Roméo et Juliette tornano all’Arena di Verona
23 e 28 agosto, 6 settembre 2014
Arena di Verona
ROMÉO ET JULIETTE
Opera in 5 atti di Charles Gounod
Libretto di Jules Barbier -Michel Carrè
Direttore d’orchestra Jean-Luc Tingaud
Regia Francesco Micheli
Scene Edoardo Sanchi
Lighting designer Paolo Mazzon
Costumi Silvia Aymonino
Coreografia Nikos Lagousakos
INTERPRETI
Juliette Lana Kos
Stèphano Annalisa Stroppa
Gertrude Elena Serra
Roméo Vittorio Grigolo
Tybalt Cristian Ricci
Benvolio Carlo Bosi
Mercutio Michael Bachtadze
Pâris Nicolo’ Ceriani
Grégorio Dario Giorgelè
Capulet Enrico Marrucci
Frère Laurent Giorgio Giuseppini
Le duc de Vérone Deyan Vatchkov
Galleria fotografica e video Roméo et Juliette 2013
ATTO PRIMO
Nel palazzo dei nobili Capuleti (Capulets) a Verona si tiene una festa in maschera. Tra gli invitati si aggirano Tebaldo (Tybalt), cugino di Giulietta (Juliette), e Paride (Pâris), promesso sposo della fanciulla. Giunge il padrone di casa, che presenta la figlia Giulietta ai suoi ospiti. Arriva alla festa in incognito un altro gruppo di giovani: tra essi vi è Romeo (Roméo), della famiglia rivale dei Montecchi (Montaigus), e il suo amico Mercuzio (Mercutio). Romeo, oppresso da tristi sogni premonitori, è incerto se rimanere in quel luogo pericoloso. Mercuzio lo deride garbatamente e gli ricorda la natura fallace e menzognera di Mab, regina dei sogni. Appena vede Giulietta, Romeo se ne innamora perdutamente. La nutrice Geltrude (Gertrude) vanta a Giulietta le doti di Paride, ma la giovane non si sente pronta per il matrimonio e teme di soffrire per amore. Rimasto solo con lei, Romeo le manifesta la sua intensa emozione, ma la sua identità è scoperta da Tebaldo. Romeo si allontana trascinato da Mercuzio mentre il padre di Giulietta placa Tebaldo ed esorta i suoi invitati a continuare le danze.
ATTO SECONDO
È notte. Aiutato dal paggio Stefano (Stéphano), Romeo si introduce furtivamente nel giardino dei Capuleti, contempla la finestra illuminata della camera di Juliette e loda la bellezza dell’amata: Giulietta appare al balcone e gli confessa di ricambiarlo. Il loro incontro è interrotto da Grégorio e altri valletti dei Capuleti che sospettano la presenza di un intruso. Geltrude depista i servitori. I due innamorati riprendono il loro colloquio amoroso e si giurano reciprocamente amore eterno. Romeo se ne va, augurando dolcemente la buona notte all’amata.
ATTO TERZO
Quadro primo
Romeo si reca da fra Lorenzo (frère Laurent), seguito da Juliette con la nutrice Geltrude: i due giovani chiedono di sposarsi. Il religioso accetta, nella speranza che il loro amore possa spegnere antichi astii familiari. Celebrata la cerimonia, Giulietta si allontana con la nutrice, in attesa di rivedere l’amato la sera stessa.
Quadro secondo
Nella strada di fronte alla dimora dei Capuleti, il paggio di Romeo, Stefano, sta cercando il suo padrone, e racconta la storia di una tortorella che presto scapperà dal nido per amore. Questa chiara allusione alla vicenda di Giulietta provoca la collera dei Capuleti. Grégorio, in compagnia di altri valletti, sfida a duello Stefano. Mercuzio interviene per dare man forte al paggio, e a quel punto anche Tebaldo si aggiunge alla mischia. Giunto sul luogo della rissa, Roméo cerca di ristabilire la pace, ispirato dall’amore e incurante delle accuse di viltà che gli vengono mosse dai Capuleti. Tuttavia le sue esortazioni restano senza esito: Tebaldo uccide Mercuzio e allora anche Romeo reagisce e trafigge Tebaldo che, in punto di morte, chiede al padre di Giulietta di affrettare il matrimonio con Paride. Il duca di Verona, che ha assistito alla parte finale della contesa, prende atto del dissidio incolmabile che divide le famiglie, ed esilia Romeo da Verona, intimandogli di abbandonare la città entro la sera stessa.
ATTO QUARTO
Quadro primo. È notte. Nella stanza di Giulietta la fanciulla perdona Romeo per l’uccisione del cugino, che egli ha colpito per legittima difesa. I due giovani si salutano: allo spuntare del giorno Romeo deve lasciare Verona. Rimasta sola, Giulietta si fa forza per affrontare la prova.
Quadro secondo. Subito dopo la partenza di Romeo giunge Capuleti con fra Lorenzo per organizzare le nozze di Giulietta e Paride. Rimasti soli, il religioso comunica alla sua protetta il suo piano: deve bere un narcotico da lui preparato, così tutti la riterranno morta e il giorno successivo, al suo risveglio, potrà fuggire con Romeo. La fanciulla si affida al suggerimento e ingerisce la pozione.
La cerimonia nuziale ha inizio, ma Giulietta viene meno, tra lo sgomento generale.
ATTO QUINTO
Poiché nessuno ha potuto avvisare Romeo dello stratagemma, il giovane crede che Giulietta sia effettivamente morta. Giunge alla cripta dove sono sepolti i Capuleti e in preda alla disperazione, alla vista dell’amata esanime eppure bellissima, beve un veleno mortale poco prima che lei si risvegli.
I due giovani fanno in tempo a riconoscersi e a dichiararsi reciprocamente il loro amore eterno, poi Giulietta si uccide con un pugnale per essere per sempre unita a Romeo.
Esegesi
Come nel caso di Faust, anche l’origine di Roméo et Juliette è legata all’Italia: risale infatti al 1841, quando Gounod, residente a Villa Medici dopo aver vinto il Prix de Rome nel 1839, inizia a musicare un Giulietta e Romeo su libretto italiano. Passano gli anni, quattordici per l’esattezza, ed ecco giunto il momento di poter riprendere il progetto giovanile a lui tanto caro. Fugge da Parigi, perché gli sembra impossibile lavorare dove non esiste il silenzio dello spirito, e si rifugia a Saint-Raphaël. Qui ritrova suggestioni ‘italiane’ e scrive alla moglie delle emozioni donategli dalla campagna di Fréjus che, con i suoi resti di antichi acquedotti, tanto ricorda la campagna romana. È l’aprile 1865, la fuga pare quella per Mireille in Provenza; anche in questo caso isolamento e frenesia creativa. Quella frenesia che lo divora quando lavora a un soggetto di cui è innamorato, portandolo spesso alle soglie di terribili crisi di nevrastenia, tormento costante della sua esistenza. Il furor creativo dura quattro mesi: il 10 luglio 1865 Roméo è terminato. Gounod vi tornerà sopra l’anno successivo, per comporre il secondo quadro del quarto atto, il matrimonio di Giulietta con Paride, aggiunta spettacolare voluta con ogni probabilità dal direttore del Théâtre Lyrique, Léon Carvalho; scena assente in Shakespeare, è una delle poche infedeltà del libretto. Equilibrato ed essenziale, il testo di Barbier e Carré è senza dubbio tra i loro migliori, e coniuga efficacemente le esigenze strutturali del melodramma a un dignitoso rispetto del dramma shakespeariano.
Unica tra le opere di Gounod divenute celebri a conoscere un immediato successo di pubblico e critica, Roméo et Juliette non sfuggì però al destino di successivi riadattamenti che caratterizza buona parte della produzione operistica del compositore parigino. A parte cambiamenti marginali, che sono testimoniati dalle numerose edizioni a stampa che seguirono la ‘prima’ del 1867, fu la ripresa del ’73 all’Opéra-Comique a richiedere più sostanziose modifiche. Se ne occupò Bizet, direttore d’orchestra per l’occasione, che provvide tagli e ‘accomodi’ vigilato da Londra dall’amico Gounod, di volta in volta combattivo o accondiscendente. Una nuova versione venne quindi preparata per l’approdo trionfale all’Opéra (1888). Per l’occasione l’autore musicò tutte le sezioni parlate, compose l’irrinunciabile balletto, ripristinò l’ingresso del duca di Verona nel finale terzo e il cortège nuptial et épythalame nel finale quarto, assenti nel 1873. Più fastosamente decorativa, quest’ultima versione andava per certi aspetti in direzione differente rispetto alle intenzioni originarie di Gounod; portato per istinto e per gusto alla scorrevolezza dell’articolazione drammaturgica, Gounod mal sopportava le divagazioni cerimoniali imposte dall’Opéra.
ARENA. Questa sera alle 20,45 va in scena l’opera di Gounod, ultimo titolo del cartellone lirico, con la regia di Micheli
Roméo et Juliette, amore hi-tech
Allestimento futuristico e tecnologico. Sono Vittorio Grigolo e Lana Kos i due amanti veronesi, sul podio sale Jean-Luc Tingaud
L’opera più veronese di Shakespeare va in scena da stasera (alle 20,45) in Arena, nella versione musicata da Charles Gounod su libretto di Barbier-Carré. Roméo et Juliette è l’ultimo titolo del festival lirico, presenza stabile nel cartellone estivo della Fondazione Arena, tanto che è già annunciato in tre serate anche per il prossimo anno.
La storia degli sfortunati amanti veronesi viene presentata nella messinscena del regista Francesco Micheli del 2011, con Vittorio Grigolo e Lana Kos nei ruoli del titolo e sul podio Jean-Luc Tingaud al suo debutto in Arena. E quasi a festeggiare i 450 anni dalla nascita di William Shakespeare, la «bella Verona» è rappresentata in un teatro dagli espliciti richiami shakespeariani, il londinese Globe Theatre con materiali assolutamente contemporanei, a tratti futuristici, ed illuminazione da stadio: un allestimento hi-tech con citazioni medievali, fatto di imponenti strutture di metallo semoventi, luci e fari come in un concerto rock, costumi in stile pre-punk con accenni rinascimentali.
In questa cornice pubblico, cantanti e centinaia di comparse si intrecciano, si scontrano e si mescolano per raccontare l’amore negato di Romeo e Giulietta, in un continuo salire e scendere di scale che avvicinano ed allontanano gli innamorati, e simboleggiano l’ascesa e la caduta del potere delle rispettive famiglie, le quali sono caratterizzate dai due colori della città, il giallo e il blu.
Dominante sul palcoscenico il colore rosso, che ricorda l’elemento primordiale ed il motore dell’opera: il sangue. Tuttavia il finale lascia intendere un epilogo che va oltre la morte, con i due protagonisti che rompono le catene dell’odio.
Per le tre recite in cartellone (oltre a stasera, l’opera va in scena il 28 agosto e il 6 settembre, sempre alle 20,45) i due celebri amanti veronesi sono interpretati da Lana Kos (Juliette) e Vittorio Grigolo (Ro-méo). Gli altri interpreti sono Annalisa Stroppa (Stéphano, il paggio di Roméo), Michael Bachtadze (Mercutio), Cristian Ricci (Tybalt), Giorgio Giuseppini (Frère Laurent), Elena Serra (Gertrude), Carlo Bosi (Benvolio), Nicolò Ceriani (Pâris), Dario Giorgelè (Grégorio), Enrico Marrucci (Capulet) e Deyan Vatchkov (Duc de Vérone). Impegnati Orchestra, Coro, Corpo di ballo e Tecnici della Fondazione Arena di Verona, con i numerosi mimi e comparse che ricreano le fazioni in lotta di Montecchi e Capuleti.
Le scene sono firmate da Edoardo Sanchi, i costumi da Silvia Aymonino. La coreografia è di Nikos Lagousakos ed il lighting design di Paolo Mazzon.