Prima del silenzio, con Leo Gullotta
Teatro Nuovo, Il Grande Teatro 2013 2014
10-11-12-13-14 dicembre ore 20.45 15 dicembre 2013 ore 16
Prima del silenzio
di Giuseppe Patroni Griffi
con Leo Gullotta ed Eugenio Franceschini
regia Fabio Grossi
Dal 10 al 15 dicembre Leo Gullotta interpreta Prima del silenzio di Giuseppe Patroni Griffi, autore e regista napoletano celebre soprattutto per la commedia (e successivo film) Metti, una sera a cena.
Scritto nel 1979 per l’attore Romolo Valli, Prima del silenzio traccia il bilancio esistenziale di un intellettuale che ha alle spalle un’onorata carriera di poeta e di traduttore di Eliott. In scena, insieme a lui, un giovane che non ha varcato la soglia dei vent’anni. Non hanno niente in comune, fisicamente sono come devono essere un adolescente e un uomo maturo. Eppure qualcosa li unisce. Al punto che al suo giovane interlocutore l’uomo maturo affiderà le sue memorie dalle quali emergono le figure – la moglie, il figlio, un cameriere – che nella sua vita hanno lasciato un segno.
Produce lo spettacolo il Teatro Eliseo, la regia è di Fabio Grossi.
Giovedì 12 dicembre 2013 – Teatro Nuovo
Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti
- ore 16.45 – Invito alla visione
Appuntamento per introdurre alla visione degli spettacoli, per dare brevi spunti di lettura critica della messinscena.
A cura di Simone Azzoni
- ore 17.00 – Incontro con i protagonisti
Incontro con gli attori per parlare dello spettacolo ma anche del “dietro le quinte” e dell’affascinante mondo teatrale
«Gli sms uccidono le parole Io cerco di farle sopravvivere»
Gullotta, c’è entusiasmo in lei al solo pronunciare il nome di Patroni Griffi…
Un maestro di vita. E questo suo lavoro è un autentico evento, un’opera d’arte, con una tematica di estrema attualità: oggi il senso profondo della parole svanisce, muore e ha invece bisogno di essere riportato in vita. È un lavoro che affascina il pubblico e rivela il talento del Patroni Griffi scrittore e la straordinarietà del suo saper raccontare. La regia di Grossi, con cui lavoro da otto anni, con stima e affettuosità, è una fortuna.
Si avverte la solitudine, l’incomunicabilità nel «poeta» che vorrebbe andare
avanti ma fa fatica.
In questo testo si vola ed è come un occhio che scruta nelle pieghe di un uomo. Come un prisma a sei facce, ognuna delle quali è un aspetto dell’esistenza. Un colpo allo stomaco e allo stesso tempo l’occasione di una profonda riflessione, partendo da un scontro generazionale.
Che cosa intende per morte della parola?
Oggi tutto si limita agli sms, alla rapidità di un linguaggio vuoto che aliena. C’è invece bisogno di un ritorno all’integrità del linguaggio, al senso della vita e la gente che viene a teatro lo dimostra. Il pubblico desidera riflettere, vuole essere aiutato.
In Prima del silenzio due mondi vicini e lontani.
Sì, quello del poeta che illumina la quotidianità con la sua esperienza sebbene velata dal’inquietudine. E dall’altra il giovane, la realtà, il futuro, la pulizia mentale.
C’è un giovane veronese accanto a lei.
Eugenio Franceschini ha appena 22 anni ma è un grande talento e sono felice che un ragazzo preparato come lui e che viene dal centri sperimentale di cinematografia possa dare prova di sé.
Il suo ruolo di oggi fu di Romolo Valli negli anni Ottanta.
Ben trentatré anni fa. Grande emozione e nessun confronto, certo, e poi oggi la tecnologia aiuta.
Quando ha scoperto l’amore per il teatro?
Avevo 14 anni, ora ne ho 68. Entrai al Teatro Stabile di Catania e sono cresciuto con Turi Ferro, Salvo Randone e molti altri, famosi, sempre in giro in tournée per dieci anni. Imparai arte, disciplina, nonviolenza, il concetto di libertà reciproca. Mi chiamavano “Gulottino” perché ero piccino.
Prima del silenzio parlano Gullotta e Franceschini
Il testo di Patroni Griffi del 1979, con la regia di Fabio Grossi, dedicato al valore vitale della parola Nel ruolo del ragazzo il ventiduenne attore veronese
Ne è protagonista Leo Gullotta che torna a recitare per il Grande Teatro a due anni di distanza dalla coinvolgente interpretazione del Piacere dell’onestà di Pirandello. Accanto a Gullotta, nella parte del ragazzo, il ventiduenne attore veronese Eugenio Franceschini, allievo del Centro sperimentale di Cinematografia e figlio dell’attore e regista Gianni Franceschini. Gli altri ruoli prendono forma attraverso immagini videoproiettate: la moglie è Paola Gassman, il figlio è Andrea Giuliano e il maggiordomo è Sergio Mascherpa.
Di famiglia nobile, Patroni Griffi fa parte di quel gruppo di giovanissimi intellettuali partenopei che, subito dopo la Liberazione, abbandonarono la città natale per raggiungere Roma. Qui l’incontro con il regista Luchino Visconti e, successivamente, con l’attore-regista Giorgio De Lullo risultarono fondamentali per la sua carriera che, negli anni, lo portò a occuparsi sempre più attivamente del teatro Eliseo di cui fu direttore artistico dal 2002 al 2005. Nel contempo fu tra i fautori della «rinascita» del Piccolo Teatro Eliseo che ora è dedicato alla sua memoria.
Il grande pubblico associa il nome di Patroni Griffi soprattutto a un suo testo, Metti, una sera a cena, che, nato come pièce teatrale, ottenne grande successo anche nella trasposizione cinematografica con protagonisti Florinda Bolkan e Tony Musante, l’attore scomparso poche settimane fa. Si dedicò anche alla scrittura con romanzi e racconti aspri e carichi di passione e con diverse commedie concepite per la Compagnia dei Giovani (composta da Giorgio De Lullo, Romolo Valli e Rossella Falk) come D’amore si muore e Anima nera. A testimoniare la sua versatilità anche importanti regie liriche come Così fan tutte alla Scala, Il Trovatore all’Arena di Verona e La Traviata per la tivù.
Datata 1979 e rappresentata per la prima volta in quell’anno, Prima del silenzio fu scritta per Romolo Valli e fu l’ultima interpretazione del celebre attore che morì di lì a poco. Al centro della commedia un intellettuale che, superata la mezza età, sembra aver perduto ogni stimolo vitale. Il bilancio della sua vita è cupo, per non dire fallimentare: non salva nulla né nulla pare interessargli, neppure le poesie scritte negli anni precedenti o le traduzioni di Elliot che tanto lo avevano interessato. A scuoterlo dal suo pessimismo è solo la vicinanza con un ragazzo, momentaneamente ospite nella sua casa, con il quale avvia un dialogo che gli servirà anche per ricordare il passato e quelle figure – la moglie, il figlio, il maggiordomo – che gli hanno procurato tanto dolore.
Nello spettacolo questi personaggi appaiono come fantasmi del passato che non si materializzano sul palcoscenico ma vengono evocati mediante videoproiezioni digitali cui il regista fa ricorso. Alla fine, in mezzo a tanta desolazione cosa resta a quest’uomo prima del silenzio? Forse solo la parola, unica consolazione di fronte alla superficialità della realtà che lo circonda.
«Prima del silenzio», sottolinea il regista Fabio Grossi, «è un testo raffinato e ricercato e, per quanto risalga alla fine degli anni Settanta, risulta ancora vivo per tematiche e concetti. Un uomo, di cui non viene detto il nome, si richiuderà nella sfera della parola come ultima spiaggia di un inevitabile tramonto».