Questo vicolo, che da porta Borsari conduce in via Mazzini all'altezza delle Campane, offre un'alternanza di stili e di periodi storici difficilmente ritrovabili in altri luoghi del centro storico. Entrando da porta Borsari, si prende il primo vicoletto a destra: San Matteo, con in fondo la chiesa omonima, con il caratteristico campanilino a cuspide, la cui denominazione completa è San Matteo Concortine. Di questa chiesa si ha menzione in un documento del 1105. Da allora è stata più volte restaurata e nel 1747 era stata ingrandita. Soppressa nel 1806, fu acquistata dai nobili Cavazzocca, che la riaprirono al culto il 28 settembre 1826. Nuovamente sconsacrata alla fine dell'Ottocento, servì da magazzino e, da ormai una ventina di anni, è un ristorante. TOPONIMO. Il suo curioso toponimo è facile da spiegare. Ha riunito due antiche contrade vicine: una detta di San Matteo dalla chiesa parrocchiale omonima, altra detta Cortine dalle cortine o mura romane che correvano da porta Borsari alle Campane. La fusione delle due contrade avvenne all'inizio del 1400. Prima di arrivare alla chiesetta, però, sul muro di destra si apre una porta, che immette in uno stretto vicolo. Subito dopo, di particolare interesse un edificio medioevale con un antico portone ligneo al numero 2. Sul lato destro sono emersi notevoli resti delle mura romane, che la tradizione attribuisce all'imperatore Gallieno, che le avrebbe erette nel 265, nel timore di un'imminente invasione dei Goti in Italia. Scorci di centro storico

Le mura Gallieno in vicolo del Guasto


  • Vicolo del guasto - Antiche Mura Gallieno a VeronaTra le opere per difendere la città di Verona, l’imperatore Gallieno decise di cingere la città con nuove mura. La costruzione della nuova cinta muraria fu rapidissima: dal 3 aprile al 4 dicembre del 265 d.C., poco più di sette mesi per 1300 metri di lunghezza e 12 di altezza. Le mura di Gallieno ricalcavano il precedente tracciato difensivo rispetto al quale furono avanzate di circa otto metri. Dopo aver racchiuso la porta dei Borsari, la cui fronte esterna sporgeva dalle mura repubblicane per 5,70 metri, le mura proseguivano (se ne vedono dei resti in vicolo del Guasto e in Corte Farina) lungo via San Nicolò fino all’angolo della chiesa omonima.
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LA VERONA NASCOSTA: VICOLO DEL GUASTO. È la stradina che da Porta Borsari conduce alle Campane di via Mazzini

L’origine del nome risale a un venditore di sete oppure a una devastazione in epoca tardo romana

IL LUOGO. Questo vicolo, che da porta Borsari conduce in via Mazzini all’altezza delle Campane, offre un’alternanza di stili e di periodi storici difficilmente ritrovabili in altri luoghi del centro storico. Entrando da porta Borsari, si prende il primo vicoletto a destra: San Matteo, con in fondo la chiesa omonima, con il caratteristico campanilino a cuspide, la cui denominazione completa è San Matteo Concortine. Di questa chiesa si ha menzione in un documento del 1105. Da allora è stata più volte restaurata e nel 1747 era stata ingrandita. Soppressa nel 1806, fu acquistata dai nobili Cavazzocca, che la riaprirono al culto il 28 settembre 1826. Nuovamente sconsacrata alla fine dell’Ottocento, servì da magazzino e, da ormai una ventina di anni, è un ristorante.

TOPONIMO. Il suo curioso toponimo è facile da spiegare. Ha riunito due antiche contrade vicine: una detta di San Matteo dalla chiesa parrocchiale omonima, altra detta Cortine dalle cortine o mura romane che correvano da porta Borsari alle Campane. La fusione delle due contrade avvenne all’inizio del 1400. Prima di arrivare alla chiesetta, però, sul muro di destra si apre una porta, che immette in uno stretto vicolo. Subito dopo, di particolare interesse un edificio medioevale con un antico portone ligneo al numero 2. Sul lato destro sono emersi notevoli resti delle mura romane, che la tradizione attribuisce all’imperatore Gallieno, che le avrebbe erette nel 265, nel timore di un’imminente invasione dei Goti in Italia.

INTERPRETAZIONI. Di recente, però, questa attribuzione è stata messa in discussione: infatti, alcuni scavi, compiuti negli anni Novanta in via Mazzini, hanno hanno sostanzialmente ridimensionato l’intervento dell’imperatore Gallieno per queste difese: l’imperatore si sarebbe limitato a ripristinare le mura repubblicane, inserendovi torri di avvistamento e ad aggiungere un anello difensivo attorno all’Arena, inglobandola nella città. L’ipotesi è dimostrata dal ritrovamento di un muro romano in via Mazzini, costruito con materiale di spoglio, come lapidi tombali sbrecciate e pietre decorate provenienti da altri edifici, e dunque in modo affrettato.

LA BRECCIA. Ad ogni modo, notevole è la postierla tardoromana o altomediovale aperta nella cinta all’altezza di Corte Farina che consente di accedere a via Cantore. Questa breccia è stata riaperta al passaggio pedonale da una trentina di anni, dopo che sono stati compiuti numerosi restauri sugli edifici danneggiati gravemente dai bombardamenti aerei dell’ultimo conflitto. Le ultime ricerche archeologiche hanno messo in luce, al di là delle mura tardo repubblicane, costruite in mattoni e restaurate da Gallieno, puntoni triangolari di difesa. Gli storici li ipotizzano aggiunti per l’invasione di Attila nel 452 o per l’arroccamento di Odoacre all’avanzata di Teodorico. Dunque, la piccola porta di vicolo Guasto apparterrebbe proprio a uno di questi puntoni.

SIGNIFICATI. I linguisti si sono domandati anche il significato di questo toponimo: Vicolo del Guasto. Secondo Tullio Lenotti, deriverebbe dalla storpiatura dialettale del nome della cittadina di Vasto, documentata a Verona nel XV secolo, come Guasto. Una famiglia Del Guasto, originaria di tale località adriatica, abitò per lungo tempo nei secoli XVI e XVII in questo vicolo ed esercitava la tessitura e il commercio della seta. Giovanni Rapelli, il più famoso glottologo del nostro tempo, invece propende per un’altra spiegazione. Ricorda che il toponimo compare per la prima volta come Intròl del Guasto in un documento del 1535, mentre nel 1625 vi risiedeva tal Gio Batta del Guasto sanitario (tessitore e venditore di sciamito, una seta speciale usata in quel secolo). È difficile dire se il vicolo abbia preso il nome dal casato e cioè da un antenato dell’abitante del 1625 o viceversa. A suo giudizio, però, l’ipotesi più giusta è la seconda: in tal caso, il toponimo potrebbe derivare da guasto nel senso di luogo devastato, con riferimento ai ruderi di epoca romana che da secolo erano abbandonati sul vicolo e ancora oggi si possono vedere. Per la loro tutela, un cartello invita i vandali di turno a non imbrattarle con scritte, come in qualche caso, purtroppo, si vede e non si ammira certo. (fonte)

Vedi anche Le case nelle mura romane