Il Teatro Nuovo di Verona (1846-2016)
Piccolo Teatro di Giulietta
Mercoledì 21 dicembre 2016, ore 18.30
Ingresso libero Presentazione del volume a cura di Tiziana Cavallo
Il Teatro Nuovo di Verona (1846-2016). 170 anni di cultura a Verona
LA PUBBLICAZIONE. Oggi alle 18,30 la presentazione del volume curato dalla giornalista Tiziana Cavallo, realizzato in occasione dell’anniversario
Teatro Nuovo, 170 anni alla ribalta
Maria Vittoria Adami
Nato da un gruppo di nobili cittadini che volevano dare alla città un luogo di spettacolo stabile: la sua storia è il racconto della società veronese
mercoledì 21 dicembre 2016 CULTURA, pagina 49
L’esterno del Teatro Nuovo ritratto in una cartolina degli anni Quaranta|Platea e palchi del Nuovo …
Ha assistito alla dominazione austriaca e all’ingresso dei Tricolore del regno d’Italia, ad adunate fasciste, guerre e referendum forieri della Repubblica. Il Teatro Nuovo compie 170 anni e oggi alle 18,30 nel foyer (ingresso da via Cappello, cortile di Giulietta) celebra l’anniversario con la presentazione del volume a cura della giornalista Tiziana Cavallo Il teatro Nuovo di Verona 1846-2016: 170 anni di cultura (Scripta edizioni) pubblicato dalla Società Teatro Nuovo.È una città moderna e ambiziosa, la Verona di metà Ottocento in seno alla quale nasce, da un gruppo di nobili cittadini lungimiranti, la Società del teatro drammatico, poi Società del Teatro Nuovo di Verona, che vuole dare alla città un teatro stabile popolare in alternativa a quello diurno costruito nell’allora piazza Navona e al vecchio teatrino in Arena. Inizia così la lunga storia del Nuovo ripercorsa nel volume introdotto da Zeno Poggi, presidente della Società Teatro Nuovo, e dal suo predecessore storico Guglielmo Pellegrini, con la prefazione della professoressa Marzia Pieri, docente di discipline dello spettacolo all’università di Siena. Quello slancio illuminato arriva alla storica apertura, nel settembre 1846, del teatro di piazzetta Viviani, con l’autunno teatrale che propone tre melodrammi seri, L’Attila, Il bravo e L’Ernani, e due «divertimenti ballabili». Si apre dopo circa un anno di lavori e non senza una miriade di incidenti di percorso: ci sono realtà economiche e amministrative poco incoraggianti e ci si mettono le catastrofi naturali e poi delusioni e stanchezze e, infine, una società di gestione, quella dei palchettisti, rissosa e incerta. Progettato dall’ingegner comunale Enrico Storari, la struttura deve rispondere alla necessità di un teatro secondario notturno che «per ampiezza, decenza e situazione» risponda alle esigenze della popolazione di una città con 52mila abitanti e «migliaia di stranieri che vi hanno temporaria dimora». Una società di azionisti spontaneamente assume l’esecuzione dei lavori sull’area ceduta dalla congregazione municipale, accollandosi l’acquisto dei palchi. Il Comune non parteciperà ad alcuna spesa. Rappresentano la società Carlo Pellegrini, Francesco Giusti e Antonio Conati che ne è presidente. All’unisono con la città, il Nuovo vive «fra sistole e diastole, splendori e miserie», scrive Pieri che continua: «Il repertorio scenico avvicenda – entro la propria fetta di mercato sempre contrattata con il Filarmonico e il Ristori – la prosa delle principali compagnie di giro, ma anche musica e intrattenimenti popolari di giocolieri, prestigiatori e acrobati, fino agli spettacoli di divulgazione scientifica e ai musei itineranti di età naturalistica, e infine all’avanspettacolo, al cinema e alla rivista novecenteschi». A questo si alternano frequenti e popolarissimi veglioni e la storia collettiva dell’intrattenimento si intreccia con la grande storia cui i teatri non possono sottrarsi: visite, cerimonie civili, guerra, requisizioni militari. Ma attraverso gli avvicendamenti della storia, il Nuovo onora il patto di continuità «come una casa comune che appartiene a tutti i veronesi» e asseconda il suo pubblico esigente «mantenendo il decoro con poche risorse (in sala faceva sempre freddo…)» e difendendo «sempre con orgoglio scelte popolari di qualità», conclude Pieri. Sul palco passeranno Eleonora Duse, la Compagnia del teatro Eliseo con Gino Cervi, Wanda Osiris e Alberto Sordi, Gino Bramieri, Aznavour… Il teatro, divenuto anche politeama, sarà un cinematografo nel Dopoguerra con i primi film americani, e ospiterà varietà e canzonette degli anni Cinquanta e Sessanta, ma senza perdere di vista il grande teatro al quale è dedicata una rassegna, quest’anno trentennale, per la direzione artistica di Paolo Valerio, gestore del Nuovo dal 1994. «Ancora oggi, i discendenti dei fondatori e altri soci che si sono aggiunti condividono lo spirito e la missione del Nuovo: dare alla città la possibilità di godere di una bella attività teatrale, mantenendo la struttura dell’immobile e facendo fronte a ogni necessità. Il rapporto fra la Società e il suo teatro non è solo un rapporto di impresa; è la bella conferma di uno spirito condiviso da 170 anni», spiega Poggi. «Sono entrato con pochi soldi a disposizione in un teatro privo di manutenzione e privo quasi di spettatori. In compenso mi è parso di trovarmi in una famiglia ricca di rapporti umani», scrive Pellegrini, presidente dal 1985 al 2013, che ricorda il gestore Mario Bonzanini, Renato Ambrosi, «tuttofare e memoria storica» e infine «Nelda, responsabile della biglietteria, alla quale tutti si rivolgevano per la recensione degli spettacoli».