Multi inaugurazione mostre a Studio la Città
Galleria Studio La Città
13 dicembre 2014 – 31 gennaio 2015
Emil Lukas
Large Curtain 13.12.2014 > 31.01.2015, inaugurazione sabato 13 dicembre, ore 11.30
Dopo l’ultima mostra dell’artista statunitense Emil Lukas, proposta da Studio la Città nel 2012, dove, a farla da protagonista era la grandissima installazione meccanomorfa “Curvature”, ora l’artista torna a Verona con una personale in cui saranno presentati cinque lavori totalmente diversi e appositamente studiati dall’artista per il nostro spazio espositivo: cinque opere composte da una policroma trama di fili inchiodati sulla tela.
Emil Lukas utilizza una vasta gamma di materiali che vanno dal gesso, al legno, alla tela e ai rifiuti.
Le opere di Lukas, tuttavia, non possono essere propriamente catalogate come scultura o pittura: sono piuttosto lavori tridimensionali, costituiti da diversi strati sovrapposti in cui interno e esterno, superficie e supporto perdono la loro distinzione gerarchica per assumere uguale importanza
Il linguaggio astratto di Emil Lukas è vario e complesso dal momento che usa tecniche impersonali sempre diverse tra loro: tirare un migliaio di fili su un telaio sino a ottenere magnifici effetti di luce e dissolvenza cromatica – come nel caso di questa mostra -, oppure sfruttare l’energia cieca di larve di insetti, che muovendosi su gocce di colore stese sulla carta formano reticoli affascinanti oppure imprimere fogli di pluriball nel gesso e nella resina ottenendo calchi dai colori fantastici.
Come afferma l’artista stesso durante un’intervista di Harry Philbrick, lo scorso anno:
Sono stato inizialmente attratto dai fili durante il mio viaggio in Germania, alla fine degli anni ’80. A quel tempo, l’industria tessile Gütermann esponeva nelle vetrine dei negozi enormi scaffali con più di settecento rocchetti di filo in diversi colori. L’intenso effetto visivo mi affascinava. Ora ho un simile espositore nel mio granaio. Però, mentre i fili di Gütermann erano in poliestere, io sono sempre stato affascinato dalla seta. Nel 2011, sono stato così fortunato da incontrare Ermenegildo Zegna, che ha acquistato uno dei miei “thread paintings”. Mi ha invitato a visitare l’azienda Zegna a Triviero, commissionandomi degli altri lavori. Sono rimasto impressionato dalla fabbrica e dai suoi archivi, che raccoglievano ricerche scientifiche su fibre, colori, consistenza delle stoffe e motivi decorativi. Ho portato via un bancale di fili di seta con cui ho creato molti quadri, tra cui quelli per Zegna e uno che ora si trova nelle collezioni del Crystal Bridges Museum of American Art. La seta è molto più fine, sottile e trasparente rispetto al filo di poliestere, e questi suoi pregi mi permettono di creare opere dall’aspetto più morbido ed etereo.
Hiroyuki Masuyama A cura di Marco Meneguzzo Con lacollaborazione di Rasmus Kleine M.A.
13.12.2014 > 31.01.2015, inaugurazione sabato 13 dicembre, ore 11.30
La mostra di Hiroyuki Masuyama che Studio la Città inaugura il 13 dicembre riveste una particolare importanza sia per la galleria che, soprattutto, per l’artista: da un lato infatti si ribadisce una collaborazione che dura ormai dal 2002, dall’altro si espone una sorta di “summa” dell’ opera dell’artista, suggellata da un libro che diventa il punto fermo, il documento narrativo di un’attività ormai pluridecennale.
In mostra saranno esposte opere degli ultimi cicli dell’artista giapponese (1968, vive a Düsseldorf, noto per le sue geniali sovrapposizioni tra luoghi dipinti e luoghi fotografati. Alle vedute di J.W.M.Turner si affiancano oggi quelle di Caspar David Friedrich (1774-1840), di Caspar Wolf (1735-1783), ma anche quelle di cartoline d’inizio del secolo scorso, in un amalgama che vede Masuyama sovrapporsi volutamente al vero e proprio “punto di vista” degli altri. Questa tecnica ovviamente è lo specchio del suo pensiero estetico ed esistenziale, che si manifesta nel rispetto verso il passato e il suo linguaggio, e nell’aggiunta di un ulteriore punto di vista – il suo – alla miriade di sguardi codificati dall’arte e dalla fotografia. Il discorso di Masuyama, allora, coinvolge il linguaggio, ma anche il tempo, e persino il “proprio” tempo, quando ad esempio, nel nuovissimo ciclo “Moving viewpoint” (2014), l’immagine è il risultato di una camminata tra le montagne, sintetizzata sino a “contenere” tutto il viaggio.
Così, nelle sale della galleria si assiste a un’ulteriore sovrapposizione, che è quella di un ciclo ad un altro ciclo, in una specie di coerenza circolare che si ritrova in tutto il lavoro di Masuyama, dai suoi lavori maturati alla fine del secolo scorso, alla sfera praticabile “Breath” (2014, questa non presente in mostra) che non è altro che l’immagine di un mondo che metaforicamente “respira”: una continuità circolare, che forse è la concretizzazione artistica di un tempo circolare, che costituisce e costruisce il mondo di Masuyama. ampiamente illustrato anche nel volume che accompagna lamostra, curato – come la rassegna – da Marco Meneguzzo.
La collaborazione col Kallmann Museum, di Ismaning, in cui l’artista esporrà nel febbraio 2015, si esplicita anche nel volume che accompagna la mostra veronese – curati entrambi da Marco Meneguzzo – con un testo del direttore Rasmus Kleine e con una edizione bilingue.
SHAUN GLADWELL
BMX Channel, 2013
HD video, 16:9 (colore, suono)
Durata: 12’42”
Performer: Matti Hemmings
Direttore della fotografia: Hopi Allard
13.12.2014 > 31.01.2015, inaugurazione sabato 13 dicembre, ore 11.30
Shaun Gladwell è fra i più riconosciuti artisti australiani, la sua pratica coinvolge criticamente l’esperienza personale e un’ampia speculazione sulla storia dell’arte e le dinamiche della cultura contemporanea attraverso performance, video, pittura, fotografia e scultura.
Il suo lavoro si sviluppa attraverso l’utilizzo di forme di espressione urbana come skateboarding, hip-hop, graffiti, BMX bike riding, break-dancing e sport estremi. I suoi progetti video si fondano sullo studio del corpo umano all’interno dello spazio, con chiari riferimenti all’arte del passato. I soggetti dei suoi lavori sono spesso figure culturali contemporanee come lo skateboarder, il pilota di motocross, il pilota freestyle di BMX, il graffitista, il free-runner ed altri performers.
L’investigazione dello spazio ha portato Gladwell a cimentarsi via via con differenti formati video, sperimentando il multicanale e utilizzando superfici architettoniche come aree di proiezione.
Il lavoro dell’artista australiano inoltre, accosta alcuni tradizionali generi artistici del passato (ad esempio il sublime o la rappresentazione del panorama romantico) alle più attuali tendenze culturali come come lo skateboarding o la break dance.
Tuttavia, il suo linguaggio artistico non mira né ad aggiornare né a recuperare modelli artistici tradizionali. Al contrario, queste due tendenze si contaminano l’un l’altra innalzando alla categoria di “arte” anche le performance di ‘strada’ o le varie attività sottoculturali delle periferie urbane.
Shaun Gladwell estende il suo interesse nei confronti del paesaggio e della nozione di “sublime contemporaneo” attraverso il video BMX Channel.
Il ciclista scozzese Matti Hemmings è stato l’inventore di un particolare stile di guida delle biciclette BMX, definito “flatland”. Le manovre intricate e danzanti di Hemmings sono rese in slow motion e incorniciate da un colonnato Edoardiano – una struttura situata dentro l’inquadratura della video installazione. Nella composizione la bandiera del Regno Unito ricopre un ruolo centrale. Questa bandiera definisce chiaramente come “britannico” il paesaggio che vediamo sul video. Sotto il ciclista si staglia il canale della Manica e, al di là di esso, la Francia – la nebbia rende sfocata la linea dell’orizzonte tra cielo e mare.
La colonna sonora elettronica-ambient offre un’interpretazione musicale degli elementi spaziali che caratterizzano la performance, come ad esempio la dissolvenza dell’orizzonte, la nebbia e la grazia delle evoluzioni di Hemmings nella sua BMX.
Greta Rento
13.12.2014 > 31.01.2015, inaugurazione sabato 13 dicembre, ore 11.30
A partire dal 13 dicembre 2014, Studio la Città dedicherà una sala del proprio spazio espositivo ai lavori della giovane artista Greta Rento: una sintesi di arte contemporanea e design racchiusi in un progetto che convoglia materia, natura, forza dell’uomo e dello scorrere del tempo.
Le opere di Greta Rento sono tutte molto autobiografiche e fortemente connotate dal misticismo delle montagne feltrine, dove l’artista è nata e cresciuta. Questi lavori si presentano come manufatti di un demiurgo contemporaneo che, lavorando a mano lamateria, ha dato loro un’aura spirituale, accentuata dal calore e dal fascino luminoso delle candele, elementi imprescindibili, assieme alla pietra, delle sculture di altissima qualità prodotte da Greta.
Come afferma l’artista stessa: Il mio lavoro e’ immerso nel misticismo e nella natura dei luoghi in cui sono cresciuta. La maggior parte degli oggetti che creo sono in pietra, come da tradizione di famiglia, coinvolgendo una varietà’ di differenti materiali tra cui l’acciaio, il bronzo, il legno e affidandomi ad abilità artigianali, artistiche e tecnologiche. Nel mio lavoro esploro l’interconnessione di elementi: cosmici, terrestri, consci ed inconsci, passati e futuri, scientifici e spirituali oltre che la relazione tra tradizione artigianale e nuovi processi tecnologici. Creo oggetti che, attraverso le loro forme e colori celebrano la bellezza del quotidiano, rievocano la natura, le tradizioni e i rituali. Pezzi senza tempo, fatti per essere utilizzati, goduti ed esprimere il grande fascino che la materia, come pure il processo lungo, impegnativo e allo stesso tempo meditativo dell’opera unica fatta a mano, hanno da sempre esercitato su di me.
In mostra saranno proposte opere create in due anni di lavoro: una grande installazione composta da oltre trecento pezzi, opere uniche in pietra chiara contenenti piccoli lumini (Lucciola – 2013), e due installazioni con lavori in pietra scura nati dal ritrovamento di un unico masso dolomitico, contenete un mare letteralmente “fossilizzato” al suo interno (Forever- 2014 e il mare dentro-2014).
Greta Rento è nata a Feltre, nel 1986. Dopo la laurea lettere e filosofia conseguita all’Università degli Studi di Padova nel 2009, ha vissuto a Londra dove ha frequentato il Central Saint Martin, dedicandosi al mondo del fashion Jewel e lavorando come production manager per un marchio d’avanguardia londinese. Nel 2013, rientrata in Italia per avvicinarsi al mondo dell’artigianato scultoreo, come da tradizione familiare, ha aperto un suo laboratorio nella città natale dove lavora al personale progetto artistico di cui questa mostra è esempio.
Studio La Città su dismappa
- Il Cenacolo ametista di Marcela Cernadas
- Mostra Risonanze: Roberto Pugliese + David Leverett
- Mostra di Emil Lukas + In the depth of identity a Studio La Città
- Studio La Città: Dieci anni in Galtarossa + The Bike Connection
- Mostra Luigi Carboni a Studio La Città
- Rossella Pasqua per Accessibile è meglio
- Scatter, installazione di Arthur Duff
- Roberto Pugliese, La finta semplice
- Pier Paolo Calzolari Opere della collezione Studio la Città
- Omaggio a Hema Upadhyay & Iran 1970 di Basilico
- Superficial
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- Jacob Hashimoto a Studio La Città
- Mostra Eugenio Tibaldi e Herbert Hamak
- Il futuro della fotografia nell’era dell’Iphone
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