Mostra “Omaggio a Carlo Gorni” – Sculture di carta e grafica

• Sala Renato Birolli – Via Macello 17 – Verona

Carlo Gorni

Conoscere, seppur sinteticamente, Carlo Gorni  non è così semplice come pare: non c’è niente di più arduo di ciò che costituisce un coeso poliedro.

Notissimo nel suo ambiente, non ha una corrispondente visibilità pubblica, data la sua sconcertante modestia (già notata da uno scopritore di talenti come Nin Guarienti

Oggi la modestia non è più una virtù, ma una sorta di peccato originale. In attesa di “estorcergli” quanto basta per non rischiare spiacevoli omissioni, ecco alcuni  dati accessibili.

Diplomato al Liceo Artistico (era a Castel S. Pietro con docenti come Avena, Nardi, Girelli, ecc.) predilesse il disegno. Oggi Gorni si può ritenere antesignano ed insieme decano della grafica veronese.

Non restò quello che nel settore si suol definire un “creativo”, ma divenne una delle migliori firme, un vero artista (capita quando l’”inventio” si associa al “genius”).

Fin da giovane esplorò i vari percorsi d’arte, favorito anche dal fatto che Verona è un palinsesto assai leggibile di opere di ogni tempo e modo (dall’antichità al futurismo). Del futurismo gli è restata la vena migliore: una  personalissima attitudine a varcare la staticità ed approdare alle forme dinamiche.

Osservazione, intuito, versatilità sono ora le sue armi. Con sole matite e pennarelli riesce a servirsi delle nuove tecnologie senz’esserne succube. Trovò chi ebbe bisogno di uno come lui (Angelo Betti).

Molti gli enti (tra cui primeggia la Fiera di Verona di cui ideò il marchio principale e quello di alcuni ambiti come VinItaly, Eurocarne, Fieracavalli, ecc. negli anni propulsivi di Angelo Betti) e centinaia sono le imprese e gli operatori che hanno scelto di fregiarsi con un marchio, un logo, un segnale, un grafismo che portasse la sua firma.

Fidarono nel suo sicuro intuito anche costruttori di stands, padiglioni e promotori di eventi pubblicitari dei più quotati settori.

Molte furono anche le iniziative sociali, culturali, folcloristiche, benefiche che ricorsero alla sua arte (e, bisogna dirlo, alla sua generosità).

Basti ricordare a questo proposito l’intera coreografia della mascherata del rione Filippini che, a suo tempo, ottenne il “Primo premio assoluto” (“assoluto” significava semplicemente al di sopra di ogni compenso); in concorrenza con noti artisti, ideò carri carnevaleschi che fecero primeggiare i relativi Comitati.

Il suo affetto per Verona (espresso, tra l’altro, con concrete idee per la valorizzazione dell’Adige) ha colto l’attenzione di persone responsabili della cosa pubblica come Gian Luca Fantoni: alcune iniziative volte ad incentivare in modo nuovo il turismo su Verona stanno per avere un più definito indirizzo di fattibilità.

Di recente Gorni ha messo a disposizione del Comune l’intera serie originale di preziosi disegni che riportano, con precise tonalità di forma e di colore, i prospetti dei più insigni monumenti civici: piazze, strade, chiese e palazzi (si veda il volume, edito da Damolgraf, col vivace commento storico di Michele Gragnato).

Alla città ha dedicato anche accurati rilievi cartografici e mappe con dinamici effetti stereo.

Un discorso più completo su Gorni deve tener conto di altri aspetti non minori della sua molteplice attività (felice chi possiede caricature, strenne augurali di capodanno, schizzi estemporanei carichi di verve e di estro, rivelatori dell’umore, positivo e costruttivo di questo maestro).

A partire dalla lunga esperienza acquisita nelle annuali rassegne dei presepi in Arena arrivò a Gerusalemme con Alfredo Troisi.

Lì potè esprimere la sua competenza, ma un suo progetto per un’opera colossale (alta 16 metri), già accolto e patrocinato dall’Unesco, non ebbe seguito.

L’ennesima guerra locale spense quel suo sogno di pace.

Per chiudere, ma non per concludere, è doveroso accennare ad una genialissima serie di “cartasculture”  realizzate con strisce di cartoncino.

Esse emanano tanta energia dinamica che gli osservatori più pacati ricevono una gamma sorprendente di effetti emotivi. Una cosa incredibile! Da provare!

Tutto preso dalla gioiosa fatica del lavoro in sé, Gorni è sempre stato alquanto restio alle esibizioni.

Rare le eccezioni, come la memorabile mostra delle sue “cartasculture”  a palazzo Miniscalchi, forzato da Gian Paolo Marchini e dallo scrivente (ripresa a Villafranca sotto il titolo “Il pesante ed il leggero”). Sollecitato dagli amici ha ripetuto parzialmente la mostra alla sala Birolli.

Per questa sua colpevole renitenza i suoi estimatori propongono che Gorni sia al più presto severamente punito con una completa mostra retrospettiva alla Gran Guardia!

di Pier Luigi Facchin