Il piano per i disabili di Milano
Milano, ok al piano per i disabili: negozi e condomini accessibili
In commissione le nuove norme volute dalla giunta: un anno per mettersi in regola ed eliminare le barriere. Il futuro regolamento edilizio prevede obblighi per le realtà commerciali ma anche per le abitazioni
di ALESSIA GALLIONE
Per tutte le realtà commerciali — dai bar ai ristoranti fino ai negozi — , ma anche per gli alberghi, le attività culturali e per lo spettacolo e per quelle sportive aperte al pubblico, l’obbligo scatterà entro un anno da quando il nuovo regolamento edilizio del Comune entrerà in vigore: è allora che tutti dovranno diventare accessibili ai disabili, e superare scalini e dislivelli con scivoli mobili (o altre soluzioni provvisorie) e avere campanelli di chiamata. Perché l’obiettivo di Palazzo Marino è chiaro: rendere Milano senza barriere architettoniche. Ed è per questo che, anche per tutti gli altri edifici, le ‘porte’ dovranno in qualche modo essere aperte. A cominciare dai condomini e dagli immobili vari che verranno costruiti ex novo e che saranno ristrutturati in modo importante: fin dal progetto, dovranno adeguarsi. Una novità che, spiega la vicesindaco con delega all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris, «abbiamo introdotto dopo un confronto con la Consulta cittadina delle persone con disabilità e con la Ledha. La volontà è quella di rendere la città il più possibile accessibile».
Era il 1999, era quasi un’altra Milano fa, quando il Comune approvava il suo regolamento edilizio. Adesso, la giunta ha scritto un nuovo ‘libro maestro’ per adeguarsi alle esigenze di una città nuova. Prima di diventare legge, il documento dovrà seguire un viaggio simile a quello del Pgt: la rivoluzione votata da assessori e sindaco è sbarcata in commissione comunale. L’antipasto prima del dibattito in aula. Si parte. Con l’aggiunta del capitolo che riguarda le barriere architettoniche.
Gli articoli fondamentali sono due. Al punto sette si stabilisce che «gli edifici di nuova costruzione o ristrutturati completamente devono garantire pienamente l’accessibilità». Tutti gli interventi edilizi, insomma, a partire dalle manutenzioni straordinarie, non devono avere ostacoli. E per i vecchi stabili che non subiscono demolizioni e ricostruzioni di peso? Gli immobili «dovranno «favorire le migliorie per l’accessibilità», è scritto. Un invito che viene messo nero su bianco e che diventa qualcosa di più nel caso il condominio abbia un inquilino disabile. In questo caso, però, per facilitare la possibilità di fare questo genere di lavori, il Comune prevede anche deroghe particolari. Al punto 79, è contenuta la norma per le attività commerciali, con l’anno di tempo concesso per allinearsi.
Ma c’è un’altra regola che a livello politico sta già dividendo maggioranza e opposizione. È quella scritta per curare «il dramma dell’abbandono», come è stato definito dal centrosinistra: aree ed edifici fantasma in stato di degrado e incuria tali da determinare «pericolo per la sicurezza o per la salubrità o l’incolumità pubblica, oppure disagio per il decoro e la qualità urbana».
Il regolamento disegna un iter che va dalla diffida ai proprietari a eseguire interventi di «ripristino, pulizia e messa in sicurezza» a interventi «in via sostitutiva» da parte del Comune che, poi, potrà addebitare i costi alla proprietà. Ma in casi «eccessivamente onerosi o comunque non immediatamente attivabili», Palazzo Marino potrà anche attribuire ai beni una «destinazione pubblica». Senza toccare la proprietà, potrà destinare spazi e terreni a funzioni sociali. Altre regole riguardano l’obbligo di manutenzione per i palazzi. L’opposizione annuncia già battaglia e si dice pronta a «usare tutti gli strumenti possibili di opposizione, in aula consiliare e in quelle giudiziarie». (fonte)