La principessa Sissi a Verona – Rievocazione storica
Sabato 7 febbraio 2015, dalle 15.00
Centro storico di Verona
Rievocazione storica della visita a Verona della Principessa Elisabetta d’Austria Sissi
L’Associazione Culturale Amici del Teatro propone, con il patrocinio del Comune di Verona, la rievocazione della Visita di Sua Maestà Imperiale Elisabetta d’Austria.
L’iniziativa si tiene sabato 7 febbraio e prevede un corteo di carrozze d ‘epoca con partenza dal Ponte di Castelvecchio alle ore 15.00, Via Roma, Piazza Bra, Via Cattaneo, C.so Portoni Borsari, Piazza Erbe, C.so Santa Anastasia e Piazza dei Signori dove avverrà l’omaggio della nobiltà all’Imperatrice, con uno spettacolo di danze ottocentesche.
Il periodo che fa da sfondo è quello della dominazione austriaca e si intende rievocare il gran ballo che la nobiltà veronese e veneta diede in occasione della visita in città dell’Imperatrice d’Austria Elisabetta Amalia di Baviera (Sissi), durante il viaggio nel Lombardo-Veneto compiuto con il marito Francesco Giuseppe nell’inverno 1856-1857. Alla Rievocazione parteciperanno gruppi da danza Ottocentesca provenienti da Ancona, da Venezia, da Arco di Trento e da Brescia.
Il corteo imperiale di una decina di carrozze partirà alle 15.30 dal Ponte di Castelvecchio e passerà da Via Roma, Piazza Bra, Via Oberdan, Via A.Diaz, L.ge Panvinio, Vc.tto Seghe S.Eufemia, P.tta S.Eufemia, Via Adua, Corso Portoni Borsari, Piazza Erbe, Via F.lli Cairoli, Piazza F.Viviani, Via Nizza, L.ge B.Rubele, Via Ponte Nuovo, Via Arche Scaligere, Via S.Maria Antica fino a Piazza dei Signori: qui l’omaggio della nobiltà all’Imperatrice, con uno spettacolo di danze ottocentesche.
A rendere più teatralmente spettacolare la scena e a coinvolgere meglio luoghi e presenti, la delegazione ospite andrà incontro alla principessa da Cortile Mercato Vecchio, scendendo la Scala della Ragione.
Elisabetta di Baviera
Elisabetta di Wittelsbach | |
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L’imperatrice Elisabetta in abito da ballo (1865). Dipinto di Franz Xaver Winterhalter(dettaglio). |
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Imperatrice consorte d’Austria Regina apostolica d’Ungheria Regina consorte di Boemia |
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In carica | 24 aprile 1854 – 10 settembre 1898 |
Predecessore | Maria Anna di Savoia |
Successore | Zita di Borbone-Parma |
Nome completo | Elisabeth Amalie Eugenie von Wittelsbach |
Trattamento | Maestà imperiale e reale |
Altri titoli | Duchessa in Baviera |
Nascita | Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 |
Morte | Ginevra, 10 settembre 1898 |
Luogo di sepoltura | Cripta Imperiale, Vienna |
Casa reale | Wittelsbach |
Padre | Massimiliano Giuseppe in Baviera |
Madre | Ludovica di Baviera |
Consorte | Francesco Giuseppe d’Asburgo-Lorena |
Figli | Arciduchessa Sofia Arciduchessa Gisella Rodolfo, Principe della Corona d’Austria Arciduchessa Maria Valeria |
Religione | cattolicesimo |
Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach (Monaco di Baviera, 24 dicembre 1837 – Ginevra, 10 settembre 1898) nata duchessa in[1] Baviera, fu imperatrice d’Austria, regina apostolica d’Ungheria e regina di Boemia e di Croaziacome consorte di Francesco Giuseppe d’Austria.
Nel XX secolo, grazie al successo della trilogia di film diretti negli anni cinquanta da Ernst Marischka, divenne celebre con il nome di principessa Sissi.[2]
Indice
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Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Infanzia in Baviera[modifica | modifica wikitesto]
Elisabetta Amalia Eugenia nacque il 24 dicembre 1837 a Monaco di Baviera, quarta dei dieci figli del duca Massimiliano Giuseppe in Baviera e di Ludovica di Baviera, figlia del Grande Elettore Massimiliano di Wittelsbach, divenuto poi re come Massimiliano I Giuseppe di Baviera. Entrambi i genitori appartenevano alla famiglia Wittelsbach, il padre, però, discendeva da un ramo collaterale dei duchi “in Baviera”, mentre la madre apparteneva al ramo principale della famiglia reale.
Quello dei genitori non fu un matrimonio felice. Il duca Massimiliano, infatti, non particolarmente interessato alla vita familiare, trascurò la moglie ed ebbe numerose amanti e figli illegittimi. La duchessa Ludovica fu la più “sfortunata” fra le sue sorelle, che avevano sposato principi di case reali: fu l’unica che venne fatta maritare a un partito più modesto. Non partecipava alla vita di corte bavarese, ma preferiva rimanere in disparte e occuparsi personalmente dell’educazione dei figli, cosa piuttosto singolare per quei tempi.[3]
Elisabetta, tuttavia, trascorse la sua infanzia serenamente a Monaco nel palazzo di famiglia, mentre i mesi estivi erano trascorsi nel castello diPossenhofen, una residenza a cui la giovane duchessa, amante della natura, era molto legata.[4] Di animo sensibile, cresciuta con molta semplicità in modo che non sviluppasse un carattere orgogliosamente aristocratico, sin da piccola fu abituata a trascurare i formalismi e a occuparsi dei poveri e degli infermi.[5]
A quattordici anni Elisabetta si innamorò per la prima volta di un certo conte Richard S.,[6] scudiero stipendiato del duca Massimiliano, ma dato che il ragazzo non era un buon partito, venne allontanato dal palazzo e inviato altrove con un altro incarico. Quando tornò a Monaco, non molto tempo dopo, era malato e in breve tempo morì. Elisabetta ne fu sconvolta e si chiuse in se stessa, consolandosi scrivendo poesie per il suo amore sfortunato.[7]
Nell’inverno 1853 erano in corso alcune trattative fra la duchessa Ludovica e sua sorella, l’arciduchessa Sofia, per far sposare la figlia della prima, Elena, col figlio della seconda, l’imperatore Francesco Giuseppe I d’Austria. La scelta dell’arciduchessa Sofia cadde su Elena, dopo due falliti progetti con principesse prussiane e sassoni, dal momento che desiderava insediare accanto al figlio una tedesca, rafforzando il ruolo dell’Austria nell’area germanica.[8] Benché Elena non fosse membro di una famiglia reale, rappresentava comunque un legame con la Baviera, una delle regioni tedesche più fedeli all’Austria.
Ludovica e Sofia decisero di far incontrare i figli a Ischl, residenza estiva dell’imperatore, durante la festa di compleanno di quest’ultimo e annunciare pubblicamente il loro fidanzamento. Ludovica decise di portare con sé anche Elisabetta, nella speranza di strapparla alla malinconia nella quale era sprofondata e con l’intenzione di vagliare un suo possibile fidanzamento con Carlo Ludovico, fratello minore di Francesco Giuseppe.[9]
Il fidanzamento e le nozze con Francesco Giuseppe[modifica | modifica wikitesto]
La duchessa Ludovica e le figlie arrivarono a Ischl il 16 agosto 1853. Nel pomeriggio ci fu un primo incontro con Sofia, Francesco Giuseppe ed Elisabetta di Prussia, un’altra sorella di Ludovica. Fin da quel primo e formale incontro, fu evidente ai presenti che Francesco Giuseppe si era infatuato non di Elena, ma della più giovane e acerba sorella Elisabetta. L’arciduchessa Sofia scrisse in merito a sua sorella, Maria di Baviera: «Era raggiante, e tu sai come il suo volto si illumina quando è contento di qualcosa. La cara piccina non aveva la minima idea dell’impressione da lei destata in Franzi. Fino all’istante in cui la madre le parlò apertamente, Sissi era solo intimidita e intimorita dalla gente che stava intorno».[10]
Il giorno dopo Francesco Giuseppe disse alla madre che la sua scelta era caduta su Elisabetta, nonostante l’arciduchessa Sofia preferisse Elena. Nel ricevimento dato quella sera, l’imperatore ballò il cotillon con Elisabetta, un chiaro segno per tutti, ma non per la futura sposa. Anche durante la cena del 18 agosto, compleanno di Francesco Giuseppe, Elisabetta fu fatta sedere accanto a lui. Il giorno seguente Ludovica, per conto dell’imperatore, chiese a Elisabetta se era condiscendente alle nozze e ottenuto il consenso, lo comunicò per iscritto alla sorella Sofia. Da quel momento fino al 31 agosto, la coppia di fidanzati trascorse molto tempo insieme e si mostrò pubblicamente.
Intanto iniziarono le trattative con la Santa Sede per ottenere la necessaria dispensa papale, poiché gli sposi erano primi cugini. Questa stretta parentela, come di consueto per quel tempo, non fu tenuta di conto, nonostante diversi membri della famiglia Wittelsbach avessero già mostrato le tare ereditarie della loro dinastia.[11]
Dal fidanzamento fino alle nozze Elisabetta fu sottoposta a un corso di studio intensivo, nella speranza di colmare le numerose lacune della sua scarsa educazione. Dovette imparare al più presto il francese, l’italiano e soprattutto la storia dell’Austria. Nello stesso periodo fu allestito rapidamente il corredo della sposa, pagato quasi del tutto dall’imperatore e non dal padre della sposa, come avrebbe dovuto essere. Nel marzo 1854 fu ufficialmente firmato il contratto nuziale e la dote fu fissata in 50.000 fiorini pagati dal duca Massimiliano e 100.000 fiorini pagati dall’imperatore.[12]
Il 20 aprile 1854 Elisabetta lasciò la sua casa paterna di Monaco. Il viaggio durò tre giorni e il 23 aprile la futura imperatrice fece il suo ingresso ufficiale a Vienna, dove ricevette una calorosa accoglienza. Le nozze furono celebrate con grande sfarzo la sera del 24 aprile nella Chiesa degli Agostiniani. Dopo i numerosi festeggiamenti, la coppia fu condotta nella camera da letto soltanto dalle rispettive madri, contrariamente alle usanze del tempo che prevedevano la presenza di numerose persone. Le nozze furono consumate la terza notte.[13]
Primi anni alla corte di Vienna[modifica | modifica wikitesto]
Fin dal suo primo ingresso a corte, Elisabetta dovette accorgersi delle difficoltà che l’attendevano. Nata e cresciuta in una famiglia di costumi semplici sebbene nobile, si trovò al centro della rigida corte di Vienna, ancora legata a un severo “cerimoniale spagnolo”, cui inizialmente la giovane imperatrice dovette sottostare. Privata dei suoi affetti e delle sue abitudini, Elisabetta cadde presto malata, accusando per molti mesi una tosse continua e stati di ansia, dovuti a turbamenti di origine psichica.[14]
L’arciduchessa Sofia si prese l’onere di trasformare la nuora in una perfetta imperatrice, ma nell’agire in tal senso e restando fermamente attaccata all’etichetta, finì per inimicarsi Elisabetta e ad apparire ai suoi occhi una donna malvagia. Solo successivamente Elisabetta si rese conto che la suocera aveva agito sempre a fin di bene, ma in maniera imperiosa e imponendo sacrifici.[15] A differenza di Sofia, che era rispettata da tutta la corte, Elisabetta veniva criticata per la sua scarsa educazione e per la sua inesistente attitudine alla vita di società.[16]
Non molto tempo dopo le nozze, Elisabetta rimase incinta e il 5 marzo 1855 partorì la sua prima figlia, chiamata Sofia come la nonna. L’arciduchessa Sofia si occupò personalmente della bimba, alla quale fu legatissima. Le stanze della bambina furono allestite accanto alle sue e fu lei a scegliere l’Aia (educatrice) e la bambinaia. Già poco più di un anno dopo, il 12 luglio 1856, Elisabetta partorì un’altra bambina, Gisella, parimenti allevata dalla nonna. In seguito Elisabetta espresse il proprio rammarico per non essersi potuta occupare dei figli.[17] Nel settembre di quell’anno Elisabetta iniziò a far valere i suoi diritti di madre e durante un viaggio in Stiria e in Carinzia si riavvicinò molto al marito, solitamente compiacente con l’arciduchessa Sofia. L’imperatrice capì che i viaggi di Stato erano un’occasione preziosa per stare da sola col marito e far valere la sua posizione di sposa e madre.
Elisabetta riuscì a ottenere che la figlia Sofia accompagnasse lei e il marito durante il loro viaggio in Italia nell’inverno tra il1856 e il 1857. Per la prima volta, l’imperatrice, sempre acclamata da folle festanti austriache, si rese conto che l’impero non aveva il consenso di tutte le sue popolazioni. Il regime militaristico austriaco aveva portato come conseguenza il disprezzo e l’odio degli italiani nei confronti degli Asburgo. Elisabetta, solitamente pronta ad assentarsi dagli impegni ufficiali a Vienna, rimase tuttavia accanto al marito in difficoltà per l’intero programma di viaggio nel Lombardo-Veneto. AVenezia Elisabetta, Francesco Giuseppe e la piccola Sofia attraversarono Piazza San Marco acclamati soltanto dai soldati austriaci, mentre la folla di italiani rimase in silenzio. Il console inglese lì presente riferì a Londra: «Il popolo era animato da un unico sentimento, dalla curiosità di vedere l’imperatrice la cui fama di donna meravigliosamente bella è arrivata anche qui».[18]
Poche settimane dopo il rientro dall’Italia, si prospettava un altro viaggio di Stato in un’altra inquieta provincia, l’Ungheria. Tra i magiari era già risaputo che la giovane imperatrice nutriva un profondo interesse per la loro cultura, grazie alle lezioni datele dal conte Mailáth, e speravano che influenzasse positivamente il marito.[19] Anche stavolta Elisabetta si scontrò con la suocera, riuscendo a ottenere la presenza delle sue bambine per il viaggio. Come nel Lombardo-Veneto, anche in Ungheria la coppia imperiale fu accolta con freddezza, sebbene la bellezza dell’imperatrice avesse avuto il suo solito successo. Durante il viaggio nelle province ungheresi, la piccola Sofia si ammalò. La diciannovenne imperatrice vegliò per undici ore sulla figlia, che spirò il 19 maggio 1857. Quando tornarono a Vienna, Elisabetta si chiuse in sé stessa e nella propria solitudine, rifiutando di mangiare e di apparire in pubblico. L’imperatrice, che aveva insistito per ottenere la presenza delle bambine durante il viaggio, rinunciò al suo ruolo di madre, ritenendosi colpevole della morte della figlia, e affidò Gisella all’educazione della nonna.[20]
La nascita del principe ereditario e la Seconda guerra d’indipendenza italiana[modifica | modifica wikitesto]
Nel dicembre del 1857 Elisabetta manifestò i sintomi di una nuova gravidanza. Il 21 agosto 1858 nacque l’arciducaRodolfo, principe ereditario dell’Impero d’Austria. Il parto risultò piuttosto difficoltoso: Elisabetta si ammalò e la febbre le tornava a distanza di brevi periodi; dal momento che tra l’autunno e l’inverno le sue condizioni di salute non erano ancora migliorate, furono convocati la duchessa Ludovica e il medico di famiglia dei Wittelsbach. La diagnosi di quest’ultimo rimane sconosciuta e nei diari dell’arciduchessa Sofia ci sono solo accenni a dei sintomi: febbre, debolezza, mancanza di appetito.[21] Elisabetta sembrava migliorare soltanto quando stava con qualcuno della sua famiglia bavarese e nel gennaio1859 poté godere della compagnia di una delle sue sorelle minori, Maria Sofia. La giovane aveva già sposato per procura il principe ereditario di Napoli, il futuro Francesco II delle Due Sicilie. Elisabetta, nonostante la salute cagionevole, accompagnò Maria Sofia sino a Trieste, dove si sarebbe imbarcata alla volta del Regno delle Due Sicilie.
Il 1859 fu un anno particolarmente difficile per l’Austria. Napoleone III e Cavour, già accordatisi segretamente a Plombières, riuscirono a far dichiarare guerra al Regno del Piemonte da parte dell’Austria. Nel giro di pochi giorni le ultime monarchie asburgiche autonome italiane caddero e a Vienna confluirono i deposti Leopoldo II di Toscana e Francesco V di Modena, con tutti i loro familiari. Le truppe austriache subirono una grave sconfitta nella battaglia di Magenta (4 giugno1859), a seguito della quale Francesco Giuseppe decise di lasciare Vienna e di comandare personalmente l’esercito. Elisabetta accompagnò il marito sino aMürzzuschlag e al momento del commiato si appellò al conte Grünne, generale austriaco: «Lei manterrà certamente ciò che ha promesso e starà molto attento all’imperatore; la mia unica consolazione in questi tempi terribili è che lei lo farà sempre e in ogni circostanza. Se non ne fossi convinta, morirei per l’angoscia».[22]
Elisabetta cadde in un profondo stato di disperazione, piangendo in continuazione, al punto da chiedere all’imperatore di poterlo raggiungere in Italia, ottenendo però un rifiuto. L’imperatrice allora si dedicò a drastiche cure dimagranti e a sfiancanti cavalcate; disertò tutti gli impegni sociali organizzati dall’arciduchessa Sofia, attirandosi le critiche della corte. Francesco Giuseppe le scrisse chiedendole di mostrarsi a Vienna e di visitare gli istituti, per sollevare il morale della popolazione e ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica.[23] Il 24 giugno ci fu la decisiva Battaglia di Solferino, che risultò vincente per i franco-piemontesi. Le conseguenze della disfatta ricaddero sull’imperatore Francesco Giuseppe, che mai era stato mal visto dal popolo come in quei mesi: la critica si spinse al punto da chiedere l’abdicazione del sovrano in favore di suo fratello Massimiliano. Intanto un gran numero di feriti fu portato in Austria e l’imperatrice stessa organizzò un ospedale militare nel castello di Laxenburg, poiché i normali ospedali non avevano posti a sufficienza.[24] La guerra fu ufficialmente conclusa con l’armistizio di Villafranca, che costringeva l’Austria a rinunciare alla Lombardia, una delle più ricche province dell’impero.
La malattia e le fughe da Vienna[modifica | modifica wikitesto]
Parimenti alla crisi politica del 1859–60, si sviluppò anche una crisi privata della coppia imperiale, dovuta ai soliti contrasti con l’arciduchessa Sofia e al dilagare, per la prima volta in sei anni di matrimonio, di notizie riguardanti le infedeltà di Francesco Giuseppe,[25] che rappresentava per lei l’unico legame con una corte che non amava e tale vincolo sembrava allora vacillare. Elisabetta, memore dell’infelicità della madre, temeva forse di subire lo stesso destino di donna tradita e messa da parte.[26] L’imperatrice reagì allora con un atteggiamento di sfida, insultando la corte: organizzò, infatti, numerosi balli a cui erano invitati i rampolli dell’alta società viennese, ma non i loro genitori (una cosa contraria all’usanza e all’etichetta).
In aggiunta alla delicata situazione, nel maggio 1860 giunse anche la notizia dell’imminente crollo del Regno delle Due Sicilie, assediato dai garibaldini. Sebbene Francesco Giuseppe e l’arciduchessa Sofia fossero favorevoli ad aiutare iBorbone, le condizioni economiche dell’Austria non lo permettevano; la preoccupazione per l’amata sorella Maria Sofiaebbe su Elisabetta un’influenza negativa, inficiando anche i suoi rapporti col marito.[26] A luglio Elisabetta prese con sé Gisella, lasciò improvvisamente la corte di Vienna e si diresse a Possenhofen. Tuttavia, per evitare uno scandalo, dovette tornare a Vienna per il compleanno del marito, il 18 agosto.
Nell’ottobre del 1860 la salute dell’imperatrice subì un tracollo, dovuto a numerose crisi nervose e cure dimagranti. Il dottor Skoda, specialista in malattie polmonari, consigliò una cura presso un paese dal clima caldo: a suo parere la sovrana non sarebbe riuscita a superare l’inverno a Vienna.[27] Fu consigliata Madeira, forse su desiderio della stessa Elisabetta: l’arcipelago portoghese, infatti, non era un luogo rinomato per la cura di malattie polmonari, come lo era ad esempioMerano. Molto probabilmente l’imperatrice scelse un luogo così lontano per evitare troppi contatti con Vienna e l’imperatore.[28] Sebbene la diagnosi ufficiale di Skoda fosse quella di una gravissima malattia polmonare, esistono ancora molti dubbi sulla vera natura del male di Elisabetta. Sanissima in gioventù, cominciò a star male a contatto con l’ambiente della corte imperiale e per sopperire alle sue numerose crisi di nervi, si sottoponeva a diete drastiche e intensi esercizi di ginnastica.[28] Nei diari dell’arciduchessa Sofia non ci sono indizi sulla malattia misteriosa della nuora, così come nelle lettere della duchessa Ludovica. La corte viennese si indignò per la partenza della sovrana tanto quanto nel resto del mondo ci fu una generale preoccupazione per l’imperatrice “in fin di vita” (la regina Vittoria mise a disposizione per Elisabetta il suo panfilo privato Victoria and Albert). Con tutta probabilità i disturbi fisici di Elisabetta erano dovuti a un disturbo psichico: la storica Brigitte Hamann ipotizza che l’imperatrice d’Austria soffrisse di una forma di anoressia nervosa, la quale comporta irrequietezza, rifiuto del cibo e del sesso. Ciò potrebbe anche spiegare il fatto che Elisabetta sembrava riprendersi subito non appena si allontanava da Vienna e dall’imperatore.[29] In quegli anni ebbe una lunga amicizia con il cugino Ludwig II di Baviera, che quando salì al trono convinse a fidanzarsi con la sorella minore Sofia.
Regina d’Ungheria[modifica | modifica wikitesto]
L’ultima figlia, Maria Valeria, la prediletta da Elisabetta, nacque nel 1868. Fu volutamente fatta nascere aBudapest, un omaggio della regina d’Ungheria ai suoi sudditi favoriti. Inoltre, Elisabetta si occupò personalmente della sua educazione, cosa che non aveva fatto con gli altri tre figli.
Mayerling[modifica | modifica wikitesto]
A Mayerling, nel 1889, il figlio Rodolfo, l’erede al trono (Kronprinz), morì forse suicida insieme all’amante, la baronessa Maria Vetsera.
Appassionata della cultura greca, fece costruire[non chiaro] a Corfù l’Achilleion, palazzo residenziale (oggi museo) eretto in stile neoclassico sul tema dell’eroe mitologico Achille.
L’attentato e la morte[modifica | modifica wikitesto]
Nel settembre 1898, l’imperatrice si recò in incognito a Ginevra prendendo alloggio all’Hotel Beau-Rivage, sul lungolago ginevrino, dove già aveva soggiornato l’anno precedente.
Il 10 settembre 1898 l’Imperatrice, sempre vestita di nero dopo il suicidio del figlio Rodolfo, celava il viso dietro una veletta – o un ombrellino – ed era difficile da riconoscere. Doveva prendere il battello per Montreux alle ore 13:35 di quel giorno accompagnata dalla contessa Irma Sztáray, quando l’anarchico italiano Luigi Lucheni, informato sull’indirizzo dell’Imperatrice e sulle sue sembianze da Giuseppe della Clara, si appostò sul quai du Mont-Blanc, dietro un ippocastano, armato della sua lima nascosta in un mazzo di fiori; al passaggio dell’imperatrice la pugnalò al petto, con un unico colpo preciso, tentando poi di fuggire. Fu arrestato da quattro passanti, non lontano dal luogo dell’attentato. Al commissario che lo interrogava chiedendogli il motivo del suo gesto, pare abbia risposto: «Perché sono anarchico. Perché sono povero. Perché amo gli operai e voglio la morte dei ricchi».
L’imperatrice che correva verso il battello (la sirena della partenza aveva già suonato) si accasciò per effetto dell’urto, ma si rialzò e riprese la corsa, non sentendo apparentemente nessun dolore. Fu solo arrivata sul battello che impallidì e svenne nelle braccia della contessa Stáray. Il battello fece retromarcia e l’Imperatrice fu riportata nella sua camera d’albergo; spirò un’ora dopo, senza aver ripreso conoscenza. L’autopsia effettuata dal dottor Mégevand, mostrò che la lima aveva trafitto il ventricolo sinistro, e che Elisabetta era morta d’emorragia interna.
La sua tomba si trova a Vienna, nella Cripta Imperiale accanto al marito e al figlio.
Visione politica[modifica | modifica wikitesto]
Nel 1998 è stato pubblicato il diario poetico dell’Imperatrice, dal quale è emerso che Elisabetta non amasse affatto la sua condizione aristocratica né condividesse la politica degli Asburgo, tanto da augurarsi di morire “improvvisamente, rapidamente e se possibile all’estero”; in un certo senso dunque si può dire che il suo intimo desiderio di abbandonare la vita sia stato esaudito.[30]
D’altro canto, dai suoi scritti emerge chiaramente la non condivisione delle condizioni sociali in cui versava la popolazione austriaca e ungherese, tanto da considerare i giovani a lei contemporanei come “oppressi dall’ordine stabilito”;[30] a disagio e rattristata per la disparità socio-economica fra lei e la gente comune, detestando le ricchezze e i viaggi di piacere per l’Europa, Elisabetta arriva anche a maledire, nelle sue poesie, la dinastia asburgica.[30]
Nella biografia dedicata all’Imperatrice, Brigitte Hamann descrive Elisabetta come una forte anti-clericale, libertaria e pre-comunista, insofferente alla vita di corte e all’etichetta di corte, tanto da desiderare che Francesco Giuseppe abdichi e vada a vivere con lei sulle rive del Lemano.
Il culto della bellezza[modifica | modifica wikitesto]
Ossessionata dal culto della propria bellezza, Elisabetta concentrava tutte le proprie energie nel tentativo di conservarsi giovane, bella e magra. Negli anni settanta e ottanta gli impegni di corte non trovavano spazio nella giornata dell’Imperatrice.
Secondo le cronache, Elisabetta era alta 1 metro e 72 e pesava 50 kg,[31] aveva capelli castani folti e lunghissimi, che sciolti le arrivavano alle caviglie. Quasi tre ore occorrevano quotidianamente per vestirsi, poiché gli abiti le venivano quasi sempre cuciti addosso per far risaltare al massimo la snellezza del corpo. La sola allacciatura del busto, utile a ottenere il suo famoso vitino da vespa, richiedeva spesso un’ora di sforzi. Il lavaggio dei capelli era eseguito ogni tre settimane con una mistura di cognac e uova e richiedeva un’intera giornata, durante la quale l’Imperatrice non tollerava di essere disturbata.[32] Altre tre ore erano dedicate ai capelli, che venivano intrecciati da Fanny Angerer, ex parrucchiera del Burgtheater di Vienna.[33] Una delle sue creazioni più famose fu l’acconciatura a “corona”, con grandi trecce raccolte sopra la nuca, divenuta il simbolo di riconoscimento dell’imperatrice, che fu imitata da molte donne aristocratiche del tempo.
Elisabetta era impegnata per il resto della giornata con la scherma, l’equitazione e la ginnastica (a tal scopo, aveva fatto allestire in tutti i palazzi in cui soggiornava delle palestre attrezzate con pesi, sbarra e anelli, e per un certo periodo aveva mantenuto una scuderia di prima grandezza). Costringeva inoltre la propria dama di corte a seguirla durante interminabili e forsennate passeggiate quotidiane.
Per preservare la giovinezza della pelle, Elisabetta faceva uso di maschere notturne (a base di carne di vitello cruda o di fragole) e ricorreva a bagni caldi nell’olio d’oliva. Per conservare la snellezza, oltre a rispettare il rigoroso regime alimentare, dormiva con i fianchi avvolti in panni bagnati e beveva misture di albume d’uovo e sale. Mascherava la propria anoressia con l’ossessione per un’alimentazione sana.
Elisabetta di Baviera nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]
Cinema, teatro e televisione[modifica | modifica wikitesto]
La fama odierna di Elisabetta è dovuta soprattutto ai tre film girati negli anni cinquanta da Ernst Marischka con Romy Schneider nel ruolo di Sissi e Karlheinz Böhm in quello dell’imperatore Francesco Giuseppe.[2] I film della trilogia di Sissi sono:
- La principessa Sissi (Sissi, 1955)
- Sissi, la giovane imperatrice (Sissi – Die junge Kaiserin, 1956)
- Sissi – Il destino di un’imperatrice (Sissi – Schicksalsjahre einer Kaiserin, 1958)
Romy Schneider interpretò nuovamente l’imperatrice Elisabetta nel film Ludwig (1972) di Luchino Visconti, con Helmut Berger nel ruolo di Ludwig II di Baviera. A differenza della trilogia di Marischka, l’imperatrice è stata rappresentata in maniera disincantata e realistica.
La filmografia su Elisabetta d’Austria comprende 28 opere cinematografiche. Il primo film su Elisabetta fu realizzato nel1920 in Germania con la regia di Rolf Raffé, preceduto da un’altra pellicola, intitolata Mayerling (1919), che narrava gli avvenimenti del suicidio del principe ereditario Rodolfo e in cui l’imperatrice aveva un ruolo più marginale. Un nuovo film su Mayerling fu realizzato nel 1968 con la presenza di Ava Gardner (Elisabetta), James Mason (Francesco Giuseppe), Omar Sharif (Rodolfo) e Catherine Deneuve (Maria Vetsera).
Dagli anni novanta ha fatto il giro del mondo il musical Elisabeth, partito da Vienna, che racconta la sua vita, dall’incontro con Franz Joseph alla morte per mano di Luigi Lucheni. Inoltre, è presente un elemento fantasioso. La Morte è rappresentata come il suo amante e Lucheni fa anche la parte del narratore. Due sono le canzoni più celebri: Ich gehör nur mir, cioè “Io appartengo solo a me”, e Wenn Ich Tanzen Will, cioè “Quando ho voglia di ballare”.
Nel 1997 è stato prodotto anche il cartone animato La principessa Sissi, andato in onda su Rai 2, in cui la storia di Elisabetta d’Austria risulta piuttosto romanzata e distante da quella reale.
Nel 2004 la televisione francese realizza una miniserie Sissi, l’imperatrice ribelle che vede come protagonista Arielle Dombasle.
Nel 2009 è stata coprodotta da Austria e Italia una miniserie in due puntate, dal titolo Sissi, con l’attrice italiana Cristiana Capotondi nel ruolo della protagonista. La serie è stata trasmessa da Rai Uno il 28 febbraio e il 1º marzo 2010.
L’imperatrice è anche al centro di un episodio della serie Il commissario Rex, intitolato proprio Sissi e incentrato su una psicopatica che crede di essere la principessa, arrivando anche a uccidere una persona.
Numerosi sono anche i documentari realizzati in Italia, tra i più importanti si citano:
- La vera storia della principessa Sissi, presentato in Quark (trasmissione TV, RAI) da Piero Angela per la regia di Gabriele Cipollitti.
- La vera storia dell’imperatrice Elisabetta presentato in Atlantide (trasmissione TV, LA7) per la regia di Alessandra Gigante e la sceneggiatura di Fabrizio Andreoli. Con interviste a Daniela Casini (scrittrice e saggista) e Matteo Tuveri (scrittore, biografo dell’imperatrice Elisabetta d’Austria ed esperto di cultura mitteleuropea).
- Sissi e Diana a confronto in onda su Rai Tre per la serie della trasmissione “Enigma” condotta da Corrado Augias. Ospiti in studio Lucio Villari, Marta Boneschi, Vittorino Andreoli, Enrico Ercole, Enzo Bettizza.
Sissi a Madonna di Campiglio[modifica | modifica wikitesto]
Ogni anno Madonna di Campiglio è sede del cosiddetto “Carnevale Asburgico”, manifestazione culturale e turistica denominata “Campiglio Asburgica” che, giunta nel 2009 alla sua 26ª Edizione, vede fra i numerosi eventi sia rievocazioni in costume del periodo asburgico, sia conferenze e incontri culturali che mirano ad approfondire la conoscenza della vita a Campiglio nel periodo dell’imperatore Francesco Giuseppe. Meta dell’aristocrazia europea, la località conobbe un vero e proprio revival turistico quando l’imperatrice Elisabetta decise di trascorrervi un periodo di villeggiatura, prima nel 1889 e poi nel 1894, risiedendo all’Hotel des Alpes.
Inoltre, Sissi, talvolta si recava anche Roquebrune-Cap-Martin in Costa Azzurra e in tale località, esattamente all’Hotel du Cap Martin, ebbe anche un incontro nel 1891 con Eugenia de Montijo III, imperatrice dei Francesi dal 1853 al 1870, moglie dell’imperatore dei francesi Napoleone III. Oltre a Sissi, si recavano a Cap Martin anche altri importanti nobili europei. Nel 1892 fu completata la costruzione della Villa Cyrnos, a Cap Martin, una residenza in stile neoclassico che dava sul mare e l’ex imperatrice Eugenia vi passò molto tempo, sia con la regina Vittoria del Regno Unito, sia con Sissi (tant’è che Cap Martin fu soprannominato le Cap des Impératrices).
Discendenza[modifica | modifica wikitesto]
Francesco Giuseppe ed Elisabetta ebbero quattro figli:
- Sofia (1855 – 1857);
- Gisella (1856 – 1933) sposò Leopoldo di Baviera a cui diede quattro figli;
- Rodolfo (1858 – 1889), principe ereditario, sposò Stefania del Belgio da cui ebbe una figlia;
- Maria Valeria (1868 – 1924) sposò Francesco Salvatore di Toscana a cui diede dieci figli.
Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]
Onorificenze e titoli[modifica | modifica wikitesto]
Gran Maestro dell’Ordine dei Virtuosi | |
Gran Maestro dell’Ordine della Croce Stellata | |
Gran Maestro dell’Ordine dell’amore verso il prossimo | |
Protettrice dell’Ordine di Elisabetta Teresa | |
Dama di Gran Croce dell’Ordine Imperiale di San Carlo | |
Dama Nobile dell’Ordine della regina Maria Luisa | |
— [34] |
Rosa d’Oro della cristianità | |
— 1868 |
Titoli nobiliari[modifica | modifica wikitesto]
- 24 dicembre 1837 – 24 aprile 1854: S. A. R. la Principessa Elisabetta, Principessa di Baviera, Duchessa in Baviera;
- 24 aprile 1854 – 10 settembre 1898: S. M. I. e R. Elisabetta, Imperatrice consorte d’Austria, Regina apostolica consorte d’Ungheria, Regina consorte di Boemia e di Croazia.
Titolatura completa: S. M. I. e R. Elisabetta Amalia Eugenia, Imperatrice consorte d’Austria, Regina apostolica consorte d’Ungheria, Regina consorte di Boemia, Regina consorte di Lombardia e di Venezia, Regina consorte di Dalmazia, Croazia, Schiavonia, Galizia, Lodomeria ed Illiria, Regina di Gerusalemme ecc.; Arciduchessa d’Austria; Granduchessa di Toscana e Cracovia, Duchessa di Lorena, di Salisburgo, di Stiria, Carinzia, Carniola e di Bucovina; Gran Principessa di Transilvania; Margravia di Moravia; Duchessa dell’Alta e Bassa Slesia, di Modena, Parma, Piacenza e Guastalla, d’Auschwitz e Zator, di Teschen, di Friuli, di Ragusa e Zara; Contessa Principesca d’Asburgo, del Tirolo, di Kyburg, di Gorizia e Gradisca; Principessa di Trento e Bressanone; Margravia d’Alta e Bassa Lusazia e in Istria; Contessa di Hohenembs, Feldkirch, Bregenz, Sonnenberg ecc.; Signora di Trieste, di Cattaro e della Marca dei Vendi.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Elisabetta apparteneva al ramo ducale della famiglia regnante di Baviera, i Wittelsbach, e pertanto il suo predicato dinastico era “Elisabetta in Baviera” e non “di Baviera”. (Hamann, 2008, p. 13)
- ^ a b Il soprannome corretto dell’imperatrice è Sisi con una sola esse (Haslip,Elisabetta d’Austria, p. 9). Alcuni sostengono che il nomignolo originale fosse Lisi(classico diminutivo di Elisabeth), diventato Sisi in seguito a un errore di Francesco Giuseppe ([1]). La versione Sissi, con due esse, è dovuta ai famosi film degli anni cinquanta, mentre tuttora in Austria si preferisce la versione tradizionale Sisi, utilizzata nel nome del museo dedicatole (“Sisi Museum” alla Hofburg di Vienna)
- ^ Hamann, 2008, p. 19
- ^ Hamann, 2008, p. 34
- ^ Hamann, 2008, p. 47
- ^ Hamann, 2008, p. 21
- ^ Corti, L’imperatrice Elisabetta, p. 18
- ^ Hamann, 2008, p. 18
- ^ Hamann, 2008, pp. 20-21
- ^ Hamann, 2008, p. 23
- ^ Hamann, 2008, p. 32
- ^ Hamann, 2008, p. 40
- ^ Hamann, 2008, pp. 59-60
- ^ Hamann, 2008, p. 65
- ^ Hamann, 2008, p. 66
- ^ Hamann, 2008, p. 79
- ^ Hamann, 2008, p. 83
- ^ Hamann, 2008, pp. 90-91
- ^ Hamann, 2008, p. 91
- ^ Hamann, 2008, p. 93
- ^ Hamann, 2008, p. 98
- ^ Hamann, 2008, p. 103
- ^ Hamann, 2008, pp. 104-105
- ^ Hamann, 2008, p. 107
- ^ Hamann, 2008, p. 112
- ^ a b Hamann, 2008, p. 114
- ^ Hamann, 2008, p. 116
- ^ a b Hamann, 2008, p. 117
- ^ Hamann, 2008, p. 120
- ^ a b c Elisabetta d’Austria. Diario poetico (edizione italiana a cura di Brigitte Hamann), Trieste, Edizioni Mgs Press, 1984
- ^ Bestenreiner, 2010, p. 95
- ^ Bestenreiner, 2010, p. 96
- ^ Bestenreiner, 2010, p. 97
- ^ Geneall
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Nicole Avril, Sissi, vita e leggenda di un’imperatrice, 1994, Mondadori, ISBN 88-04-41872-9.
- Erika Berstenreiner, L’imperatrice Sissi. Storia e destino di Elisabetta d’Austria e dei suoi fratelli, Milano, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-53783-0.
- (DE) Egon Cäsar Conte Corti, Elisabeth von Österreich – Tragik einer Unpolitischen, Wilhelm Heyne Verlag, München, 1997.
- Brigitte Hamann, L’album di Sissi, Longanesi, Milano 1986.
- Brigitte Hamann, Sissi, Bergamo, TEA, 2008, ISBN 88-502-0470-1.
- (DE) Brigitte Hamann, Kaiserin Elisabeth – Das poetische Tagebuch, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, Vienna, 2003.
- Bertita Harding, Golden Fleece. The story of Franz Joseph & Elisabeth of Austria, The Bobbs-Merrill Company Publishers, Indianapolis-New York, 1937.
- Joan Haslip, Elisabetta d’Austria, dall’Oglio editore, Milano, 1965.
- Maria Matray, A. Kruger, L’attentato. La morte dell’imperatrice Elisabetta e il delitto dell’anarchico Lucheni, MGS Press, Trieste 1998
- Faggioni Silvano, A cena con Sissi, Reverdito Editore, Trento 1992
- Matteo Tuveri, Specchi ad angoli obliqui. Diario poetico di Elisabetta d’Austria, Aracne, Roma, 2006 ISBN 88-548-0741-9
- Matteo Tuveri, Tabularium. Considerazioni su Elisabetta d’Austria, Aracne, Roma, 2007 ISBN 978-88-548-1148-5
- Matteo Tuveri, Sissi: dal mito alla storia, articolo su rivista trilingue Eco delle Dolomiti n. 4, Pinzolo, 2007 ISSN: 1970-3112
- Matteo Tuveri, Da d’Annunzio a Cioran: percorsi letterari di Elisabetta d’Austria-Ungheria, articolo su Rassegna dannunziana n. 52, Pescara, 2007.
- Matteo Tuveri, Elizabeth of Austria: A Beauvoirian perspective, Simone de Beauvoir Studies, Volume 24, 2007-2008, Published by the Simone de Beauvoir Society (CA – U.S.A.).
- Matteo Tuveri, Sissi diventa Lissy, 6 gennaio 2009, p. 40, Cagliari.
- Philippe Collas Louis II de Bavière et Elisabeth d’Autriche, âmes soeurs , Le Rocher (Paris) ( Monaco) febbraio 2001 (ISBN 978-2-268-03884-1)
- Elena Bizjak Vinci, Il Quaderno di Sissi, Lint Editoriale, Trieste.
- Elisabetta d’Austria, Diario poetico (edizione italiana a cura di Brigitte Hamann), Trieste, Edizioni Mgs Press, 1984
- Annabella Cabiati, Sissi l’ultima imperatrice, Edizioni Anordest, 2010
- Renzo Castelli, La vera storia della Principessa Sissi e dell’anarchico che la uccise, Edizioni ETS, 2014
Romanzi[modifica | modifica wikitesto]
- Catherine Clemént, Il valzer incompiuto, Corbaccio, Milano 1996
- Edi Vesco, Sissi. Una ribelle alla corte di Vienna, Sperling & Kupfer, 2004
- Nicole Avril, Sissi, Arnoldo Mondadori Editore, 1996
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Wittelsbach
- Francesco Giuseppe I d’Austria
- Nemesi degli Asburgo
- Maria Vetsera
- Palazzo Reale di Gödöllő
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikiquote contiene citazioni di o su Elisabetta di Baviera
- Commons contiene immagini o altri file su Elisabetta di Baviera
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Siti Correlati: Sito italiano su Sissi
- Siti Correlati: Castello di Miramare
- Siti Correlati: kaiserin-elisabeth.com
- Siti Correlati: kaisergruft.at
- La vera storia dell’imperatrice Elisabetta– Documentario (Promo), regia di Alessandra Gigante e sceneggiatura di Fabrizio Andreoli. Con interviste a Daniela Casini e Matteo Tuveri
- Campiglio Asburgica 2009
- Articolo “Pia Dowes come Maria Callas? Dalla capitale della musica fino al Giappone, viaggio nel Musicalboom in lingua tedesca” di Andrea Duranti, in rivista telematica www.amicidelmusical.it
- Articolo divulgativo “Elisabetta d’Austria, Trieste e il respiro del viaggio” di Matteo Tuveri, Mitteleuropa n. 3, dicembre 2007 – Anno 4, pp. 29, 30
- Campiglio: Sissi tra storia e leggenda, di G. Ciaghi giornale: Campane di Pinzolo del 28.02.2009
- Per l’Imperatrice un nuovo tradimento, di Matteo Tuveri, L’Unione Sarda, 27.02.2010
- Personaggio Empress Elisabeth su IMDb