Il Purgatorio secondo Babilonia Teatri
Teatro Camploy di Verona
Rassegna L’Altro Teatro
12 aprile 2017, ore 20.45
Purgatorio
produzione Babilonia Teatri
un progetto di Babilonia Teatri e ZeroFavole
collaborazione artistica Stefano Masotti, Sara Brambati
con il sostegno della Fondazione I Teatri di Reggio Emilia
con il contributo di Fondazione Alta Mane Italia (AMI) e Fondazione Manodori
produttore esecutivo La Piccionaia S.C.S.
organizzazione Alice Castellani
scene Babilonia Teatri
luci e audio Babilonia Teatri / Luca Scotton
costumi Franca Piccoli
foto Eleonora Cavallo immagine locandina Andrea Avezzù
residenza artistica La Corte Ospitale di Rubiera, La Biennale Teatro di Venezia
produzione 2016
Purgatorio è i nostri segreti e i nostri desideri.
È un sacco da box che oscilla sopra le nostre teste. Le sue oscillazioni ci sfiorano e ci accarezzano. Ci cullano e ci sbattono. Non sono oscillazioni regolari, né continue. Sono scosse come quelle della corrente alternata. Il pendolo ci ricorda che la nostra parabola non è infinita. Ogni attimo il tempo di oscillazione diventa sempre più breve fino alla stasi. Alla pace.
Con Purgatorio ci chiediamo se è dopo la fine che si comincia a purgare, come ci racconta Dante, o se invece, al contrario, con la fine si mette fine al nostro purgare.
Le lumache vanno fatte spurgare da vive. Le vongole da morte. Noi da che parte stiamo. Al termine del processo di espiazione saremo uomini e donne migliori? Cosa stiamo cucinando? Per chi? Quali sono gli altri ingredienti?
Chi giudicherà il risultato? Uno chef stellato?
Purgatorio svuota l’idea di peccato come il catechismo la insegna e la seppellisce con una risata liberatoria e iconoclasta.
Purgatorio confessa l’inconfessabile e ci racconta le nostre debolezze e fragilità. Le nostre brutture e la nostra sporcizia.
Purgatorio ci spoglia per consegnarci mezzi busti nudi dietro a un tavolo da conferenze. Ci seppellisce e ci rianima. Ci chiude gli occhi con cambre di ferro come tocca agli invidiosi. Per non vedere e per non essere visti. Ci fa chinare la testa per rialzarla sempre ogni volta. Carichi di orgoglio e di dignità.
Purgatorio non mette in scena Dante ma ne sposa l’epica. Ci ricorda l’unicità di ogni vita e la sua grandezza. Di ogni vita che abita il palco mostra l’essenza per godere della sua necessaria irripetibilità.
Purgatorio è un insieme di corpi diversi e lontani fra loro che si incontrano sul palco per diventare metafora di un’umanità più larga. Un’umanità che soffre e che ride. Che gioca con Dante e con la sua Commedia in un continuo scivolare dalla verità alla finzione senza mai svelare fino in fondo se quello a cui stiamo assistendo è stato deciso o sfugge a qualsiasi controllo. Senza mettere un limite netto tra noi e Dante, ma immaginando che veleggiare dal quotidiano alla commedia e viceversa sia una possibilità reale e tangibile.
Lo sapete che io vorrei attraversare a nuoto l’oceano.
Lo sapete che ho seppellito 100 € ma non so più dove.
Lo sapete che vorrei incendiarmi il sedere.
Lo sapete che mi sono lavato senza peli, li ho appoggiati sull’attaccapanni e poi me li sono rimessi.
Lo sapete che vorrei riempire una stella di marmellata.
Lo sapete che vorrei aspirare l’estintore con la bocca.
Lo sapete che vorrei un bambino piccolo e io pepperepè.
Lo sapete che mi berrei 4 damigiane di vino rosso da buttarmi giù e sbattermi contro i muri.
Lo sapete che se ci fosse il campionato del mondo per sbattitori di maionese lo vincerei io.
Lo sapete che io andrei in banca con un fucile a canne mozze e farei piazza pulita.
Purgatorio è un progetto di Babilonia Teatri e ZeroFavole.
CAMPLOY. Per la rassegna L’Altro Teatro mercoledì alle 20.45
«Purgatorio», fari puntati
su disabilità e accoglienza
Simone Azzoni
Babilonia Teatri affronta con sottile ironia il destino di chi è costretto a riscattarsi con esuberanza e gioia
Dopo «Pinocchio», il «Purgatorio». Babilonia Teatrimercoledì 12 aprile al Camploy (alle 20.45) per L’Altro Teatro ritorna con un lavoro sull’inclusione, sull’accoglienza della diversità e la disabilità. Assieme alla Compagnia Zero Fiabe, che raccoglie attori diversamente abili, Babilonia torna a parlare di fragilità, di esposizione della nudità esteriore ed interiore, di storie intime, personali e nel contempo universali. Il ragazzo down, in carrozzella, incarnazione di sofferenza e fatica esposti allo sguardo e alla guida di Enrico Castellani che sovrappone, come già era stato per lo spettacolo «Pinocchio», vita e rappresentazione. «Purgatorio», aveva scritto il critico Renato Palazzi, in occasione del debutto a Reggio Emilia, è «metafora di un atteggiamento nei confronti di se stessi e dei propri problemi, è una condizione sospesa dell’esistenza quotidiana, uno stato mentale a metà strada fra l’appagamento e la dannazione. Non è il paradiso dei normodotati, dei sani, di quelli che ostentano corpi perfetti plasmati in palestra, ma non è neppure l’inferno di incessanti sofferenze che viene mostrato da altri artisti che operano in questo campo». È uno spazio dell’anima in cui si può sorridere della propria realtà. Questa volta con delicatezza, allusione, intimità. A differenza di altri lavori, dove invece la violenza è denuncia, litania pop becera e grottesca. Questa volta non c’è pietismo o buonismo, ma sottile ironia, e sorriso di fronte ad un destino che beffardo colpisce gli uomini costretti a riscattarsi con esuberanza, con forza e gioia vitale. «Purgatorio» è purgarsi, dicono i Babilonia, «ma ci chiediamo se è dopo la fine che si comincia a purgare, come ci racconta Dante, o se piuttosto con la fine si mette fine al nostro purgare». «Purgatorio» è un insieme di corpi diversi e lontani fra loro che si incontrano sul palco per diventare metafora di un’umanità più larga. Naufraghi barcollanti tra un sacco da box, una musica da discoteca. Un’umanità che soffre e che ride. Che gioca con Dante e con la sua Commedia in un continuo scivolare dalla verità alla finzione, senza mai svelare se quello a cui il pubblico assiste è stato deciso o sfugge a qualsiasi controllo. «Senza mettere un limite tra noi e Dante, ma immaginando che veleggiare dal quotidiano alla commedia e viceversa sia una possibilità reale e tangibile». Assieme ad Enrico Castellani anche Daniele Balocchi, Maria Balzarelli, Chiara Bersani, Carlo Trolli, Paolo Terenziani.
L’ALTRO TEATRO. Riuscita l’operazione coi performer di ZeroFavole. L’handicap e l’incontro con lo speciale che è l’altro
In «Purgatorio» Babilonia scopre poesia
Simone Azzoni
Né pietismo né buonismo per la pièce della compagnia di Castellani e Raimondi su corpo e disabilità
Anche lo spettacolo «Purgatorio» è il lato poetico dei Babilonia Teatri, come lo era già il precedente «Pinocchio». Basta urli scomposti e grotteschi, pop e punk; qualche traccia, qualche immagine che ritorna (lo strobo al posto della stella cometa e l’elenco dei «voglio» iniziali) ma è la pietas, come la intendevano i latini, a indicare il cammino di questa compagnia veronese che, dopo le provocazioni e gli scandali, è stabile tanto nei festival, quanto nei cartelloni tradizionali come questo de L’Altro Teatro al Camploy. «Purgatorio» ci rimanda a quello dantesco, ma il regno del poeta è solo lo sfondo, citato qua e là nell’episodio dell’incontro di Beatrice con Dante, o degli invidiosi con gli occhi cuciti. Entrambi comunque stravolti dentro questa poesia che fa dell’handicap un incontro con lo speciale che è l’altro e nell’altro. Assieme ad Enrico Castellani in scena ci sono anche Daniele Balocchi, Maria Balzarelli, Carlo Trolli e Paolo Terenziani, sorta di fratelli minori da guidare, accompagnare. Nel regista-attore si annulla così lo spazio finto del palcoscenico e del teatro, già iniziata con «Pinocchio».Niente pietismo, niente buonismo con questi attori di ZeroFavole, niente effetto «Pippo Del Bono», anche se l’attore affetto da sindrome di Down che balla ci rimanda a certe operazioni del regista genovese. Ma qui la diversità parla e comunica perché è la diversità che è in noi. E quindi è la dinamica, l’approccio, il risultato ad essere speciale, unico, irripetibile. Operazione verità, «nudi alla meta» verrebbe da dire, se fin dall’inizio è il corpo esposto, nudo, ad essere vulnerabile ai colpi del destino. Si purga in terra come nell’aldilà, anzi il Purgatorio più che espiazione è rivincita. A Beatrice «sudano le mani», il dio-Atlante che sorregge le sorti del mondo è goffo e instabile, il prete che confessa innocui peccati è un loop di parole, la conferenza che dovrebbe stabilire il senso del Purgatorio finisce col parlare di lumache e rognoni.La verità è sulla pelle di questi uomini e donne; sotto c’è l’urlo che era dei Babilonia: basta sollevarla un attimo ed esce la polemica anticlericale, l’aggressione alla bassezza e alla meschinità del linguaggio. Anche su questo Babilonia ha trovato un luminoso equilibrio. Il palco, la vita verrebbe da dire, è un ring in cui tutti vorremmo essere Rocky ma abbiamo l’altezza del nano della canzone di Fabrizio De André. Siamo obliqui, direbbe il compianto attore Claudio Remondi, siamo sghembi sotto sacchi da pugili, pesi della vita che oscillano sulle nostre teste.
Biglietti disabile+accompagnatore
La rassegna ha sottoscritto il manifesto dei teatri accessibili e ha aderito all’iniziativa Teatri 10 e lode promossa dall’Associazione disMappa: compatibilmente al numero dei posti riservati, disabile e accompagnatore potranno assistere a ogni spettacolo al prezzo speciale di 10 euro.
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Telefono: 045 800 9549
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