La vita a volte è sopportabile. Ritratto ironico di Wislawa Szymborska Letteratura, poesia, reading

La vita a volte è sopportabile. Ritratto ironico di Wislawa Szymborska


szymbo

Martedì 7 maggio alle ore 17.30 presso Sala Farinati in Biblioteca Civica si terrà la proiezione del documentario La vita a volte è sopportabile. Ritratto ironico di Wislawa Szymborska di Katarzyna Kolenda, con le testimonianze di Woody Allen, Vaclav Havel, Umberto Eco e Jane Goodall.
L’evento è a cura del Circolo dei Lettori di VeronaBiblioteca Civica di VeronaIstituto internazionale per l’Opera e la Poesia Verona Film Festival.

saluti
dr. Agostino Contò
introduce
dr. Maciej Bielawski

Ingresso libero

Omaggio a Wislawa Szymborska, lampi di irrefrenabile intelligenza

Le sue parole Premio Nobel nel 1996, ci ha insegnato: «Non i sogni sono folli, folle è la veglia» Dicono di lei Nel documentario le testimonianze di Umberto Eco, Woody Allen, Vaclav Havel

Abbiamo così tanti motivi per essere grati a Wislawa Szymborska, poetessa polacca premio Nobel per la letteratura nel 1996, che in un articolo non ci stanno. Prima di tutto la sua poesia, così sorprendente per la nostra sordità occidentale, da creare più di uno sconcerto al momento della consacrazione di Stoccolma. Erano passati lontani dalla nostra indifferenza decenni di lavoro minuto ed essenziale, le traduzioni che le aveva dedicato poco prima di morire, negli anni Sessanta, Anna Achmatova, o l’ ammirazione di Iosif Brodskij che la considerava una delle voci poetiche più importanti della contemporaneità. Ma oggi, tra le tante voci che formano il rimpianto per la sua morte, avvenuta il primo febbraio a Cracovia, lo stesso lancinante vuoto che si prova quando viene a mancare una voce che ci aiuta a capire l’ incomprensibilità del mondo, viene da citare l’ ironia. Una sua raccolta pubblicata da Adelphi si intitola «Discorso all’ Ufficio oggetti smarriti». Era capace di demistificare con poche parole: «Ho visto una tabella che dimostrava come, per quel che concerneva le tirature, Agata Christie avesse superato la Bibbia ma fosse stata a sua volta superata dal Libretto Rosso di Mao. Penso vi fossero conclusioni da trarre, ma non so quali». Ed è tra le poche che ha avuto il coraggio e la forza di mettere la poesia come un insopprimibile inciampo nell’ ingranaggio folle della nostra credulità quotidiana. Come si scrive un curriculum? Ecco la sua risposta: «È d’ obbligo concisione e selezione dei fatti./ Cambiare paesaggi in indirizzo/ e malcerti ricordi in date fisse./ Di tutti gli amori basta quello coniugale,/ e dei bambini solo quelli nati./ Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu./ /Scrivi come se non parlassi mai con te stesso/ e ti evitassi». Per ricordarla l’ Istituto Polacco di Roma (Palazzo Blumenstihl, via Vittoria Colonna 1 alle 18.30) ci offre la proiezione per la prima volta in Italia del film documentario «La vita, a volte, è sopportabile. Ritratto ironico di Wislawa Szymborska», realizzato tra il 2008 e il 2009 dalla giornalista Katarzyna Kolenda. A seguire saranno poeti e saggisti a ricordarla fra i quali Antonella Anedda, Alfonso Berardinelli, Renato Gabriele, Valerio Magrelli e Renato Minore. Wislawa Szymborska non rilasciava interviste, non fosse che per questo il documentario è una testimonianza eccezionale: Katarzyna Kolenda accompagnò con la telecamera la Szymborska in un suo viaggio, in Europa e in Italia, dove Szymborska soggiornò nel 2008 e nel 2009 per iniziativa del direttore dell’ Istituto Polacco, Jaroslaw Mikolajewski. E fu proprio Mikolajewski, che accompagnò la poetessa durante le tappe italiane che chiese alla televisione polacca di inviare un’ équipe per filmare – tra l’ altro – l’ incontro di Szymborska all’ Università di Bologna con Umberto Eco, che lesse le sue poesie nell’ Aula Magna, nel 2009, quello con il pubblico a Palazzo Biscari di Catania, le passeggiate ad Agrigento, l’ incontro con Pietro Marchesani, il suo traduttore, o la visita in Olanda alle opere del suo artista preferito, Vermeer. E nel film Kolenda incontra, consegnando loro un messaggio della poetessa, Woody Allen, Vaclav Havel e l’ etologa Jane Goodall. Szymborska ci ha insegnato: «Non i sogni sono folli, folle è la veglia». E allora è giusto concludere questo modesto omaggio senza parlare di morte, riferendo piuttosto quello che lei pensava al momento del risveglio: «Ti ringrazio, cuore mio: / mi sono svegliata di nuovo / e benché sia domenica, / giorno di riposo, / sotto le costole / continua il solito viavai prefestivo».