Profili letterari in musica – Marco Verzé
Giovedì 7 novembre 2013 alle ore 17.30, presso la Sala Farinati della Biblioteca Civica,
presentazione del libro di Marco Verzè
Il senso ultimo delle cose – Cairo Editore
con la partecipazione di Nicolò Brenzoni come voce narrante.
Durante l’incontro l’autore espone la propria opera, esemplificata dalla lettura di alcuni estratti del libro, con commenti musicali del Quartetto Maffei che eseguirà musiche di M. Ravel, F. Schubert, A. Dvorak, S. Rachmaninov.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
Insomma, avevo deciso di iniziare a rovistare nell’immondizia del mio presente, invece di morire di fame in ricordo del mio passato.[/quote]
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“Avevo trentacinque anni il giorno in cui mi venne diagnosticato un tumore al fegato, più precisamente un epatocarminoma primario. A trentacinque anni, un cancro.
Ricordo benissimo il giorno e l’ora: erano le 16.42 di venerdì 27 settembre. Ricordo perfettamente l’ora perché alle spalle dell’oncologo, sul muro bianco del suo studio bianco, in cui mi accolse in camice bianco, c’era uno di quegli orologi al quarzo con dei numeri rossi enormi, uno di quelli regalati dalle case farmaceutiche ogni volta che mandano un rappresentante…”
Inizia così il romanzo d’esordio di Marco Verzè, “Il senso ultimo delle cose”, nel quale il protagonista Pietro, felicemente sposato e in attesa del primogenito, improvvisamente viene messo innanzi alla dura realtà alla quale lo chiama la malattia: gli rimangono solo sei mesi di vita, lo stesso tempo che impiegherà il suo figlio primogenito a nascere.
Travolto dalla rabbia e dall’angoscia, decide di sparire, di ritrarsi da tutto e da tutti, in un solitario conto alla rovescia per non scaricare sulla donna che ama il dolore che lo aspetta e, soprattutto, per affrontare la morte a viso aperto, senza ospedali, senza terapie, senza inutili pietismi, in un ultimo scontro decisivo. Si ritrova così sulle colline di Assisi in un rustico fatiscente, insieme a un vecchio cane guercio, cinque galline, un gallo, sei conigli e una capra.
Le sue giornate d’un tratto sono piene di silenzi rotti da quell’unica voce che si alza dentro di lui, la rabbia e la paura di affrontare la malattia, finchè all’improvviso un frate francescano, che vive in un eremo lì vicino, ne squarcia la monotonia. All’inizio c’è solo la diffidenza di Pietro nei confronti di quell’uomo di Dio che gli parla di bellezza, di gioia, di unicità, perché, in questo pezzo di vita che gli rimane, lui non trova nulla di bello, gioioso, unico. Poi comincia a delinearsi un sentiero, una scia di luce nel nero del dolore.
E così il frate francescano trasforma la rabbia e la paura di Pietro in serena accettazione aiutandolo gradualmente a sentire il suono del silenzio sin lì occultato sotto il rumore di una vita condotta all’insegna del fare , frenetico e spesso inconcludente e lo conduce a scoprire quel cammino, a tratti impervio, in fondo al quale si trova la possibilità unica e irripetibile di comprendere il senso ultimo delle cose.
“La mia vita orizzontale era finita, tutto ciò in cui avevo creduto, sperato, tutto o quasi, per cui avevo lottato aveva un’altra forma, un altro valore, tutto era morto in quei sei ultimi mesi, lasciando il posto al germoglio di quel palo verticale conficcato nel terreno della mia anima. Non ero io che stavo morendo, ma tutto ciò che da trentacinque anni mi stava uccidendo, tutto ciò che da trentacinque anni mi stava soffocando.”
Marco Verzè con una prosa asciutta ed essenziale riesce a catapultare il lettore nella vicenda di Pietro e a farlo sentire anche lui protagonista e compagno di quel viaggio di rinascita; è un libro che scuote e pone all’attenzione del lettore la precarietà della condizione umana e la necessità di guardare all’essenza di ciò che la caratterizza.
Marco Verzè: Il senso ultimo delle cose ed. Cairo € 13.00
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