20160126 Luca Zingaretti Melillo Lombardi The Pride Verona dismappa 0305 Teatro Nuovo

Luca Zingaretti, The Pride


Teatro Nuovo di Verona
Rassegna Il Grande Teatro
dal 26 al 31 gennaio 2016
Giovedì 28 gennaio, ore 17.00 Incontro con gli attori

Teatro Nuovo di Verona Rassegna Il Grande Teatro dal 26 al 31 gennaio 2016 Giovedì 14 gennaio, ore 17.00 Incontro con Michela Cescon 12 - 17 gennaio 2016 Il testamento di Maria TEATRO STABILE DI TORINO - TEATRO NAZIONALE / TEATRO STABILE DEL VENETO - TEATRO NAZIONALE IN COLLABORAZIONE CON ZACHAR PRODUZIONI Di: Colm Tóibín Traduzione ed adattamento: Marco Tullio Giordana e Marco Perisse Regia: Marco Tullio Giordana con: Michela Cescon Dopo il grande successo di The Coast of Utopia, prodotto dal Teatro Stabile di Torino nella stagione 2011/2012, si riforma la coppia artistica composta da Marco Tullio Giordana, che da tempo affianca alle regie cinematografiche quelle di prosa, e dalla pluripremiata attrice Michela Cescon. L’incontro avviene attraverso le parole di Colm Tóibín, uno dei maggiori scrittori irlandesi contemporanei, con un passato nell’IRA e un presente di impegno per i diritti gay, che riscrive in questo breve e intenso romanzo il rapporto fra Maria e suo figlio, nei giorni della predicazione alle folle e poi in quelli drammatici della condanna e della crocifissione. È la madre stessa che parla, che ricorda, cercando di accettare il destino atroce che ha colpito il giovane amatissimo figlio e lei stessa. Una Passione in cui la figura di Maria è solo e fortemente umana, lontana dall’agiografia cattolica che la vede dolente e consapevole del grande piano di salvezza di cui il figlio di Dio si è reso protagonista. Scrive Michela Cescon: «Nel progetto di Stoppard ho dovuto rinunciare a stare in scena perché la cura che mi richiedeva la produzione era tanta e impegnativa. Abbiamo cominciato a cercare un testo che avesse quindi un ruolo per me, certi di voler affrontare nuovamente un lavoro sul contemporaneo, ma che avesse sempre le stesse altezze dei classici. Quando ho letto The Testament of Mary di Tóibín ho capito subito che era il testo giusto, mi sono commossa, mi sono sentita avvolta e, chiuso il libro, la mia immagine di Maria non è più stata la stessa. Ho sentito profondamente il tema madre e figlio, come lo narra lo scrittore, dove la personalità, il talento e il forte destino di un ragazzo risultano dolorosamente incomprensibili e inaccettabili da una madre, perché troppo piena di paura e di amore. Sono certa che diretta dal tocco chiaro ed elegante di Giordana arriverò a “pronunciare” queste parole cariche di tenerezza e di rabbia facendo diventare per me e per gli spettatori Il Testamento di Maria un’esperienza importante e che ci riguarda personalmente».The Pride di Alexi Kaye Campbell traduzione: Monica Capuani regia Luca Zingaretti con Luca Zingaretti, Valeria Milillo, Maurizio Lombardi, Alex CendronThe Pride

di Alexi Kaye Campbell
traduzione: Monica Capuani
regia Luca Zingaretti
con Luca Zingaretti, Valeria Milillo, Maurizio Lombardi, Alex Cendron
scene Andrè Benaim Luci Pasquale Mari
costumi: Chiara Ferrantini musiche: Arturo Annecchino

Produzione: ZOCOTOCO

Altro spettacolo esordiente in questa stagione è The Pride di Alexi Kaye Campbell (1966). L’autore greco, che ha studiato negli States e recitato per diverse stagioni nella Royal Shakespeare Company, ha ingegnosamente costruito un testo in cui si alternano due storie distinte ma riflesse, ambientate rispettivamente nel 1958 e nel 2015. Luca Zingaretti dirige e interpreta questa pièce che intreccia le vicende dei tre personaggi che condividono i nomi in entrambe le storie e per volere dell’autore sono interpretati dagli stessi attori, a sottolineare come l’una sia l’ombra dell’altra.

È il 1958: Sylvia, sposata con Philip, sta lavorando alle illustrazioni dell’ultimo libro di Oliver. Quando Philip e Oliver s’incontrano per la prima volta, tra i due uomini scatta una strana “vibrazione”. Comincia tra loro un gioco che li costringe a girare intorno a qualcosa che è impossibile affrontare esplicitamente. È il 2015: stanco dell’infedeltà del suo compagno Oliver (giornalista di talento con cui ha una relazione da un anno e mezzo), il photo-reporter Philip lo lascia. Oliver si ritrova così ad annegare le sue pene nel whisky e nei giochi di ruolo con uomini improbabili che cerca su Internet. Sylvia, amica di entrambi cercherà di capire cosa abbia spinto Oliver a rovinare una relazione che stava a cuore a tutti e due. Le azioni che Philip, Oliver e Sylvia compiono nel 1958 influenzano e spiegano quello che avviene nel 2015, con una trama abilmente intessuta che coinvolge lo spettatore nelle vicende e nei ruoli interpretati dallo stesso Zingaretti, da Valeria Milillo, da Maurizio Lombardi e da Alex Cendron. «The Pride – sottolinea Zingaretti – esplora temi come il destino, l’amore, la fedeltà e il perdono e pone la grande questione della nostra identità e delle scelte che determinano il nostro io più profondo. Perché nella vita, tutti prima o poi, etero e gay, ci troviamo ad affrontare lo stesso dilemma: scoprire chi siamo veramente e cosa veramente vogliamo dalla vita».

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IL GRANDE TEATRO. Fino a domenica al Nuovo la pièce di Campbell «The Pride». Oggi alle 17 l’incontro con gli attori

L’orgoglio oltre il pregiudizio
Zingaretti racconta l’amore gay

Daniela Bruna Adami

È protagonista e regista di una doppia storia sul tema dell’identità e delle convenzioni sociali Con l’ottimo Maurizio Lombardi
giovedì 28 gennaio 2016 SPETTACOLI, pagina 51

Maurizio Lombardi, Valeria Milillo e Luca Zingaretti in «The Pride» FOTO BRENZONI
Luca Zingaretti, dopo La Torre d’avorio di Harwood di due anni fa, conferma con The Pride la sua capacità di scegliere temi inusuali e testi straordinari. Lo spettacolo di cui è regista e protagonista – fino a domenica al Nuovo per il Grande Teatro – porta in scena il testo pluripremiato dell’inglese Alexy Kaye Campbell, che è una perfetta e complessa partitura giocata sull’alternanza temporale tra il 1958 e il 2015, due epoche dalle convenzioni sociali molto diverse contro le quali si trovano a lottare i tre personaggi. Hanno gli stessi nomi e sono interpretati dagli stessi attori, ma i loro destini dipenderanno proprio da quanto quelle convenzioni condizioneranno le loro scelte.Nel frattempo vediamo tre solitudini. I due uomini, lo scrittore Oliver e l’immobiliarista Philip (sposato con Sylvia), provano da subito una attrazione l’uno per l’altro, cosa che nel 1958 era ancora considerata una malattia da nascondere o da curare per avere una vita socialmente accettata e quindi più facile. Ma cosa sarebbe accaduto se i due si fossero conosciuti mezzo secolo dopo? Ed ecco altri due Oliver e Philip oggi, l’uno giornalista e l’altro fotoreporter, alla vigilia del Gay Pride cui intendono partecipare, omosessuali dichiarati ma non per questo immuni da sofferenza. Perché i pregiudizi non sono scomparsi e perché quello che cercano, in realtà, non è solo l’accettazione sociale, soprattutto vogliono capire chi sono veramente, cosa vogliono dall’amore e dalla vita. Domande che non dipendono necessariamente dall’orientamento sessuale. La regia di Zingaretti si muove con grande rispetto del testo, senza mai prevaricare. Predilige tempi lenti per il passato e più veloci nel presente, con gli attori, lui compreso, che cambiano in un lampo abiti e stile mentre la scena sfuma nella successiva come una dissolvenza cinematografica. E sottolinea che il personaggio chiave è la donna, Sylvia, che con una sensibilità tutta femminile precorre i tempi e i pensieri. È lei che capisce cosa dilania l’animo del marito e decide di farlo incontrare con Oliver, e nell’oggi è l’amica di entrambi che cerca di aiutarli a recuperare il loro rapporto in crisi; ma nel contempo ha bisogno anch’essa di uno spazio per capire se stessa, proprio lei che in quanto attrice deve appropriarsi di identità altrui (e non a caso interpreta Viola nella Dodicesima notte di Shakespeare, personaggio che gioca sull’ambiguità sessuale).Ottima anche la scelta degli interpreti, Valeria Milillo (volto televisivo e cinematografico), una Sylvia dalle inquietudini molto moderne, Alex Cendron adeguato nei ruoli di appoggio, e soprattutto la toccante interpretazione di Maurizio Lombardi (Oliver) – che avevamo già apprezzato in Tutto Shakespeare in 90 minuti con Gaspare e Zuzzurro -, potente catalizzatore dell’energia della scena. E Zingaretti, perfetto nella doppia personalità del compassato borghese che si lascia andare e se ne pente.Repliche fino a sabato alle 20,45 e domenica alle 16. Oggi alle 17 (anziché alle 18 come era annunciato) l’incontro con gli attori, al Nuovo ad ingresso libero.

GRANDE TEATRO. Da stasera (alle 20,45) a domenica al Nuovo il dramma di Campbell. Giovedì l’incontro con gli attori
«The Pride» con Luca Zingaretti
La libertà di essere se stessi
L’attore è protagonista e regista di una doppia storia che parla di omosessualità e ricerca di identità contro ogni tipo di pregiudizio
martedì 26 gennaio 2016 SPETTACOLI, pagina 51
Il Grande Teatro da stasera alle 20,45 al Nuovo, fino a domenica propone l’attesissimo The Pride di Alexi Kaye Campbell che ha per protagonista Luca Zingaretti, con Valeria Milillo, Maurizio Lombardi e Alex Cendron e la regia dello stesso Zingaretti, prodotto da Zocotoco. Il testo del drammaturgo-attore greco Campbell (nato ad Atene nel 1966 da padre greco e madre inglese) non è solo una storia sull’omosessualità, è una storia che tocca le corde profonde di ognuno di noi. «È un testo splendido, ma difficile, con due storie parallele e un argomento “caldo”, perché facciamo tutti i liberali, ma i pregiudizi sono ancora tanti» ha detto Zingaretti. «Gli amici mi sconsigliavano di farlo. È un testo che parla dell’identità, del coraggio di scoprire chi si è veramente, di prenderne atto, e agire di conseguenza. Pochi di noi vivono la vita che si sono scelti. The Pride esplora temi come il destino, l’amore, la fedeltà e il perdono. Perché nella vita, tutti prima o poi, etero e gay, ci troviamo ad affrontare lo stesso dilemma: scoprire chi siamo veramente e cosa veramente vogliamo dalla vita. Quando da ragazzo facevo politica, ci chiedevamo sempre se le nostre scelte fossero nostre o indotte da altri».Zingaretti di scelte ne ha fatte molte. È stato calciatore professionista (mediano nel Rimini), studente impegnato con la sinistra, allievo dell’Accademia di Arte Drammatica, interprete di una quarantina di film, di oltre venti pièce teatrali e una ventina di fiction, Montalbano in testa, di cui uscirà una nuova serie nel 2016. Intanto, fino a marzo, è impegnato nelle rappresentazioni di questo The Pride il cui autore ha studiato negli States e recitato per diverse stagioni nella Royal Shakespeare Company. La sua ultima opera, appena pubblicata, Sunset at the Villa Thalia debutterà al National Theatre di Londra nel 2016.The Pride è un testo in cui ingegnosamente si alternano due storie distinte ma riflesse, ambientate rispettivamente nel 1958 e nel 2015. In questo modo si intrecciano le vicende di tre personaggi (due uomini e una donna) che condividono i nomi in entrambe le storie e per volere dell’autore sono interpretati dagli stessi attori, a sottolineare come l’una sia l’ombra dell’altra. È il 1958: Sylvia, sposata con Philip, sta lavorando alle illustrazioni dell’ultimo libro di Oliver. Quando Philip e Oliver s’incontrano per la prima volta, tra i due uomini scatta una strana «vibrazione». Comincia tra loro un gioco che li costringe a girare intorno a qualcosa che è impossibile affrontare esplicitamente. È il 2015: stanco dell’infedeltà del suo compagno Oliver (giornalista di talento con cui ha una relazione da un anno e mezzo), il photo-reporter Philip lo lascia. Oliver si ritrova così ad annegare le sue pene nel whisky e nei giochi di ruolo con uomini improbabili che cerca su Internet. Sylvia, amica di entrambi cercherà di capire cosa abbia spinto Oliver a rovinare una relazione che stava a cuore a tutti e due. Le azioni che Philip, Oliver e Sylvia compiono nel 1958 influenzano e spiegano quello che avviene nel 2015. Zingaretti è Philip, Valeria Milillo è Sylvia, Maurizio Lombardi è Oliver e Alex Cendron l’uomo, Peter e il dottore. Le scene sono di Andrè Benaim, le luci di Pasquale Mari, i costumi di Chiara Ferrantini e le musiche di Arturo AnnecchinoSi replica fino a sabato alle 20,45 e domenica alle 16. Giovedì alle 18, al Nuovo, gli attori incontreranno il pubblico, ad ingresso libero.

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