Pino Masciaro testimone per la legalità in Gran Guardia
MARTEDì IN GRAN GUARDIA INCONTRO “TESTIMONIANZA DI UNA VITA PER LA LEGALITA’” CON PINO MASCIARI
Si terrà martedì 26 febbraio, alle ore 21 in Gran Guardia, l’incontro “Testimonianza di una vita per la legalità” con Pino Masciari, imprenditore edile calabrese sottoposto al programma di protezione previsto per i testimoni, già insignito della cittadinanza onoraria di Verona per il coraggio dimostrato nel suo rifiuto di piegarsi ai ricatti della malavita organizzata. L’appuntamento, ultimo incontro del progetto “Educare alla Legalità”, è organizzato dalla rete Prospettiva Famiglia nell’ambito della “Scuola per Genitori” ed è patrocinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, dall’assessorato ai Servizi sociali e Famiglia del Comune di Verona, dall’Ufficio scolastico provinciale e dal Collegio dei Geometri, in collaborazione con la Fondazione Giovanni Falcone. Durante la serata interverranno anche il Procuratore del Tribunale Militare di Verona Enrico Buttitta, la responsabile degli interventi educativi dell’Ufficio scolastico provinciale di Verona Anna Lisa Tiberio e la psicologa specializzata in psicologia giuridica civile e penale Giuliana Guadagnini.
Pino Masciari
Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.
Giuseppe (Pino) Masciari (Catanzaro, 5 febbraio 1959) è un imprenditore italiano, testimone di giustizia. Masciari, imprenditore edile calabrese, è stato sottoposto dal 18 ottobre 1997, assieme alla moglie e ai due figli, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato la ’ndrangheta – la criminalità organizzata calabrese – e le sue collusioni politiche.
Biografia
Pino Masciari intraprese l’attività lavorativa nell’impresa edile del padre rilevandola, nel 1988, alla morte di quest’ultimo. I suoi problemi iniziarono il giorno in cui decise di non sottostare ulteriormente alle pressioni mafiose dei politici e al racket della ‘ndrangheta. La criminalità organizzata, insieme a personaggi di spicco del mondo politico ed istituzionale, cominciò a intralciare le sue imprese di costruzioni edili bloccandone le attività, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove era infiltrata e intralciando i rapporti con le banche con cui egli operava.
Una delle due imprese in suo possesso, la “Masciari Costruzioni”, operava nel campo degli appalti pubblici, case popolari, impianti sportivi, scuole, strade, restauri di centri storici, ecc. L’altra impresa, ereditata da suo padre, in cui Masciari svolgeva il ruolo di amministratore, si occupava del settore privato, quindi costruzione di abitazioni civile destinate alla vendita.
Fu suo padre per primo a rivolgersi alle Forze dell’Ordine per riferire le pressioni e le estorsioni che la ‘ndrangheta esercitava sulle loro imprese e, di conseguenza, del pericolo a cui era sottoposta la famiglia Masciari. Tuttavia le risposte furono un invito a prestare attenzione prima di esporsi troppo, poiché la denuncia comporta un rischio per la vita.
Nel 1988, alla morte del padre, Pino Masciari si trovò da solo con nove fratelli e per proseguire i suoi lavori egli dovette cedere alle estorsioni, ossia il 3% ai mafiosi e il 6% alla parte collusa con la politica, nonché a numerose imposizioni delle cosche fra cui le assunzioni pilotate, le forniture di materiali e di manodopera, regali di appartamenti ecc. e nell’elargizione di denaro e di lavori pubblici pretese dai politici.
Due anni dopo, nel 1990, Masciari si ribellò alle pretese dei politici e vedendo così le prime ripercussioni sulle sue aziende e ostruzionismi di varia natura.
Nel 1992 Pino Masciari si ribella anche alla ‘ndrangheta, subendo gravi ripercussioni in ambito lavorativo e familiare, cominciando ad essere oggetto di furti, incendi, danneggiamenti e minacce. Alcuni malavitosi avvicinarono uno dei suoi fratelli e gli spararono alle gambe. Pino, che nel frattempo aveva subito numerose perdite economiche, fu costretto da malavitosi a non costituirsi parte civile. Contemporaneamente le banche gli consigliavano di rivolgersi agli usurai per ottenere quella liquidità che gli veniva meno dai mancati pagamenti dei lavori, già realizzati, per i quali egli investiva le proprie risorse.
Nel 1994 Pino licenzia tutti i suoi operai e il 22 novembre incontra il Maresciallo Nazareno Lo Preiato, allora Comandante della Stazione dei Carabinieri di Serra San Bruno. Inizia così a raccontare, seppure a grandi linee, le vicende a cui egli doveva far fronte, vedendosi esprimere, a suo dire, soprattutto rassegnazione per i fatti accaduti. Le sue denunce, tuttavia, sono state consacrate presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro i cui giudici, valutate la vastità dei racconti e dei personaggi accusati, considerato il pericolo grave e imminente a cui Pino e la sua famiglia erano sottoposti, prospettarono l’assoluta necessità di entrare sotto tutela del Servizio Centrale di Protezione. Inizia così la sua collaborazione con la giustizia. Grazie alle sue dichiarazioni vengono arrestati e condannati decine di capi e gregari di importanti famiglie ndranghetiste come i Vallelunga di serra san bruno, i Sia di Soverato, gli Arena di Isola capo rizzuto, i Mazzaferro nonché politici e amministratori[1].
Nell’ottobre dell’anno 1996 il Giudice Patrizia Pasquin dichiara la ditta “Masciari Costruzioni” fallita. A novembre 2006 lo stesso giudice finisce agli arresti domiciliari, a seguito dell’operazione “Dinasty2 – do ut des”, con accuse quali corruzione in atti giudiziari, falso e truffa allo stato: vicenda che getta ombre sull’effettivo fallimento dell’impresa “Masciari Costruzioni”.
Il 18 ottobre 1997 Masciari viene sottoposto al programma di protezione previsto per i testimoni, poiché esposto a rischio concreto a seguito della decisione di rendere testimonianza all’Autorità giudiziaria in ordine alle richieste estorsive di cui era fatto bersaglio.
Dal giorno in cui Pino ha detto basta alle pressioni mafiose dei politici ed al racket della ‘ndrangheta, la criminalità ha distrutto la sua attività sia nelle opere pubbliche che nei settori privati infiltrandosi e intralciando i rapporti con le banche con cui operava[senza fonte].
Pino Masciari rifiutò di dare il 6% ai politici e il 3% ai mafiosi, ma anche angherie, assunzioni pilotate, forniture di materiali e di manodopera imposta da qualche capo-cosca o da qualche amministratore, nonché costruzioni di fabbricati e di uffici senza percepire alcun compenso, regali di appartamenti e acquisto di autovetture.
Pino Masciari con la sua famiglia vive da anni in località protetta, senza alcuna speciale protezione[senza fonte] e nessun cambiamento d’identità, senza alcuna possibilità di lavoro né per lui né per Marisa, sua moglie[senza fonte].
Il 31 marzo 2008 viene diffuso un comunicato stampa. A seguito di questo comunicato stampa molti giovani e associazioni si muovono al fine di sostenere ancora di più l’intera famiglia Masciari. A Pino Masciari è stata conferita la cittadinanza onoraria a Torino il 10 novembre, Ivrea il 24 novembre 2008, San Sperate (CA) il 24 settembre2009[senza fonte].
Il 21 maggio 2012 il comune di Bologna gli conferisce la cittadinanza onoraria per il suo impegno nella lotta alle mafie[2].
Note
- ^ libro organizzare il coraggio. la nostra vita contro la ndrangheta di Pino Masciari e Marisa Masciari pag.45
- ^ Mafia:Pino Masciari cittadino onorario di Bologna
Bibliografia
- Organizzare il coraggio. La nostra vita contro la ‘Ndrangheta di Pino e Marisa Masciari pp. 272 anno 2010 ADD editore.