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Incontro con Neeli Cherkovski – Tra Poesia e Filosofia



Neeli Cherkovski

cherkMartedì 18 settembre alle ore 17 presso Sala Farinati la Biblioteca Civica organizza l’incontro con Neeli Cherkovski, Tra Poesia e Filosofia, una voce contemporanea. La conversazione e lettura saranno condotte da Igor Costanzo, da un’idea di Laura Zanetti.
Nato a Santa Monica, in California, nel 1945, ha trascorso la giovinezza a San Bernardino. Figura di rilievo del panorama poetico underground di Los Angeles negli anni Sessanta, ha curato con Chiarles Bukowski la rivista Laugh Literary and Man the Humping Guns e, poco più tardi, con lo stesso Bukowski e con Paul Vangelisti la Anthology of L.A.Poets ( Laugh Literatry & Red Hill Press, 1972).

 Trasferitosi a San Francisco nel 1975, ha curato la pubblicazione di Beatitude, rivista di poesia fondata da Bob Kaufman e ha pubblicato numerosi studi critici e biografie tra cui: Ferlinghetti: a Biography ( Doubleday,1979), Whitman’s Wild Children ( Lapis Press, 1988) e una biografia su di Charles Bukowski,Hank ( RandomHouse, 1991).

Cherkovski è autore di una decina di libri di poesia. Tra gli altri ricordiamo Animal ( Pentograph Press 1996), Elegy for Bob Kaufman ( Sun Dog Press, 1996), Leaning Against Time ( R.L. Crow,2005) e Einstein Alive ( Solo Zone, 2005). Ha lavorato come “writer-in –residence” al New College of California di San Francisco.

  • Don’t Make a Move (Tecumseh Press, 1974)
  • The Waters Reborn (Red Hill Press, 1975)
  • Public Notice (Beatitude, 1975)
  • Ferlinghetti, a Biography (DoubleDay, 1979)
  • Love Proof (Green Light Press, 1980)
  • Juggler Within (Harwood Alley Monographs, 1983)
  • Clear Wind (Avant Books, 1984)
  • Whitman’s Wild Children (Lapis Press, 1989)
  • Hank: The Life of Charles Bukowski (Random House, 1991)
  • Animal (Pantograph Press, 1996)
  • Elegy for Bob Kaufman (Sun Dog Press, 1996)
  • Leaning Against Time (R.L. Crow Publications, 2004)
  • Naming the Nameless (Sore Dove Press, 2004)
  • A Packet of Love Poems (WordTemple Press, 2007)
  • From the Canyon Outward (R.L. Crow Publications, 2009)

Informazioni e contatti:

Biblioteca Civica

Sala Farinati, Biblioteca Civica – Via Cappello 43 – Verona

 

La Poesia Necessaria- Neeli Cherkovski

by OLGA CAMPOFREDA on 29 GENNAIO 2012

Un poeta. L’ultima poesia che ha scritto. Un esclusivo making of dei versi inediti. Questa è la nuova rubrica della Gallina Bianca, l’analisi di un salto a piedi uniti dai giorni veri, quelli che si toccano, alla deriva-impalpabile- infinita dell’immaginario. Insomma magia.

Inaugura questa sezione Neeli Cherkovski, poeta di Los Angeles trapiantato dal 1975 a North Beach, San Francisco, biografo ufficiale di Bukowski e Ferlinghetti, grande compagno di bevute per chiunque ami ascoltare una storia al bancone di Specs. Autore di una decina di libri di poesia, in Italia è stato pubblicato nell’antologiaNuova poesia americana- San Francisco edita da Mondadori. E’ writer-in residence al New College of California, SF.

SECTION 1: The Poem

28 TREES

for Jesse

trees, 28 in an orderly row
wise, up on the mountain,
slender branches
reaching night, craft and meditation
anchoring the heart, a stray cat
enters
through vast portal, famous
feline
mother, the trees know
how to speak
oh
the trees
pirouette, they sparkle
and inform
every sentient spirit, “look, listen. . .”
oh cat,
thou
you speak
marvelously, anon, enchanting limbs
break-off
28 trees, they’ll speed over oblivion
and
pounce,
how does one say
“My love, all these decades I have tried to under-
stand, but there is only a mystery. .
ever since
you stayed
that first night. . .”
I watched you in the morning, then in the dead
of night
wandered alone, but called you
to the
hills, to the unicorn tapestries and
28 trees all
ablaze. . .
nothing is
fully realized, one guesses, questions linger
oak and manzanita, sycamore and eucalyptus,
what manner of light
will you throw?
the cat comes running, strong limbs, fine hair
and green
eyes, one tree down
twenty-seven
to go. . .
damn, I miss
your eyes, you,
though I’m scolded now
and then,
broke,
the trees wreathed in roots and
wind,
wrenching across time’s esplanade

Neeli Cherkovski

Manila

Dec 2011

28 Alberi
per Jesse

Alberi, 28
lungo un’ordinata fila
a ridosso della montagna,
con i saggi rami
e snelli
cercano la notte,
con il cuore ingombro
di fatiche e meditazioni,

un gatto randagio
attraversa il vasto portale,
la nobile madre felina,
gli alberi conoscono
il modo esatto di comunicare,
oh,
danzano gli alberi
e mettono in guardia ogni spirito senziente
“guarda, ascolta…”
oh gatto,

voi,

tu parli in modo così meraviglioso, a presto!,
il passo incantato
mette a tacere gli alberi,
che s’affrettano a gettarsi nell’oblio

come si fa a dire
“ amore mio, tutte queste decadi ho cercato di capire, ma esiste un solo ed unico mistero,
fin da quando tu rimanesti quella prima notte.”

Restai a guardarti al mattino e poi
da solo vagai coi miei pensieri nel buio della sera,
ma ti richiamai alle colline,
agli arazzi d’unicorno,
a quei 28 alberi tutti in fiamme…

nulla può mai essere compreso totalmente, ci si chiede
-e gli interrogativi restano sulla quercia e sulla manzanita, sul sicomoro e l’eucalipto-
di quale luce brillerai?

Il gatto arriva correndo, forti zampe, bel manto,
gli occhi verdi,
uno, due, sono venuti giù,
ne restano altri ventisei…

dannazione, mi mancano i tuoi occhi,
nonostante io sia stato messo in guardia,
gli alberi, ora ed allora
distrutti,
restano avvolti tra le radici e il vento,
straziandosi lungo il cammino del tempo.

Neeli Cherkovski,
Manila,
Dicembre 2011 (trad. di Olga Campofreda)

SECTION 2: The making of…28 Trees.

Qual è la prima immagine o sensazione da cui nasce questa poesia?

Ero appena stato in Vietnam, tra le montagne. C’erano questi alberi in perfetto allineamento, non 28, ho pescato questo numero a caso, random. L’idea per la poesia è saltata nel mio quaderno di appunti, pochi versi che sarebbero diventati il componimento durante il mio soggiorno a Manila, nelle Filippine. Adoro gli alberi. Ne subisco fortemente il fascino.

Manila infatti appare come indicazione topografica alla fine della poesia. Quanto è stato importante questo luogo per i versi di 28 Alberi?

Vado a Manila ogni anno con la mia compagna. Sono riuscito ad inquadrare con più attenzione i particolari della nostra settimana in Vietnam, solo una volta rientrati a casa, a Manila, una metropoli tentacolare di dieci milioni di persone, circa. Con la mente ho viaggiato di nuovo verso le montagne sulle quali avevo visto quegli alberi.

Cosa hai fatto quel giorno? Ricordi esattamente tutte le azioni compiute prima e dopo aver scritto i versi di 28 Alberi?

Dunque, la poesia è una riflessione quasi saggistica sul tempo, sullo spazio, sulla nostra connessione a tutte le cose attraverso il cerchio della vita. La poesia recupera un’esperienza reale ma al tempo stesso attraversa il limite con la finzione. Il giorno in cui ho scritto questi versi ero rapito dalla fresca, fredda aria degli altipiani vietnamiti e dal profumo intenso degli alberi, gli aghi di pino, eccetera. Siamo andati a vedere un complesso di Templi Zen lungo una collina, pochi acri di paradiso, giardini, meravigliose pagode. Il mio pensiero era avvolto in tutto quello.

Quanto spesso ti capita di scrivere? Credi che alcuni giorni siano migliori di altri per comporre versi?

Alcuni giorni sono squallidi e aridi e non costituiscono terreno fertile per la poesia. Altri giorni mi siedo davanti al mio magico schermo e le parole mi scorrono via dalle dita, una santa lettera per volta. Porto sempre con me un taccuino sul quale scrivere con una vecchia stilografica, così riesco a percepire le parole che si fissano sulla carta. Questo aiuta molto il mio processo creativo. Questi appunti sono il materiale grezzo che poi arriverà sullo schermo (MacBook). Spesso passano settimane prima che da queste annotazioni nasca una poesia. Di recente comunque, sono riuscito a scrivere diverse poesie al giorno. Ogni volta che mi siedo a scrivere mi sorprendo. Anche all’alba della mia maturità continuo a reinventare me stesso, il mio viaggio.

Qual è il verso più riuscito in 28 Alberi? Come mai in questa, come in altre poesie, nomini gli alberi con i termini scientifici che li contraddistinguono?

Amo l’arcaico “Thou” nella poesia. Vorrei che riuscissi a conservarlo nella traduzione italiana… perché resta sospeso tra le immagini degli alberi e mi ricorda il mio grande amore, la mia compagna degli ultimi trent’anni. E’ lì fuori, nel reame delle cose. Adoro il verso “the tree,
wreathed in roots. . .”/ gli alberi avvolti tra le radici, che sprofondano in questo modo, con le radici verso l’alto, come fossero rami.


L’immagine del gatto perduto nella natura in preda alle fiamme e alla decadenza è particolarmente vicino a un certo tipo di simbolismo post-romantico. Non credi che – per quanto affascinante. questo lavoro vada a sfavore della ricezione della poesia stessa?Credi nella Poesia come nuovo strumento di comunicazione?

La Poesia per me è sorpresa, rivelazione, scrutare nel punto più profondo dello spirito di ciò che ci fa pensare e immaginare. Tirar fuori le immagini dall’”aria” è quanto mi sento di fare, intrecciando insieme gli elementi della natura, facendo rimare la vita. Adoro mettere in rima la vita, anche quando le parole non fanno rima nel senso classico della tecnica. Esse aderiscono in ogni caso l’una all’altra. Nulla è pericoloso per la comprensibilità di una poesia. Una poesia – LA POESIA- quella che ciascun poeta condivide lotta a favore di una comprensione totale di tutto ciò che è inconcepibile. Ah! E io adoro il gatto della mia poesia, perché rappresenta tutti i gatti dal principio dei gatti e c’è un gatto in ogni luogo.

 

“A Letter to Bob Kaufman” by Neeli Cherkovski

  At the Cafe Trieste, North Beach, San Francisco, 1975. 
Left to right: Allen Ginsberg, Harold Norse, Jack Hirschman, 
Michael McClure & Bob Kaufman. Photo by Diana Church, from
http://haroldnorse.com/tag/bob-kaufman
A LETTER TO BOB KAUFMAN
(For Bill Morgan)
Do you hear me, Bobby Kaufman, I
push a crate of olives
uphill, it’s Telegraph Hill, my days are numbered
and so it’s time, we’ll eat again
at the  Wacky Way and drink
at Li Po Bar, and you will stumble home
many starry Van Gogh nights, most impeccable man
of Bayou Saint John, come, come, come love,
come bouncing your T. S. Eliot, Wallace Stevens,
Federico Garcia Lorca balls up and down Grant Avenue
until the gendarmes disarm you
and take you downtown
Do you remember my genius rebel black rabbi
old union organizing Five Spot dread of a dream
when I was leaving the jail, freed by the mayor
who had placed a call and you were being brought in
for public drunkenness, “go home, Go home, I’ll see you
in the morning,” you said
and there you were, a thin and wiry miracle
before the door of Caffe Trieste
singing “Prufrock”: and whispering in a grating whisper:
“Music is feeling then, not sound,” o Bobby
I see you on the cover of every book
in my library, I find your words in all the books of poems,
I believe it when you die and we sprinkle your ashes
on San Francisco Bay one clear afternoon
tossing sad beatitudes astern, Ferlinghetti in Greek
Sailor’s cap telling me he’ll retire someday
and live in a boat tied to the docks
“Poets don’t retire,” I told Lawrence.
“But I’ll be old.”
“They don;t grow old, Lawrence, they grow
ancient,” and now he’s 93 and you
are floating in the Bay waters
as it rains.  The Li Po still exists, no one knows
where Eileen is, your wife, mother of you son,
and Lynn is gone, she who called one morning
to say, “The poet Bob Kaufman is dead.”
now it’s March, 2012,
we call you the golden sardine and
the ancient rain. it’s raining so hard
right now,” Oh Bobby, I live with a doctor
from The Philippines, we are on the south slope
of Bernal Hill, time bends, time bleeds,
I love to make your bed at Harwood Alley
which now has your name
in a distant long-ago past Oz and Xanadu
and see you curled up in there
against a passage, in favor of the deep
in San Francisco Bay
Neeli Cherkovski
16 March 2012

Neeli Cherkovski legge un poema per Charles Bukowski al Bukowski Aloud event, The Huntington Library, 27 ottobre 2010.


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