Foscari con Leyla Gencer, nel 1958 Vergilii Aeneis di Malipiero, nel 1959 Falstaff con la Moffo e la Barbieri e La bohème con la Moffo ed infine nel 1960 Nabucco con Aldo Protti.

Al Royal Opera House di Londra con Joan Sutherland diresse nel 1959 Lucia di Lammermoor e nel 1960 La sonnambula.

Al Wiener Staatsoper nel 1962 diresse Otello, Cavalleria rusticana, La bohème con Wilma Lipp, Pagliacci, Rigoletto ed Un ballo in maschera.

Nel corso della sua lunga carriera incise con cantanti lirici di successo come Rosa Ponselle e Joan Sutherland e con le stesse Callas e Renata Tebaldi. Diresse l’orchestra dell’Opera di Roma nell’incisione dell’Otello con il tenore Jon Vickers nel 1960. Serafin ampliò sempre il suo repertorio dirigendo le prime rappresentazioni di opere di compositori contemporanei come Alban Berg, Paul Dukas, e Benjamin Britten.

Diresse anche nuove opere di importanti compositori italiani e americani come Franco Alfano, Italo Montemezzi, Deems Taylor e Howard Hanson.

Lapide commemorativa dedicata al Maestro Tullio Serafin posta su un edificio di Rottanova, frazione diCavarzere.

Nella sua lunga carriera Tullio Serafin sviluppò un vastissimo repertorio operistico, comprendente 243 opere liriche, spaziando daBellini, Rossini e Donizetti fino a compositori del XX secolo. Egli godette anche della reputazione di talent scout delle più giovani e promettenti voci della lirica del tempo. La sua maggiore scoperta fu senz’altro quella della cantante greca Maria Callas, sebbene amasse ripetere che gli unici fuoriclasse che avesse conosciuto erano Rosa Ponselle, Enrico Caruso e Titta Ruffo. Altre sue scoperte sono state Antonietta Stella e Nicola Rossi-Lemeni. Fu Serafin a riportare alla luce, nel XX secolo, un’opera come la Norma, diVincenzo Bellini, dopo averla fatta studiare per due anni a Rosa Ponselle.

Molte delle opere da lui dirette sono state trasmesse alla radio nell’epoca d’oro di questo media – gli anni trenta e quaranta – e il suo impegno in questo senso è testimoniato dalla partecipazione, come interprete di sé stesso, nel film del 1940 diretto da Giacomo Gentilomo e dedicato alla EIAR Ecco la radio!.

Dopo una carriera durata ben sei decenni (diresse sia Enrico Caruso sia Luciano Pavarotti), morì a Roma nel 1968. Una lunga carriera; lunga quasi quanto a quella del sommo maestro Arturo Toscanini.

CD parziale

  • Bellini, Norma – Maria Callas/Franco Corelli/Coro E Orchestra Del Teatro alla Scala/Christa Ludwig/Tullio Serafin/Nicola Zaccaria, EMI
  • Bellini, I Puritani – Maria Callas/Giuseppe di Stefano/Tullio Serafin, 1953 EMI
  • Donizetti, Lucia di Lammermoor – Coro del Maggio Musicale Fiorentino/Giuseppe di Stefano/Maria Callas/Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino/Tito Gobbi/Tullio Serafin, 1954 EMI
  • Puccini, La Bohème – Serafin/Tebaldi/Bergonzi/Bastianinni/Siepi, 1959 Decca
  • Puccini, Madama Butterfly – Serafin/Tebaldi/Bergonzi/Cossotto/Flagello, 1958 Decca
  • Puccini, Manon Lescaut – Maria Callas/Franco Calabrese/Coro del Teatro alla Scala di Milano/Fiorenza Cossotto/Giuseppe di Stefano/Giulio Fioravanti/Dino Formichini/Carlo Forti/Giuseppe Morresi/Orchestra del Teatro alla Scala Di Milano/Franco Ricciardi/Tullio Serafin/Vito Tatone/Franco Ventriglia, 1959 Warner/EMI
  • Puccini, Arias – Maria Callas/Philharmonia Orchestra/Tullio Serafin, EMI
  • Verdi, Il Trovatore – Orchestra del Teatro alla Scala di Milano/Tullio Serafin/Antonietta Stella/Ettore Bastianini/Carlo Bergonzi/Fiorenza Cossotto, Deutsche Grammophon
  • Verdi, Rigoletto – Maria Callas/Tito Gobbi/Orchestra Del Teatro alla Scala Di Milano/Tullio Serafin, 1956 Warner/EMI
  • Verdi, La forza del destino – Tullio Serafin/Maria Callas/Richard Tucker, EMI
  • Verdi, Aida – Tullio Serafin/Beniamino Gigli/Maria Caniglia/Ebe Stignani/Italo Tajo, EMI
  • Verdi, La Traviata – Victoria De Los Angeles/Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma/Tullio Serafin, 1960 EMI
  • Verdi, Requiem – Tullio Serafin/Beniamino Gigli/Ebe Stignani, EMI
  • Callas, Lyric and Coloratura Arias – Maria Callas/Philharmonia Orchestra/Tullio Serafin, EMI
  • Callas at la Scala – Coro del Teatro alla Scala di Milano/Maria Callas/Orchestra del Teatro alla Scala di Milano/Tullio Serafin, EMI
  • Callas: I Pagliacci, Cavalleria – Mascagni & Leoncavallo – Anna Maria Canali/Coro del Teatro alla Scala di Milano/Ebe Ticozzi/Giuseppe di Stefano/Maria Callas/Nicola Monti/Orchestra del Teatro alla Scala di Milano/Rolando Panerai/Tito Gobbi/Tullio Serafin, Warner

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