La casa natale di Teodora Campostrini
In questa casa
il 26 ottobre 1788
nacque
Teodora nob. Campostrini
fondatrice delle Sorelle Minime
della carità di Maria Addolorata
Istituto Campostrini
Maestra di virtù educatrice sapiente
La casa natale di Teodora Campostrini in Via Santa Maria Rocca Maggiore 14
Vita di Teodora Campostrini
Teodora Campostrini nacque a Verona – Italia il 26 ottobre 1788. La sua ricca famiglia godeva stima in città non solo per il livello culturale e sociale, ma anche per i valori cristiani che erano coerentemente vissuti. A quel tempo, Verona viveva tranquilla sotto il governo della Repubblica di Venezia, ma nel 1796 le truppe francesi riuscirono ad invadere il suo territorio, nonostante l’eroismo dei patrioti. Da quell’anno, varie vicende politiche provocarono l’alternarsi del dominio francese ed austriaco, finché nel 1815 il Lombardo-Veneto passò definitivamente sotto l’Austria. Teodora fu educata al serio impegno e al senso cristiano della vita proprio dai genitori. All’età di circa otto anni fu affidata alle benedettine del monastero di S. Salvar Corte Regia, alla sinistra dell’Adige, mentre la sua casa restava alla destra. L’intento era di prepararla al futuro con quella formazione e cultura, richiesta dalla sua posizione di famiglia borghese. Qui rimase fino alla pace di Luneville, quando, essendo la città divisa lungo la linea dell’Adige tra francesi e austriaci, venne trasferita nel monastero di Santa Maria delle Vergini in Campo Marzio, che si trovava sotto il dominio dell’Austria. Nel nuovo educandato vi trovò compagne di nobili famiglie con le quali condivise serenamente l’esperienza di lunghe giornate. Tornata in famiglia nel 1806, continuò i suoi studi nella fornita biblioteca del padre.
Teodora, essendo la maggiore, affiancò il padre negli affari ed apprese quella preparazione in campo economico, che la distinse, perché rara in quell’epoca, specie nella donna. Aveva contatti con le grandi famiglie veronesi, amministrava beni mobili ed immobili, si occupava delle dipendenze, ma nel cuore conservava il profondo desiderio di consacrarsi totalmente e per sempre a Dio.
Guidata anche dal consiglio del dotto don Luigi Trevisani, dopo la morte dei genitori, avvenuta per entrambi nel 1813, affidò gli affari di famiglia ai suoi fratelli e nel 1815 entrò nel monastero di S. Maria della Visitazione di Salò-Brescia. L’anno seguente fu, però, costretta a tornare a Verona: doveva essere presente per una dichiarazione di cessione patrimoniale. In questa circostanza non tornò nella sua casa, ma chiese ospitalità alla marchesa Maddalena di Canossa, nel monastero dei SS. Giuseppe e Fidenzio, ovviamente pensando che il soggiorno sarebbe stato breve. Invece, le sue condizioni di salute, sempre incerte, peggiorarono tanto da dover abbandonare l’idea di tornare a Salò. Rimase a S. Giuseppe fino al 1818, così ebbe modo non solo di conoscere diverse canossiane, ma anche di stabilire con la loro Fondatrice una profonda amicizia, fatta di stima e di fiduciosa, reciproca confidenza. Non migliorando la salute, le venne consigliato di soggiornare in campagna. Così nel luglio del 1818 si trasferì a San Massimo, in periferia di Verona, con la giovane Francesca Benvenuti, che aveva il compito di accudire alle faccende domestiche. Precisamente il 6 luglio andò a salutarla la sua amica Elisabetta Nicolini, figlia di un orefice di Verona, alla quale confidò il suo modo di vivere, nella nuova esperienza. Tanto deve essere stata profonda la comunicazione, che Elisabetta non ebbe dubbi nel palesare la decisione di farsi sua compagna. Conosciuta la decisione, anche Francesca espresse il suo desiderio di unirsi a loro. Prendeva così inizio uno stile di vita fatta di contemplazione e di azione, proprio secondo lo spirito di S. Francesco di Sales, fondatore delle Visitandine, cui restava sempre legata. Presto arrivò un’altra giovane maestra, così fu più facile aprire una scuola gratuita per le fanciulle del paese, con grande contentezza delle famiglie. Non passò molto che altre ragazze chiesero di far parte del gruppo, per cui Teodora ritenne opportuno cercare una adeguata sistemazione in città, acquistando il palazzo dei conti Pozzo, in via Santa Maria in Organo. Fatti i necessari lavori di adattamento, perché l’ambiente assumesse le caratteristiche di un monastero con attigua la scuola, a metà settembre del 1821 le sorelle poterono definitivamente trasferirvisi.
Teodora si impegnò subito nella stesura delle Costituzioni e, nel giugno del 1822, vi pose la data conclusiva. Esse avevano come punti di riferimento la Bibbia, la Regola di Sant’Agostino e le Costituzioni di San Francesco di Sales.
Teodora, però, volle dare al suo Istituto una fisionomia particolare: vita di clausura, per indicare la pienezza della consacrazione a Dio, ma anche apertura agli altri, offrendo la possibilità di una scuola gratuita, per alunne esterne. Si preoccupò subito di avere l’approvazione del vescovo di Verona, che gliela concesse nel 1825, mentre per quella pontificia, essendo morto Leone XII, dovrà aspettare il 1833, quando Gregorio XVI, risponderà alla sua richiesta con il Breve Quamquam Religiosas. Già nel 1827 aveva preparato il “Piano Disciplinare Economico” del nuovo Istituto; doveva presentarlo all’Imperatore, per avere la civile approvazione. Il Rescritto le giunse nell’agosto del 1829, iter abbastanza veloce, avendo Madre Teodora assicurato che non avrebbe chiesto contributi finanziari per la sua opera.
Intanto andava aumentando il numero delle Sorelle; esse si occupavano della scuola, del ricreatorio festivo, delle varie Compagnie o Associazioni, che servivano a raccogliere in gruppi impegnati le alunne delle varie età. Madre Teodora vigilava, perché tutto procedesse con ordine e tranquillità, perché ci fossero tutti i mezzi utili a rendere efficace l’insegnamento e a potenziare la forza educativa della scuola.
Il nuovo vescovo, mons. G. Grasser guardava con molta stima l’istituzione di Madre Teodora, che, comperato l’attiguo palazzo Serenelli-Fracanzani, poteva assicurare di aver risposto a tutte le richieste tipiche della clausura. Fu a questo punto che si poté decidere la data dell’erezione canonica dell’Istituto: il 17 marzo 1837. In quel giorno, alla presenza del Vescovo e di numerose persone, Madre Teodora e altre undici Sorelle celebrarono la prima professione solenne. La severa burocrazia austriaca richiedeva meticolosi controlli ed esigeva che tutto funzionasse con rigida perfezione. Madre Teodora era molto precisa nelle sue documentazioni, che ancor oggi testimoniano la sua attenzione e competenza.
Quello che le stava a cuore era soprattutto che la sua scuola offrisse alle giovani un’istruzione ed una formazione qualitativamente molto curate. Per questo motivo ricevette, anche dalla pubblica autorità, benemerenze e attestazioni di stima. Rimasero nel ricordo specialmente le visite dell’Imperatrice Carolina Pia e dell’Imperatrice Elisabetta, conferma che l’istituzione era conosciuta ed apprezzata. Madre Teodora, sempre attiva e determinata, era, fin da giovane, fragile di salute. Fu capace di eroica sopportazione, come si afferma nelle “Memorie” delle prime Sorelle, lasciando testimonianza di virtù non solo in Comunità, ma anche in quanti ebbero modo di avvicinarla e di conoscerla. Alle suore offrì luminosi esempi di fede, di abbandono in Dio, di grande fortezza d’animo, di capacità di percorrere un cammino in cui l’altro avesse sempre a trovare nel suo cuore uno spazio d’amore autentico. Il suo amore, infatti, possedeva la caratteristica dell’universalità, perché ogni azione era permeata di significati, che arricchivano la sua interiorità e l’interiorità di quanti vivevano con lei. Era instancabile nella sua dedizione, per costruire conoscenza, consapevolezza, significati di vita dentro di sé, innanzitutto, ma anche nelle suore e nelle giovani alunne. La guidava la premura di sentirsi bene con se stessi e con Dio, il quale, nel Figlio suo Gesù Cristo, si è impegnato per la vita e la vita in abbondanza di ogni persona, creata a sua immagine e somiglianza.
Madre Teodora morì serenamente il 22 maggio 1860. Morì serenamente, poiché sapeva CHI aveva amato per tutta la vita. Lasciò scritto: “Vivete sempre unite a Dio, a cui nulla è difficile o impossibile”. “La misura del nostro amore deve essere quella che ci chiede Gesù Cristo”. Ella riposa nella Cappella dell’Istituto; la sua tomba è quotidianamente visitata con devoto affetto dalle Sorelle e venerata dalle persone, che con fiducia si fermano a pregare e a chiedere grazie. Anche questo è un segno, che rivela come sia riconosciuta la grandezza di Teodora Campostrini, fondatrice ed educatrice operosa, tenace nell’attività a vantaggio dei giovani, perché essi possano costituire “un bene reale per la società”. Nel 1960 fu celebrato solennemente il I° Centenario della sua morte. Fu anche l’occasione propizia per dare inizio al Processo storico per la sua beatificazione tutt’ora in corso. (fonte)