Picasso. Figure (1895-1972) – La mostra a Palazzo Forti
Museo AMO – Arena Museo Opera a Palazzo Forti
15 ottobre 2016 – 12 marzo 2017
Picasso. Figure (1895-1972)
La mostra è la prima tappa di un nuovo progetto del Museo Picasso di Parigi.L’evento è organizzato da Arthemisia in collaborazione con il Musée national Picasso – Paris ed è curata da Emilie Bouvard, conservatrice del Musée national Picasso. In mostra circa 90 opere, una per ogni anno della vita di Pablo Picasso nell’arco temporale che va dal 1895 fino agli anni Settanta. Sarà così creato un percorso capace di raccontare la metamorfosi a cui l’artista sottopone la rappresentazione del corpo umano, mentre la sua arte attraversa le fasi del pre-cubismo, del Cubismo, l’età Classica e il Surrealismo, fino a giungere agli anni del dopoguerra, superando le barriere e le categorie di “ritratto” e “scena di genere” per giungere a un nuovo concetto di “figura”, come appunto indica il titolo della retrospettiva.
Tra le opere in mostra, quadri famosissimi come Nudo seduto (da Les Demoiselles d’Avignon del 1907), Il Bacio (la piccola e struggente tela del 1931) e La Femme qui pleure e il Portrait de Marie-Thérèse entrambe del 1937, solo per citare alcuni dei capolavori tra i molti concessi in prestito dal Musée national Picasso.Oltre alle opere di pittura e scultura, la mostra proporrà una serie di video e fotografie che raccontano la vita di Picasso e il suo lavoro, tracciando insieme un quadro della grande arte del Novecento, di cui Picasso fu straordinario interprete.
Vedi galleria foto e video della mostra
Ingresso gratuito per visitatori con disabilità e 1 accompagnatore
Pablo Picasso
(ES)« A los doce años sabía dibujar como Rafael, pero necesité toda una vida para aprender a pintar como un niño. » | (IT)« A dodici anni sapevo disegnare come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino. » |
(Pablo Picasso[1]) |
Pablo Ruiz y Picasso[2], semplicemente noto come Pablo Picasso (Málaga, 25 ottobre 1881 – Mougins, 8 aprile 1973) è stato un pittore, scultore e litografo spagnolo di fama mondiale, considerato uno dei maestri della pittura del XX secolo.
Fu anche un apprezzato ceramista e prolifico disegnatore; usava dire agli amici di considerarsi «anche un poeta». Picasso è figlio di María Picasso e di José Ruiz Blasco Lopez dè Onate, anch’egli pittore ed insegnante. Pur nella duplicità dell’assegnazione dei cognomi nei paesi latini, Picasso preferì sempre utilizzare il cognome della madre piuttosto che quello paterno (che andrebbe anteposto).
Biografia
Infanzia e passioni
Pablo Picasso nacque a Málaga, il 25 ottobre del 1881, figlio primogenito di José Ruiz y Blasco (1838-1913)[3], pittore specializzato nella rappresentazione naturalistica (soprattutto degli uccelli) e di María Picasso y López (1855-1939)[4]. Aveva due sorelle minori: Dolores (1884-1958) e Concepción (1887-1895), morta prematuramente. Il bisnonno materno del celebre artista si chiamava Tommaso Picasso (nato nel 1787), e proveniva da Sori, in provincia di Genova[5]; figlio di Giovanni Battista Picasso e di Isabella Musante, si trasferì in Spagna verso l’età di vent’anni[5]. Il giovane Picasso manifestò sin da piccolo passione e talento per il disegno.
Dopo aver trascorso a Málaga i primi dieci anni della sua vita, nel periodo tra i dieci e i quattordici anni, Picasso arrivò dunque a Barcellona e vi restò fino all’età di diciannove anni. Si trasferì in Francia dove restò fino alla sua morte, avvenuta l’8 aprile del 1973. I suoi ricordi d’infanzia a Málaga ritraggono una città molto provinciale e una famiglia della piccola borghesia, di condizioni modeste, molto chiusa nel proprio ambiente, formalista ed abitudinaria. Tuttavia, il fatto che il padre di Picasso fosse professore di disegno alla scuola di belle arti ebbe un influsso decisivo sulla formazione culturale dell’artista. Picasso, come ha ricordato in seguito, non avrebbe potuto partecipare ad un concorso di disegni per bambini in quanto, già nella sua infanzia, aveva nozioni tecniche di un adulto, imparate sì dal padre ma dovute anche all’innato dono prodigioso che egli fu ben presto in grado di sviluppare.
Durante i quattro anni che passò a La Coruña, Picasso sviluppò queste nozioni tecniche ad un punto tale che suo padre, un giorno, notando la qualità eccezionale di un esercizio di disegno che egli stesso aveva proposto, spinto dall’emozione, decise di consegnare definitivamente al figlio la tavolozza e i pennelli, considerandolo fin da allora in grado di farne un uso migliore di quanto lui stesso ne avesse mai fatto. Il passaggio da una città andalusa piena di allegria e di luci ad una più seriosa, ma al contempo serena, città galiziana fu sicuramente, nella formazione della personalità del pittore, un’esperienza importante.
La sua mente era già presa dalle preoccupazioni e dall’eccezionale potere creativo che diedero vita, in seguito, alla sua opera. Picasso, avendo raggiunto il massimo grado di perfezione nella tecnica appresa da suo padre, acquistò una grande fiducia in se stesso, al punto tale da realizzare, non ancora quattordicenne, una mostra dei suoi lavori a La Coruña. Durante il periodo barcellonese, l’opera di Picasso ha subito una evoluzione di capitale importanza per capire le sue tappe successive e l’insieme in generale. Picasso arrivò a Barcellona con una solida formazione accademica, acquisita soprattutto durante il periodo di vicinanza al padre. Le sue doti eccezionali ne fecero subito un giovane pittore di grandi qualità, come dimostrano gli onori tributati al suo quadroScienza e carità. Ma il contatto con gli artisti barcellonesi lo portò a riflettere sulle possibilità che la libertà creatrice, allora fermamente proclamata, poteva offrirgli. Era più che naturale che Picasso, tenuto conto delle realizzazioni dei suoi nuovi amici e delle opere che richiamavano all’impressionismo e al postimpressionismo, cominciasse a liberarsi dalla rigidità accademica per lanciarsi in creazioni di ben più ampio respiro e di maggior forza espressiva.
Nei suoi esordi si avverte un certo schematismo delle forme e l’uso di un cromatismo più audace e più libero. Non si può dire che Picasso sia passato attraverso una tappa impressionistica; in realtà, se adottò la tecnica divisionista non fu affatto con lo scopo di dissociare la luce e di fissare gli elementi fuggenti della natura. Egli usava forme semplici e colori puri soprattutto per ottenere una maggiore intensità espressiva.
Picasso a Parigi
Alla fine dell’estate del 1900, non sopportando più l’ambiente che lo circondava, decise di trasferirsi a Parigi.
Qui era solito frequentare i quartieri di Montmartre e Montparnasse, annoverando tra le sue amicizie Georges Braque, André Breton, Guillaume Apollinaire e la scrittrice Gertrude Stein. A Montmartre incontrò molti compatrioti tra cui Pedro Manyac, e fu ospite del pittore Isidro Nonell. Non furono momenti facili dal punto di vista economico, nonostante le importanti amicizie che strinse in questi anni, tra cui quella con il critico e poeta Max Jacob che cercava di sostenerlo economicamente in ogni modo. A Parigi conobbe una ragazza della sua stessa età, Fernande Olivier, con la quale iniziò una lunga relazione affettiva. È lei che appare ritratta in molti dei quadri del “periodo rosa”. Fu lasciata per Marcelle Humbert, che Picasso chiamava Eva, inserendo dichiarazioni d’amore per lei in molti dei suoi quadri cubisti. Poi tornò nello stesso anno (1900) in Spagna, molto influenzato dall’esperienza parigina. In particolare, egli rimase colpito da Henri de Toulouse-Lautrec, a cui si ispirò per alcune opere di questo periodo.
Nel settembre 1936 fu nominato direttore del Museo del Prado dal Governo della Repubblica. L’anno successivo realizzò il dipinto Guernica, tela dedicata al bombardamento dell’omonima cittadina basca, per il Padiglione della Spagna repubblicana al Salone internazionale di Parigi[6].
La seconda guerra mondiale
Durante la seconda guerra mondiale Picasso rimase a Parigi occupata dai tedeschi. Il regime nazista disapprovava il suo stile, pertanto non gli fu permesso di esporre le sue opere. Riuscì inoltre ad evitare il divieto di realizzare sculture in bronzo, imposto dai nazisti per economizzare il metallo.
Le donne di Pablo Picasso
Sposato due volte, ha avuto quattro figli da tre donne diverse e numerose relazioni extra-coniugali. Nel 1918 sposò a Parigi Ol’ga Chochlova, una ballerina della troupe di Sergej Djagilev, per cui Picasso stava curando il balletto Parade. La Chochlova introdusse Picasso nell’alta società parigina degli anni venti. I due ebbero un figlio, Paulo, che successivamente si dedicherà alle corse motociclistiche. L’insistenza della moglie sul corretto apparire in società collideva però con lo spirito bohémien di Picasso creando tra i due motivi di continua tensione. Nel 1927 Picasso conobbe la diciassettenne Marie-Thérèse Walter e iniziò una relazione con lei. Il matrimonio con Ol’ga Chochlova si concluse in una separazione anziché in un divorzio perché secondo le leggi francesi un divorzio avrebbe significato dividere equamente le proprietà della coppia tra i due coniugi, cosa che Picasso non volle fare. I due rimasero legalmente sposati fino alla morte della Chochlova, avvenuta nel 1955. Dalla relazione con Marie-Thérèse Walter nacque la figlia Maia. Marie-Thérèse visse nella vana speranza di unirsi in matrimonio all’artista e si suiciderà impiccandosi quattro anni dopo la sua morte. Anche la fotografa Dora Maar fu amica e amante di Picasso. I due si frequentarono spesso tra la fine degli anni trenta e l’inizio degli anni quaranta; fu lei a documentare la realizzazione di Guernica.
Dopo la liberazione di Parigi nel 1944, Picasso divenne il compagno di una giovane studentessa d’arte, Françoise Gilot. Insieme ebbero due figli, Claude e Paloma. Fu lei, unica tra le tante, a lasciare l’artista, stanca delle sue infedeltà. Dopo l’abbandono da parte di Françoise, Picasso passò un brutto periodo; molti dei disegni a china di quella stagione riprendono il tema di un nano vecchio e brutto come contrappunto ad una giovane ragazza, mostrando come Picasso, ormai sulla settantina, inizi a percepire sé stesso come grottesco e poco attraente. Tra quei disegni vi sono quelli dedicati aGeneviève Laporte, che lei metterà successivamente all’asta nel giugno del 2005. Qualche anno dopo conobbe Jacqueline Roque nella fabbrica di ceramiche Madoura a Vallauris, mentre lavorava alla produzione di ceramiche da lui decorate. I due si sposarono nel 1961 e rimasero insieme fino alla morte dell’artista. Picasso ebbe anche alcuni flirts con nobildonne italiane, quali “la Principessa della dolce vita” Giovanna Pignatelli Aragona Cortes alla quale regalò un quadro della Promenade des Anglais a Nizza, in occasione della nascita di suo figlio Olivier Doria il 7 dicembre 1957.
Dagli anni ciquanta in poi, Picasso fu una celebrità internazionale. In tale veste Picasso ebbe anche una carriera cinematografica, apparendo in alcuni film sempre nel ruolo di sé stesso. Tra i “cameo”, la sua apparizione ne Il testamento di Orfeo di Jean Cocteau. Collaborò inoltre alla realizzazione del film “Il mistero Picasso” di Henri-Georges Clouzot.
La morte
Pablo Picasso morì per un attacco di cuore l’otto aprile 1973 a Mougins, in Provenza, dove aveva fatto erigere la propria residenza, all’età di 91 anni. Alcune biografie accennano al fatto che Picasso prima di morire abbia pronunciato il nome del suo presunto rivale: Amedeo Modigliani [senza fonte]. Fu sepolto nel parco del castello di Vauvenargues.
Idee politiche
Pacifismo
Picasso rimase profondamente colpito dalla tragedia della guerra civile spagnola e, pur senza mai recarsi in Spagna, espresse la sua propensione per la causa repubblicana con attività pubbliche[6] e la denuncia per la barbarie della guerra con il suo capolavoro, Guernica. Durante la prima e la seconda guerra mondiale, rifiutandosi di prendere posizione per qualsiasi parte, incoraggiò l’idea che ciò fosse dovuto alle sue convinzioni pacifiste.
Rimase inoltre distante dal movimento indipendentista catalano, benché durante gli anni giovanili esprimesse un generale supporto e amicizia a numerosi dei suoi attivisti. Nessun movimento politico sembrava coinvolgerlo in grande misura, ciò nonostante si iscrisse al partito comunista francese. Dopo la seconda guerra mondiale Picasso si reiscrisse al partito comunista francese e partecipò ad una conferenza internazionale per la pace in Polonia. Le critiche del partito rivolte ad un suo ritratto di Stalin ritenuto insufficientemente realistico raffreddarono tuttavia il suo impegno politico, anche se rimase membro del partito fino alla sua morte. Nel 1949, recandosi a Roma per l’assemblea della presidenza mondiale del movimento dei partigiani della pace, in una celebre colazione ritrasse con uno schizzo a matita il volto “splendente” di Rita Pisano, e lo intitolò La jeune fille de Calabre. L’opera è oggi conservata nella collezione privata che apparteneva a Carlo Muscetta. Durante i suoi soggiorni romani frequenta l’Osteria Fratelli Menghi [senza fonte], intorno a cui si ritrovano tutti gli artisti di Roma, pittori, poeti, ma anche attori, registi e sceneggiatori[7].
L’arte di Picasso
Il lavoro di Picasso è spesso suddiviso in “periodi”. Benché i nomi dei periodi più recenti siano oggetto di discussione, quelli più comunemente accettati sono il “periodo blu” (1901-1904), il “periodo rosa” (1905-1907), il “periodo africano” (1907-1909), il “cubismo analitico” (1909-1912), il “cubismo sintetico” (1912-1914).
Prima del 1901
L’apprendistato di Picasso col padre iniziò prima del 1890; i suoi progressi possono essere osservati nella collezione dei primi lavori conservati presso il Museo Picasso di Barcellona, che raccoglie una delle più complete raccolte dei primi lavori dell’artista. Il carattere infantile dei suoi quadri scompare tra il 1893 e il 1894, anno in cui si può considerare un pittore agli inizi. Il realismo accademico dei lavori della metà degli anni novanta è ben visibile nellaPrima comunione (1896), dove viene ritratta la sorella Lola. Nello stesso anno dipinge il Ritratto di zia Pepa, considerato “senza dubbio uno dei più grandi dell’intera storia della pittura spagnola”. Nel 1897 il suo realismo viene influenzato dal simbolismo in una serie di paesaggi dipinti con innaturali toni del violetto e del verde. Seguì quello che alcuni chiamano il “periodo modernista” (1899-1900). La conoscenza delle opere di Rossetti, Steinlen, Toulouse-Lautrec ed Edvard Munch, unita all’ammirazione per i suoi vecchi maestri preferiti come El Greco, portò Picasso ad elaborare nei lavori di questo periodo una visione personale del modernismo.
Il periodo blu
Il periodo blu, 1901-1904, consiste in dipinti cupi realizzati nei toni del blu e del turchese, solo occasionalmente ravvivati da altri colori. Si tratta, come dice il nome stesso, di una pittura monocromatica, giocata sui colori freddi, dove i soggetti umani rappresentati, appartenenti alla categoria degli emarginati, degli sfruttati e dei poveri, sembrano sospesi in un’atmosfera malinconica che simboleggia l’esigenza di interiorizzazione: l’umanità rappresentata è quella deprimente di creature vinte e sole che appaiono oppresse e senza speranza. Tra le opere di questo periodo ricordiamo: Donna con lo scialletto blu(Collezione privata, 1902), Celestina (Collezione privata, 1903), La stiratrice (New York, Guggenheim Museum, 1904). L’inizio del periodo è incerto tra la primavera del 1901 in Spagna o l’autunno dello stesso anno a Parigi.
Nel suo austero uso del colore e dei soggetti (prostitute e mendicanti sono soggetti molto frequenti) Picasso fu influenzato da un viaggio attraverso la Spagna e dal suicidio dell’amico Carlos Casagemas. Dall’inizio del 1901 dipinse diversi ritratti postumi di Casagemas, culminanti nel triste dipinto allegorico La Vita(1903) oggi conservato presso il museo d’arte di Cleveland. Lo stesso umore pervade la nota acquaforte Il pasto frugale (1904) che ritrae un uomo cieco e una donna, entrambi emaciati, seduti ad una tavola praticamente vuota. Anche la cecità è un tema ricorrente nei lavori di Picasso di questo periodo, rappresentata inoltre nella tela Il pasto del cieco (1903, conservato presso il Metropolitan Museum of Art) e nel ritratto Celestina (1903). Altri soggetti frequenti sono gli artisti, gli acrobati e gli arlecchini. Questi ultimi, dipinti nel tipico costume a quadri, diventano un simbolo personale dell’artista.
Il periodo rosa
Il “periodo rosa” (1904-1907) è caratterizzato da uno stile più allegro, ravvivato dai colori rosa e arancione e ancora contraddistinto dagli arlecchini. In questo periodo Picasso frequenta Fernande Olivier e molti di questi lavori risentono positivamente della relazione tra i due, oltre che del contatto con la pittura francese. Nel Periodo Rosa giace un rinnovato interesse per lo spazio ed il volume, ma nel quale la malinconia, per quanto temperata, è sempre presente. I soggetti privilegiati sono arlecchini, saltimbanchi, acrobati ambulanti o comunque soggetti legati al mondo del circo. Quasi tutti i quadri rappresentano le persone del circo dietro le quinte, ma mai sul palco per far comprendere a tutti quanto sia difficile praticare quello stile di vita che è in netta contrapposizione con lo scopo del loro mestiere: far ridere.
Tra le opere di questo periodo ricordiamo: Famiglia d’acrobati (1905, Göteborg, Konstmuseum), Donna col ventaglio (1905, New York, Collezione Whitney),Due fratelli (1906, Basilea, Museo di belle arti). Inoltre Picasso realizza dei dipinti a tema erotico, donne mestruate o scene con amanti durante l’amplesso.
Il periodo africano
Picasso ebbe un periodo in cui la sua produzione artistica risultò influenzata dall’arte africana (1907-1909); se ne considera l’inizio il quadro Les demoiselles d’Avignon, in cui due figure sulla destra del dipinto sono ispirate da oggetti d’artigianato africano. Le idee sviluppate in questo periodo portano quindi al successivo periodo cubista. Nell’opera di Les demoiselles d’Avignon Picasso, attraverso l’abolizione di qualsiasi prospettiva o profondità, abolisce lo spazio: si simboleggia perciò una presa di coscienza riguardo ad una terza dimensione non visiva, ma mentale. Nella realizzazione delle figure centrali Picasso ricorda la scultura iberica, mentre nelle due figure di destra è evidente l’influsso delle maschere rituali dell’Africa.
Soprattutto la figura in basso, con gli occhi ad altezza diversa, la torsione esagerata del naso e del corpo, evidenzia come Picasso sia giunto alla simultaneità delle immagini, cioè la presenza contemporanea di più punti di vista.La struttura dell’opera è data da un incastro geometricamente architettato di piani taglienti, ribaltati sulla superficie della tela quasi a voler rovesciare gli oggetti verso lo spettatore, coinvolto direttamente dalla fissità dello sguardo delle figure femminili e dallo scivolamento della natura morta quasi fuori del quadro. L’immagine si compone di una serie di piani solidi che si intersecano secondo angolazioni diverse. Ogni angolazione è il frutto di una visione parziale per cui lo spazio si satura di materia annullando la separazione tra un corpo ed un altro.
Il cubismo analitico (1910-1912)
Il periodo analitico inizia nel 1910 in corrispondenza al fatto che ora il paesaggio occupa soltanto un ruolo limitato nelle opere di Picasso e di Braque. Chiusi nei loro atelier, i due artisti producono numerose nature morte a cui si aggiungono alcune figure e ritratti. L’immagine del visibile si frantuma, e i visi e gli oggetti (chitarre, bicchieri, violini, boccali,frutta…), a loro volta, si frammentano in una miriade di faccette. L’adozione di una molteplicità di punti di vista permette così di raggiungere una visione totale e di creare un oggetto estetico estremamente strutturato. Questa nuova concezione dello spazio pittorico e della forma favorisce la monocromia e lo studio della luce. Poiché si caratterizzano attraverso una ricerca comune, risulta ora quasi impossibile distinguere con precisione le opere di Picasso da quelle di Braque, opere in cui, fra l’altro, i toni sono volontariamente ridotti alla gamma degli ocra e dei grigi.
Il cubismo sintetico (1912-1914)
Dopo il cubismo analitico (che porta a una sorta di “esplosione” del visibile) si presenta alla ribalta del movimento cubista il periodo sintetico. La “sintesi” (quale è realizzata soprattutto da Picasso, Braque, Gris e altri) inizia con l’introduzione progressiva di lettere stampate, di listelli di legno e di altri oggetti intrompe-l’œil, attraverso collage e papiers collés, che si presentano come autentici brani di realtà integrati al quadro. Léger, da parte sua, che non fu mai analitico nel senso proprio della parola, gioca sugli incastri e i contrasti di forme introducendo nel cubismo i tre colori primari costituiti dal rosso, dal giallo e dal blu.
Classicismo e surrealismo
Nel periodo successivo alla prima guerra mondiale Picasso produsse lavori di stile neoclassico. Questo “ritorno all’ordine” è evidente nel lavoro di numerosi artisti europei negli anni venti; tra essi Derain, De Chirico, Severini, gli artisti dei movimenti del neooggettivismo in Germania e di Valori Plastici e Novecentoin Italia. I dipinti e i disegni di Picasso di questo periodo richiamano volontariamente all’opera dei grandi maestri del Rinascimento italiano, in particolare aRaffaello, ed alla pittura neoclassica di Ingres. Durante gli anni trenta il minotauro sostituisce l’arlecchino come motivo ricorrente e compare anche inGuernica. L’uso del minotauro è parte da ascriversi all’influenza del surrealismo. Considerato da molti il più famoso lavoro di Picasso, Guernica è dedicato al bombardamento tedesco dell’omonima cittadina basca ed è rimasto esposto al Museum of Modern Art di New York fino al 1981, anno in cui è stato restituito alla Spagna. Esposto inizialmente al Casón del Buen Retiro e poi al Museo del Prado, nel 1992 è stato trasferito al Reina Sofía in occasione della sua apertura e nel 1953 è stato esposto a Milano a Palazzo Reale nella sala delle Cariatidi.
Gli ultimi lavori
Picasso fu uno dei 250 scultori che esposero alla “Terza mostra Internazionale di Scultura” tenutasi presso il museo delle arti diFiladelfia nell’estate del 1949. Negli anni cinquanta il suo stile cambia nuovamente; l’artista si dedica alla reinterpretazione dell’arte dei maestri producendo una serie di lavori ispirati al dipinto Las Meninas di Velázquez e dipinti ispirati all’arte di Goya, Nicolas Poussin,Manet, Courbet e Delacroix. Gli venne commissionato un bozzetto per una scultura di oltre quindici metri da installare a Chicago. Accolse l’invito con entusiasmo realizzando una scultura (Il Picasso di Chicago) dall’aspetto ambiguo e controverso.
Non è chiaro cosa la figura rappresenti, può sembrare un uccello, un cavallo, una donna o una figura completamente astratta. La scultura fu svelata nel 1967 e Picasso la donò alla città rifiutandone il pagamento di 100.000 dollari. Gli ultimi lavori di Picasso furono una miscela di stili. Dedicando tutte le sue energie al lavoro, Picasso divenne ancora più audace, colorato ed espressivo producendo dal 1968 al 1971 tantissimi dipinti e centinaia di acqueforti. All’epoca questi lavori furono pesantemente accolti dalla critica, salvo essere riscoperti dopo la morte dell’artista e valutati come opere di neoespressionismo in anticipo sui tempi. Picasso si è occupato anche di Mail art, vedi “Il recupero della memoria” del critico Eraldo Di Vita che ebbe rapporti epistolari con l’artista (1952-53).
Genio o malattia?
Secondo il neuroscienziato olandese Michel Ferrari[8], all’origine dei quadri cubisti di Picasso ci sarebbe stata l’emicrania: volti tagliati in verticale e particolari del volto sproporzionati sono infatti il frutto delle visioni “spezzate” dei malati di aura visiva, una patologia di cui Picasso probabilmente soffriva, come ancheDe Chirico. Picasso era inoltre dislessico.[9] La tesi di Ferrari non è condivisa da molti studiosi di Picasso; il fatto è che il confine tra il genio e la follia è labile, e Picasso portava dentro di sé la partecipata consapevolezza del male, dell’orrore che avvelena il nostro mondo, e soprattutto questo esprimeva nei suoi dipinti, nelle sue sculture e nelle ceramiche. L’animo avvelenato di Picasso lo rendeva perfido, perfino sadico, soprattutto con chi lo amava; ma tale era il suo magnetismo che nessuno di coloro che lo amavano ha mai smesso di amarlo, neppure le sue innumerevoli e maltrattate donne, una sola delle quali ebbe la forza di lasciarlo.
Lasciti
Al momento della sua morte, molti dei suoi dipinti erano di sua proprietà, dato che Picasso tenne fuori dal mercato le opere che non aveva bisogno di vendere. Oltre a ciò, Picasso possedeva una considerevole collezione di opere di artisti suoi contemporanei come ad esempio Henri Matisse, con cui scambiò lavori. Non lasciando un testamento, le tasse di successione vennero pagate allo stato francese attingendo alle sue opere e alla sua collezione. Questi lavori andarono a formare il nucleo dell’immensa collezione del Musée Picasso di Parigi. Nel 2003 i parenti di Picasso inaugurarono un museo dedicato ai suoi lavori nella sua città natale in Spagna, il Museo Picasso Málaga.
Il “Museo Picasso” di Barcellona ospita molti dei primi lavori, creati durante la sua vita in Spagna, incluse alcune opere raramente esibite in cui si rivela la sua solida preparazione classica. Il museo inoltre possiede alcuni studi di figura fatti sotto la guida del padre nonché la collezione di Jaime Sabartés, amico di Picasso dai suoi giorni di Barcellona che fu per molti anni anche suo segretario personale. Nel film Surviving Picasso (1996) l’artista viene raccontato attraverso l’esperienza personale di Françoise Gilot. L’artista è interpretato da Anthony Hopkins.
Le maggiori quotazioni
Alcuni dei quadri di Picasso sono tra i più costosi dipinti del mondo
- Nudo su una poltrona nera – venduto per 45,1 milioni di dollari statunitensi nel 1999 a Les Wexner, che ne fece dono al Wexner Center for the Arts.
- Le nozze di Pierrette – venduto per oltre 51 milioni di dollari statunitensi nel 1999.
- Ragazzo con pipa – venduto per 104 milioni di dollari statunitensi da Sotheby’s il 4 maggio 2004, stabilisce un record.
- Dora Maar e il gatto – venduto per 95,2 milioni di dollari statunitensi da Sotheby’s il 3 maggio 2006.
- L’arlecchino cubista – valutato oltre 30 milioni di dollari.
- Nude, Green Leaves and Bust – venduto per oltre 106 milioni di dollari statunitensi da Christie’s il 4 maggio 2010 a New York, stabilisce un nuovo record.
- Le rêve – venduto nel marzo 2013 per 155 milioni di dollari da Steve Wynn a Steven Cohen. È il secondo quadro più costoso dopo I giocatori di carte diPaul Cézanne[10]
- Il salvataggio – venduto per 31,5 milioni di dollari all’asta a New York l’8 maggio 2014
Premi
- Premio Stalin per la pace (1950)
- Premio Lenin per la pace (1962)
Aneddoti e curiosità
- Il pittore Renato Guttuso nel suo quadro intitolato La Spiaggia raffigura Picasso di profilo con un corpo abbronzato ed un costume hawaiano, che strofina su di sé un telo verde, con le movenze di un torero, come fosse appena giunto sulla spiaggia dopo un lungo bagno in mare.[11]
- Un uomo criticò Picasso perché creava arte troppo poco realistica. Picasso gli chiese: «Mi può mostrare dell’arte realistica?» L’uomo gli mostrò la foto della moglie. Picasso osservò: «Quindi sua moglie è alta cinque centimetri, bidimensionale, senza braccia né gambe, e senza colori tranne sfumature di grigio?»[12]
- Il Guinness dei Primati cita Picasso come il pittore più prolifico.[senza fonte]
- Le truppe d’occupazione naziste, a Parigi, assieme all’ambasciatore tedesco, domandarono a Picasso vedendo il quadro di Guernica “Avete fatto voi questo orrore, maestro?” e lui rispose “No, è opera vostra.”
- Ad un uomo che lo accusava di dipingere come un bambino di cinque anni il pittore rispose: “Magari potessi!”[senza fonte]
- In seguito al furto della Gioconda, (1911) dal Museo del Louvre, per il suo carattere estroso ed irregolare fu sospettato di essere l’autore del furto; fu indagato ed interrogato per questo, risultando poi del tutto estraneo ai fatti [senza fonte].
- Era peniafobico, vale a dire che aveva il timore di diventare povero[13].
- In un’intervista il cantante Miguel Bosé ha raccontato, «Da bambini andavamo spesso nella sua villa vicino a Cannes, la Californie. E lui ci faceva disegnare. Metteva i pennelli in mano a me e a mia sorella Lucia e ci chiedeva di aiutarlo, usando solo due colori: il verde e il rosa. […] Una volta, a New York in casa di alcuni miei amici, davanti a un Picasso, ho riconosciuto un angolo rosa che avevo fatto io».[14]
- Aveva un cane bassotto di nome Lump.
- Reinterpretò , in varie versioni ,quasi ossessivamente, la Colazione sull’erba (Manet).Su questo argomento,nel 2008,il Museo d’Orsay allestì la mostraPicasso/Manet,le dejeuner sur l’herbe,dove furono esposte le molte varianti e i molti lavori preparatori del maestro. Catalogo omonimo ISBN 978-2-7118-5529-2 . In contemporanea , in un autunno-inverno artistico parigino dedicato a Picasso , si svolse al Grand Palais la mostra Picasso et les Maitres dove furono esposte le reinterpretazioni picassiane dei capolavori di Delacroix, Velazquez, Poussin, Courbet e molti altri maestri.
Figli
- Paulo (4 febbraio 1921 – 5 giugno 1975) – con Ol’ga Chochlova
- Maya (5 settembre 1935 – ) – con Marie-Thérèse Walter
- Claude (15 maggio 1947 – ) – con Françoise Gilot
- Paloma (19 aprile 1949 – ) – con Françoise Gilot
Opere
- Moulin de la Galette (1900)
- Autoritratto (1901)
- Evocazione (1901)
- Arlecchino pensoso (1901)
- Autoritratto – Io, il re (1901)
- Margot (1901)
- Donna in blu (1901)
- I due saltimbanchi (1901)
- La bevitrice d’assenzio (1901)
- Ritratto di Jaime Sabartès (1901)
- Le due sorelle (1902)
- Poveri in riva al mare (1903)
- La famiglia Soler (1903)
- La Vita (1903)
- Madre con bambino malato (1903)
- Ritratto di Benet Soler (1903)
- Il vecchio chitarrista cieco (1903)
- Il vecchio ebreo (1903)
- La Celestina (1904)
- L’attore (1904 – 1905)
- Acrobata e giovane equilibrista (1905)
- Due acrobati con cane (1905)
- Famiglia di acrobati con scimmia (1905)
- Ragazza di Maiorca (1905)
- Ragazzo con pipa (1905)
- Ragazzo che conduce un cavallo (1905-06)
- Ritratto di Gertrude Stein (1905-06)
- Due fratelli (1906)
- Autoritratto (1907)
- Les demoiselles d’Avignon (1907)
- Donna con ventaglio (1908)
- La casetta in giardino (1908)
- La contadina (1908)
- La driade (1908)
- Tre donne (1908-09)
- Serbatoio a Horta de Ebro (1909)
- Donna con mandolino (1909)
- Donna con pere (1909)
- Donna con ventaglio (1909)
- Fabbrica di mattoni a Tortosa (1909)
- L’appuntamento (1909)
- Natura morta con bottiglia di liquore (1909)
- Ritratto di Ambroise Vollard (1909-10)
- Ma Jolie (1911-12)
- Le pigeon aux petit pois (1911)
- Chitarra (1912-1913)
- Natura morta con sedia impagliata (1912)
- Violino, bicchiere di vino, pipa e calamaio(1912)
- Chitarra (1913)
- Donna con camicia in poltrona (1913)
- Violino e fruttiera (1913)
- Bottiglia di Bass, clarinetto, chitarra, violino(1914)
- Chitarra sul tavolo (1914)
- Natura morta verde (1914)
- Ritratto di ragazza (1914)
- Arlecchino (1917)
- Sipario per Parade (1917)
- Ritratto di Olga in poltrona (1917)
- Pierrot (1918)
- Bicchiere, bouquet, chitarra e bottiglia (1919)
- Donna seduta (1920)
- I tre musici (1921)
- Tre donne alla fontana (1921)
- Grande bagnante (1921-22)
- Due donne che corrono sulla spiaggia (1922)
- Arlecchino – Ritratto di Jacinto Salvado (1923)
- Il flauto di Pan (1923)
- Arlecchino musicista (1924)
- Paulo vestito da Arlecchino (1924)
- Il bacio (1925)
- I tre ballerini (1925)
- Studio con testa di gesso (1925)
- L’atelier della modista (1926)
- La nuotatrice (1929)
- Bagnante seduta (1930)
- La crocefissione (1930)
- Donna nuda su una poltrona rossa (1932)
- Il sogno (1932)
- Studio per la copertina di Minotaure (1933)
- Corrida (1934)
- Nudo in giardino (1934)
- Due personaggi (1934)
- La Musa (1935)
- Minotauromachia (1935)
- Donna che piange (1937)
- Ritratto di Marie-Thérèse (1937)
- Sulla spiaggia (1937)
- Guernica (1937)
- Dora Maar seduta (1937)
- Ritratto di Nush Eluard (1937)
- Donna seduta (1938)
- Maya con la bambola (1938)
- Il maglione giallo (1939)
- Serenata al mattino o L’aubade (1942)
- Le tre età dell’uomo (1942)
- Femme en vert (1943-44)
- La joie de vivre (1946)
- La cucina (1948)
- Massacro in Corea (1951)
- L’ombra (1953)
- Donne di Algeri (1955)
- Donna nuda davanti al giardino (1956)
- Las Meninas (1957)
- La Californie (1958)
- Jacqueline au ruban jaune (1961-62)
- Femme assise – Jacqueline (1962)
- Il pittore e la modella (1963)
- Visage (1970)
- Donna sul divano I (1970-1971)
- Graffito di Pablo Picasso (Museo Monumento al deportato di Carpi)
Documenti cinematografici
- Luciano Emmer, Incontrare Picasso (1954)
- Surviving Picasso di James Ivory (1996)
- I colori dell’anima di Michael Davis (2004)
Note
- ^ (ES) La primeras palabras de Pablo Picasso fueron “piz, piz”, para pedir un lápiz, in Larepublica.com.uy, 12 febbraio 2006. URL consultato il 30 giugno 2011.
- ^ Online Picasso Project. Biografia, 1881: «Nel suo certificato di nascita il suo nome ufficiale è Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Cipriano de la Santísima Trinidad, mentre nel certificato di battesimo è chiamato Pablo Diego José Francisco de Paula Juan María de los Remedios Crispiniano de la santissima Trinidad.»
- ^ José Ruiz y Blasco, geni.com, 30 gennaio 2015.
- ^ Maria Picasso y Lopez, geneall.net.
- ^ a b ARTE: LA CASA E IL MARE DEL “LIGURE” PABLO PICASSO SCOPERTA A SORI UNA TARGA PER RICORDARE IL BISNONNO, regione.liguria.it, 6 dicembre 2012.
- ^ a b (ES) María Teresa Martín Bourgon, Picasso, Pablo Ruiz, Museo del Prado. URL consultato il 26-06-2016.
- ^ Addio Luciano Emmer, Gli Altri.
- ^ Claudia Giammatteo, Quel diavolo di mal di testa, Focus Storia, febbraio 2010, p. 17.
- ^ www.dyslexiaonline.com
- ^ Le opere d’arte più costose di sempre
- ^ Tratto dall’illustrazione del quadro di Guttuso presso la Galleria Nazionale di Parma
- ^ www.freakingnews.com
- ^ M. Liberti, Grandi Fifoni su Focus Storia, aprile 2010, p.76
- ^ Miguel Bosè (Magazine – luglio 2007)
Bibliografia
- Gereon Becht-Jördens e Peter M. Wehmeier, Picasso und die christliche Ikonographie: Mutterbeziehung und künstlerische Position, Berlin, Dietrich Reimer Verlag, 2003, ISBN 978-3-496-01272-6.
- John Berger, The success and failure of Picasso, Pantheon Books, 1989, ISBN 978-0-679-72272-4.
- Juan Eduardo Cirlot, Picasso, birth of a genius, New York and Washington, Praeger, 1972.
- Elizabeth Cowling e Jennifer Mundy, On classic ground: Picasso, Léger, de Chirico and the New Classicism, 1910–1930, London, Tate Gallery, 1990,ISBN 978-1-85437-043-3.
- Pierre Daix, Picasso: life and art, Icon Editions, 1994, ISBN 978-0-06-430201-2.
- Michael C. FitzGerald, Making modernism: Picasso and the creation of the market for twentieth-century art, Berkeley, University of California Press, 1996, ISBN 978-0-520-20653-3.
- Eugenio Fernández Granell, Picasso’s Guernica: the end of a Spanish era, Ann Arbor, Mich., UMI Research Press, 1981, ISBN 978-0-8357-1206-4.
- Rosalind E. Krauss, The Picasso papers, MIT Press, 1999, ISBN 978-0-262-61142-8.
- Enrique Mallén, The visual grammar of Pablo Picasso, New York, Peter Lang, 2003, ISBN 978-0-8204-5692-8.
- Enrique Mallén, La sintaxis de la carne: Pablo Picasso y Marie-Thérèse Walter, Santiago de Chile, Red Internacional del Libro, 2005, ISBN 978-956-284-455-0.
- Enrique Mallén, A Concordance of Pablo Picasso’s Spanish Writings, New York, Edwin Mellen Press, 2009, ISBN 978-0-7734-4713-4.
- Enrique Mallén, A Concordance of Pablo Picasso’s French Writings, New York, Edwin Mellen Press, 2010, ISBN 978-0-7734-1325-2. URL consultato l’8 ottobre 2010.
- Nill, Raymond M (1987). A Visual Guide to Pablo Picasso’s Works. New York: B&H Publishers.
- Olivier Widmaier Picasso, Picasso: the real family story, Prestel, 2004, ISBN 978-3-7913-3149-2.
- William Rubin, Pablo Picasso: A Retrospective, Little Brown & Co, 1981, ISBN 978-0-316-70703-9.
- Richard J. Wattenmaker, Great French paintings from the Barnes Foundation: Impressionist, Post-impressionist, and Early Modern, New York, Alfred A. Knopf, 1993, ISBN 978-0-679-40963-2.
- Lael Tucker Wertenbaker, The world of Picasso (1881– ).
Collegamenti esterni
- (EN, ES, FR) Sito ufficiale, picasso.fr.
- Opere scelte di Pablo Picasso., picasso-art.blogspot.com.
- (EN, ES, FR) Online Picasso Project, picasso.shsu.edu.
- Costantino D’Orazio, Pablo Picasso (da Wikiradio di Radio3, in onda il 25/10/2011)
Una delle foto di René Burri della mostra di Picasso a Milano nel 1953, con visitatore in carrozzina (Magnum Photos)
Per l’accessibilità si veda