Concerto di Suzanne Vega a Villa Venier con Doug Yowell alla batteria e Gerry Leonard alla chitarra per Verona Folk Fuori mura

Suzanne Vega in concerto a Villa Venier


Villa Venier, Sommacampagna (Verona)
Venerdi’ 18 luglio 2014, ore 21,30

Tra pop acustico e folk elegante, dopo un silenzio di sette anni, Suzanne Vega, la regina del cantautorato suonera’ sul palco di Villa Venier in esclusiva per il nord Italia – terzo appuntamento della decima edizione della rassegna Verona folk.

Vedi anche

Concerto Suzanne Vega: applausi, foto e video

Dopo un silenzio durato 7 anni Suzanne Vega suonerà per la rassegna Verona Folk in esclusiva per il Nord Italia, un appuntamento impedibile dove la cantautrice americana presenterà il suo nuovo disco “Tales from the realm of the queen of pentacles”, uscito nello scorso febbraio ed accolto con grande favore dalla critica specializzata e dai tanti fan sparsi in tutto il mondo.

Biglietto unico: 25 euro, in prevendita da Verona Box Office e sui circuiti Ticketone e Geticket. Informazioni al numero 045 8011154. Disabile + Accompagnatore: 1 intero + 1 Gratuito.
Il concerto è organizzato da Box Office Live, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Verona e del Comune di Sommacampagna.

BIOGRAFIA

Tra le cantautrici più prolifiche della musica, Suzanne Vega si affaccia alla discografia nel 1985, con l’omonimo album subito ben accolto dalla critica musicale. Nel 1987 esce Solitude Standing, disco che raggiunge la N.2 della UK Album Chart, e che contiene il famosissimo singolo Luka. Cambio di stile nel 1990 con Days Of Open Hand, un disco più maturo, sperimentale e profondo, che si aggiudica un Grammy nella categoria Best Package, raggiungendo la settima posizione nelle classifiche di vendita inglesi. Due anni dopo è la volta di 99.9F°, una miscela eclettica di folk, dance ed industrial. Nel 1996 esce Nine Objects Of Desire, semplice ed essenziale. Songs In Red And Grey (2001) parla del suo divorzio dal marito e produttore discografico Mitchell Froom, nel 2003 esce Retrospective, The Best Of Suzanne Vega e nel 2006 Beauty&Crime, prodotto da Jimmy Hogart che, per questo lavoro, ha vinto un Grammy come “best engineered album, non classical”.

IL NUOVO DISCO

Nell’ultimo anno la grande Suzanne Vega ha confezionato una nuova stupenda collezione di canzoni che condurranno chi ascolta attraverso un viaggio sonoro tra le sue diverse influenze. Dopo sette anni di silenzio “Tales From The Realm of the Queen of Pentacles”, uscito il 4 febbraio per Cooking Vinyl, è il nuovo ed atteso album di studio: dieci nuove canzoni ispirate al mondo materiale e spirituale. Suzanne ha passato gli ultimi anni scrivendo e registrando queste gemme in tour, tra Chicago, Londra, Praga, LA, New York e Kyserike Station, una vecchia stazione ferroviaria a nord dello stato di New York.
“Molti dei miei vecchi dischi, soprattutto il secondo, – ha dichiarato la cantautrice – parlavano dell’essere solitari. Quest’album racchiude invece un senso di connettività, c’è uno spirito diverso.”
Il disco pesca dalla vasta gamma di gusti musicali della Vega, con canzoni in cui si intrecciano chitarre alla Dylan/Stones con archi e trombe lussureggianti ed orchestrali, parti vocali di ispirazione soul ed i classici e magistrali elementi folk, marchio di fabbrica della rinomata ed apprezzata artista.

VILLA VENIER. Non è più la ragazzina acqua e sapone ma il timbro canoro mantiene una limpidezza cristallina e le canzoni sono ben costruite

Suzanne Vega oscilla tra spiritualità e vita reale

Beppe Montresor

La cantautrice americana continua a raccontare se stessa e il mondo intorno a lei con gusto e lucidità

domenica 20 luglio 2014 SPETTACOLI, pagina 50

Non delude, Suzanne Vega, i seicento spettatori presenti nel parco di Villa Venier a Sommacampagna per il suo concerto inserito nel cartellone di Verona Folk. Sgomberiamo subito ogni possibile preoccupazione: la ragazza che più di un quarto di secolo fa incantava il mondo cantando le violenze domestiche subite in silenzio da Luka, o le piccole cose quotidiano all’interno del Tom’s Diner, è invecchiata bene sia per quanto riguarda la forma fisica che per la vocalità, il timbro canoro ha conservato quella limpidezza cristallina, quel candore quasi fanciullesco che aveva agli esordi. E anche i parecchi brani inseriti in concerto tratti dal suo ultimo album, Tales from the Realm of the Queen of Pentacles (una raccolta che contenutisticamente oscilla con l’intelligenza del dubbio tra spiritualità ed esigenze della vita reale), hanno dimostrato che Vega è sempre in grado di comporre canzoni interessanti e musicalmente ben costruite, che magari dopo qualche ascolto, se non di primissimo acchito, arrivano inevitabilmente a catturarti.
Certo, oggi Suzanne è comunque una signora che, come tutti, ha avuto le sue esperienze belle e brutte: una figlia ormai ventenne, due matrimoni, vari amori (qualcuno anche cantato, come il famoso ragazzo conosciuto a diciotto anni in un campeggio estivo Upstate New York, il fortunato destinatario di Gypsy e In Liverpool, come lei stessa ha raccontato nel concerto prima di eseguire queste due canzoni), un fratello morto ancora giovane, problemi con le case discografiche dopo l’attenuarsi delle risposte commerciali avute invece nei primi album (tanto che si è creata una propria etichetta, la Amanuensis Production).
Non è più, insomma, la ragazzina acqua e sapone, dall’aspetto fragile e vulnerabile che si consegna senza difese e cautele nelle braccia di un altro – nella meravigliosa Small blue thing («Oggi sono /una piccola cosa triste/fatta di porcellana/fatta di vetro/Con le ginocchia sulla bocca/sono un cerchio perfetto/ti sto a osservare»); un brano ipnotico, scandito solo dalle belle puntualizzazioni chitarristiche di Gerry Leonard (fondamentale la sua interazione, senza eccessi, con la voce di Suzanne), che per noi ha costituito il vertice emotivo del recital, durato poco meno di due ore, con ben tre bis alla fine.
Ecco, pezzi come Small blue thing, o anche Caramel, la sopracitata Gypsy, World before Columbus, o la dolcissima Rosemary (con cui la Vega ha chiuso il concerto), insomma i brani più raccolti, intimi, apparentemente più confessionali, paiono la cifra più quintessenziale ed emozionante nella sua poetica.
Ma non si può vestirsi sempre di bianco a meno che non si sia ancora vergini, e ogni tanto la vita impone anche di andare sopra le righe, di esondare dagli argini del «bon ton», e magari di mettersi anche ad urlare , trovando i canali giusti come può essere un concerto rock. Così si racconta in due pezzi emblematici di Tales from the Realm of the Queen of Pentacles, rispettivamente I never wear white e Don’t uncork what you can’t contain. Le performance più rockettare di Suzanne (peraltro senza eccessi o effetti troppo invasive), quelle magari fanno voglia di muovere mani e piedi a ritmo, non sono probabilmente il suo cavallo di battaglia più irresistibile, ma hanno una ragion d’essere nel percorso di una cantautrice che continua a raccontare se stessa (seppur con un pudore molto americano e newyorkese) e quel che vede attorno a sé con lucidità, cultura, gusto e onestà. Teniamocela cara.

VERONA FOLK. Venerdì l’appuntamento clou a Sommacampagna

Suzanne Vega: «In ogni donna c’è un segreto»

Beppe Montresor

A Villa Venier l’atteso concerto della cantautrice americana che ha in Cohen uno dei suoi modelli

martedì 15 luglio 2014 SPETTACOLI, pagina 44

«No, Leonard, hai capito proprio male». Chi si potrebbe permettere di parlare così, quando il Leonard in questione è Leonard Cohen, per eccellenza grande investigatore della mente e del cuore umano, il poeta per antonomasia della canzone d’autore di lingua inglese? Può permetterselo Suzanne Vega, a sua volta eccellenza della canzone autorale americana degli ultimi trent’anni. Suzanne, che qualche giorno fa ha festeggiato in tour il suo cinquantacinquesimo compleanno, sarà in attesissimo concerto a Villa Venier di Sommacampagna, venerdì alle 21,15, per l’appuntamento clou della decima edizione di Verona Folk (biglietto unico a 25 euro, in prevendita al Box Office, nei circuiti Ticketone e Get Ticket, informazioni alo 045.8011154).
Si tratta di un’occasione imperdibile perché, se è probabilmente vero che Vega ha dato il meglio di sé nella prima fase della sua carriera, quando sostanzialmente fu l’apripista (e la migliore) di tutta una nuova generazione di cantautrici (Michelle Shocked, Tracy Chapman, Kristin Hersh e molte altre), si può dire che a tutt’oggi Suzanne non ha mai dato alle stampe un disco brutto o scadente, semmai solo meno sorprendente e orfano di singoli decisivi come Marlene on the wall” o Luka, che nella seconda metà degli anni Ottanta le diedero anche, oltre alla stima della critica, una popolarità e un riscontro commerciale notevole di là e ancor più di qua dall’Atlantico.
Leonard Cohen è senz’altro uno dei principali modelli per la poetica di Suzanne, che ha sempre confessato di aver desiderato essere (e di considerarsi) persona che ama scrivere prima ancora che cantare. La lucida capacità di analisi interiore, l’eleganza e la raffinatezza di linguaggio e di voce sono elementi che accomunano Vega all’autore di Suzanne.
LEONARD, ebreo canadese estremamente colto, ha dalla sua una ricchezza ineguagliabile di riferimenti mistico-letterari; Suzanne, newyorkese d’adozione a sua volta di solida educazione culturale, è dotata di una straordinaria capacità di osservazione alimentata dagli eterogenei scenari (dal Village all’East Harlem spagnolo) in cu ha vissuto.
All’indomani della pubblicazione di 99.9 F°, del 1992 (uno dei grandi album di Suzanne), Cohen fece una lunga intervista/conversazione con la Vega, inclusa poi nel libro Giri di parole, pubblicato in Italia nel 2004 da Minimum Fax insieme a un dvd di un suo tour nel nostro paese. A dispetto della frase con cui abbiamo aperto l’articolo, ovviamente detta con scherzosa ironia (in risposta a un’interpretazione erotica di Leonard, probabilmente a sua volta scherzosa, a proposito di una foto di Suzanne inserita nel libretto del disco), Cohen si rivela un intervistatore eccezionalmente lucido e acuto nell’indagare l’arte poetica della Vega, che davanti a «tanto» interlocutore rivela aspetti essenziali della sua scrittura.
«CREDO che il tipo di scrittura che ho sempre amato», spiega Vega al grande canadese, «sia quello che tiene dentro di sé ogni complicazione, in cui non tutto viene completamente spiegato». E ancora: «La ragazza che si copre la bocca (il riferimento è appunto all’immagine di copertina dell’album sopracitato, ndr) è la ragazza che ha un segreto, è la stessa ragazza che c’è in tutte le canzoni… è un segreto oscuro. Probabilmente non è diverso dal segreto che ogni donna tiene dentro di sé…».
«La tua voce è molto bella, molto pura. Ma tu», le chiede ancora Cohen, «sei così pura anche nella vita e nelle tue idee, così pura come si presenta la cantante… la tua è una vita guardinga?». «Sì, posso dire di vivere una vita guardinga. Cioè, non è pura come potrebbe sembrare, ma non è… è piuttosto guardinga. Credo sia guardinga perché ha dovuto essere guardinga. E perché io vengo da zone che non erano molto pure, ed è per questo – credo – che sentivo il bisogno di tenere alcune cose ben chiare, in ordine. Ma mi sento comunque parte del mondo, sento di guardare cose che sono reali e cose che non sono pure. Non credo di giudicare gli altri, ma giudico me stessa, molto severamente».


Suzanne Vega live whole concert Freiheiz Munich 2014-02-11 (audience filming)