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L’Arena regala Nebraska in anteprima


Al cinema gratis con l’Arena. Questa volta per l’anteprima del film «Nebraska», la pellicola del 2013, distribuito da Lucky Red e diretta da Alexander Payne, è stata presentata in concorso alla 66a edizione del Festival di Cannes e che ha ricevuto il premio per la Miglior interpretazione maschile, attribuito all’attore Bruce Dern.
Woody Grant è un alcolizzato che crede di aver vinto un milione di dollari grazie ad un concorso della Mega Sweepstakes Marketing. Decide di mettersi così in viaggio, dal Montana al Nebraska. Sua moglie, Kate, è contraria al viaggio, ma alla fine si fa persuadere dal loro figlio David, che è intenzionato a far credere all’anziano padre che il fruttuoso premio esista. Padre e figlio, perciò, incominciano un viaggio che rafforzerà il loro rapporto e li porterà a riflettere.
La proiezione è in programma mercoledì 15 gennaio con inizio proiezioni alle ore 20.30, al Cinema Rivoli (Piazza Brà, 10). Per la suddetta anteprima saranno a disposizione dei lettori de «L’Arena» 125 inviti, ognuno dei quali valido per due persone, per un totale di 250 posti. È possibile prenotarsi al link: http://primafila.viaposta.it/arena.html

Il «Nebraska» in bianco e nero svela i sentimenti di un figlio

Il road movie di Alexander Payne racconta il viaggio di un giovane con il padre malato di Alzheimer Un grandioso Bruce Dern

Bruce Dern e Will Forte in Nebraska di Alexander Payne

Bruce Dern e Will Forte in Nebraska di Alexander Payne

Anche se mette in moto i sentimenti più scontati, quelli tra figlio e genitori, che potrebbe far diventare tutto melassa, Nebraska, film in bianco e nero di Alexander Payne, già in concorso al Festival di Cannes e ora nelle sale dal 16 gennaio distribuito da Lucky Red, incanta per sobrietà. Si tratta insomma di una sorta di road movie dai toni volutamente grigi, che disegna un delicato ritratto della provincia americana e dei rapporti umani in generale. E questo, soprattutto, attraverso la relazione tra un padre Woody Grant (il grande Bruce Dern che ha conquistato con questo ruolo la Palma d’oro come miglior attore), e David, figlio gentile e premuroso (Will Forte). 

Perché se c’è una cosa che dimostra questo film del regista americano di origine greca (il suo vero nome è Alexandros Papadopoulos) è che se i genitori non conoscono mai i figli, vale ancor più il contrario. Così quando il padre, Woody Grant in preda all’Alzheimer, è convinto di aver vinto un milione di dollari a una lotteria (solo una falsa pubblicità), il figlio non manca da parte sua di imbarcarsi in un lungo viaggio in auto in Nebraska per seguire questa follia del padre.
E questo tra le perplessità della madre di David, Kate Grant (June Squibb). Prima del viaggio, durante il viaggio, e al ritorno di padre e figlio, scivolano nel film le immagini non solo di un America in bianco e nero piena di fascino, ma anche di un’umanità, specie di anziani, che hanno le stesse virtù e i vizi dei bambini. Il figlio scoprirà, tra l’altro, che il suo vecchio è stato ferito nella guerra di Corea e la sua abitudine al bere gli deriva da un trauma ricevuto in quel conflitto. Scoprirà anche la sua grande generosità e il desiderio del vecchio di avere, prima di morire, due cose non da poco per lui che era stato un meccanico, un pickup nuovo e un compressore per verniciare.
Il regista, Oscar per la migliore sceneggiatura per Sideways (insieme a Jim Taylor), ha spiegato a Cannes della scelta del bianco e nero: «Mi sembrava lo cosa giusta da fare per questo film. E poi le grandi foto d’arte non sono in bianco e nero?». «Il film comunque» aggiunge il regista classe 1951, «non parla direttamente della crisi attuale, lo script infatti risale a ben nove anni fa. Eppure è vero, certa malinconia dell’oggi si può vedere, il vento della società soffia su questo film, ma non è una cosa voluta».
Ha detto invece Dern, 76 anni: «Ho dovuto aspettare nove anni per recitarvi. Da Hitchcock a Coppola e Tarantino ho lavorato con grandi registi, che ti fanno prendere rischi spingendoti al limite. Payne fa al contrario: ti solleva con un abbraccio. Ho scoperto che anche io ho trovato mio padre, ed è Alexander».
Per Payne questo film ha soprattutto «uno sguardo umoristico e melanconico sul tempo che passa». Infine un entusiasta Bruce Dern: «Ogni giorno ero eccitato e contento sul set e c’era un motivo, stavamo facendo qualcosa che al cinema nessuno aveva mai fatto prima».