Mostra alla GAM: Il mio corpo nel tempo. Lüthi, Ontani, Opalka
Galleria d’Arte Moderna A. Forti – Palazzo della Ragione
Entrata accessibile con scivolo e ascensori da via della Costa
13 ottobre 2017 – 28 gennaio 2018
Inaugurazione venerdì 13 ottobre, ore 19.30
Il mio corpo nel tempo. Lüthi, Ontani, Opalka
a cura di Adriana Polveroni e Patrizia Nuzzo
“Che cos’è il tempo”, si chiedeva sant’Agostino nelle Confessioni. “Se nessuno m’interroga, lo so. Se volessi spiegarlo a chi mi interroga, non lo so”.
Quest’osservazione rimane valida nonostante siano passati più di 1.600 anni, perché il tempo e la domanda su di esso sono argomenti universali, che ci trascendono e la cui riflessione ci coglie disarmati, sprovvisti di difesa (l’eventuale risposta). Non sappiamo dire che cosa sia il tempo, e non sappiamo dirlo meno che mai oggi in cui questo si complica per l’opacizzazione delle categorie di passato e di futuro o per l’appiattimento in un eterno presente.
L’arte, però, gli artisti nella fattispecie, sembrano saperlo. L’arte non nasconde il tempo, non lo cela. Non perché lo esibisca, esteriorizzandolo, ma perché lo mostra incarnandolo.
Alcuni artisti rivelano il passare del tempo, quell’ineluttabile destino che corrompe il corpo e il volto, attraverso i loro stessi corpi e volti.
Fin dai loro esordi, artisti come Urs Lüthi, Luigi Ontani e Roman Opalka, hanno messo in scena se stessi e non hanno mai smesso di farlo, testimoniando attraverso i loro corpi il passare del tempo. Non per mero narcisismo, ma eleggendo se stessi a documento vivente che dà una risposta a quell’enigma di cui parlava sant’Agostino.
Galleria fotografica inaugurazione mostra
Da questo punto di vista, il loro lavoro si colloca in quell’area cara a certa filosofia – Heidegger e, prima di lui, Parmenide-, secondo i quali la verità (Aletheia) è ciò che non si nasconde. È il mostrarsi del vero come autentico disvelamento.
In un’epoca come l’attuale, che nega, tende a nascondere e a camuffare il passare del tempo, in cui il corpo diventa il dispositivo con il quale realizzare questa negazione, il loro lavoro assume un ulteriore valore critico.
La mostra “Il mio corpo nel tempo” vede tre artisti: Urs Lüthi, Luigi Ontani e Roman Opalka, presentati attraverso le loro opere che cominciano dagli albori della loro attività fino ad oggi o, nel caso di Opalka, fino alla sua scomparsa. Il susseguirsi delle immagini, nelle quali a volte con fatica si riconosce l’uomo odierno – si pensi soprattutto alla straordinaria trasformazione di Urs Lüthi da giovane efebico a pingue e anziano signore quale è oggi-, rivela un percorso artistico di estrema coerenza e di grande fascino.
Si tratta della messa in scena, e della messa a nudo verrebbe da dire, della Aletheia, della verità senza veli, offerta allo sguardo del visitatore come puro mostrarsi del tempo e di se stessi.
Un percorso in quattro sale, ciascuna dedicata a un artista, in cui scorrono le loro immagini. Dall’inizio fino ad oggi, ciascuno secondo il proprio linguaggio. Rigorosamente formale e quasi minimalista, nel caso di Opalka. Libero e con accenti ironici, che spazia dalla fotografia all’installazione per Lüthi. Quasi barocco, saturo di colori e volutamente citazionista per Ontani.
L’ingresso alla mostra è gratuito per visitatori con disabilità e accompagnatori