20121029-fondazionecariveronapatrimoniostatue52 Scultura e installazioni

Il giardino delle sculture – Fondazione Cariverona


Se passate da via Garibaldi e il portone è aperto cogliete l’occasione per ammirare qualche scultura del patrimonio della Fondazione Cariverona. Tutto a piano terra, livello della strada, senza barriere architettoniche.

Le sculture, entrando in senso orario, sono:

  • Igino Legnaghi, Tramonto sul Partenone, senza data
  • A Viani, La cariatide, 1953
  • Pino CastagnaAbbraccio, 1970-1995
  • A Viani, Il pastore dell’essere, 1963
  • Giacomo Manzù, Tebe distesa nell’ovale, 1985
  • Arturo Martini, Donna che nuota sott’acqua, senza data
  • Miguel Berrocal, Opus 258, 1981-1983
  • Michael Noble, Giovane Yak, 1958
  • Novello Finotti, Il grande cobra, 1991-2000
  • Michael Noble, Abbraccio, 1962

All’entrata una storica campana di Bartolomeo Pisenti, del 1685 (vedi anche Le campane di San Nicolò all’Arena)

Sul sito della Fondazione è possibile vedere altre opere d’arte della Collezione Cariverona, almeno nella versione virtuale.

MUSEO VIRTUALE

Miguel Berrocal

Berrocal ‹-kàl›, Miguel. – Scultore spagnolo (Algaidas, Málaga, 1933 – Antequera 2006). Dal 1952 al 1957 è stato in Italia e quindi in Francia. Le sue sculture in materiali diversi, bronzo, acciaio, sempre allusive a una figurazione, sono formate di pezzi scomponibili, elegantemente e precisamente modellati, con associazioni e smembramenti fantastici e sottilmente ironici.

Le opere di Berrocal sono sculture se ci si ferma alla pelle. Se invece si cerca la loro più intima essenza, si scopre che sono macchine, architetture, assemblaggi di forme complesse e correlate, formule matematiche, e altro ancora. Quasi simbolo di un ordine universale, ogni elemento ha un posto e uno solo, e concorre a costituire un microcosmo ideale secondo una regola che non ammette devianze, pena la totale disarmonia.

Alberto Viani

Viani, Alberto. – Scultore (Quistello, Mantova, 1906 – Venezia 1989). Assistente (dal 1944) di A. Martini all’Accademia di belle arti di Venezia, ne derivò il senso del monumentale, che in V. è però più dimensionale che letterario; influenzato daC. Brancusi e da H. Arp, da A. Calder e da A. Pevsner, ha creato per un certo tempo sculture che racchiudono uno spazio definito entro intelaiature metalliche, ed è giunto a rappresentare lo spazio stesso attraverso masse plastiche pervase di un movimento rotatorio sempre definito dalla linea. Ha partecipato alle principali mostre nazionali e internazionali del dopoguerra e sue opere sono nei principali musei europei e americani.

Pino Castagna

Pittore, scultore e designer Pino Castagna nasce a Castelgomberto, in provincia di Vicenza, nel 1932.
Giovanissimo si trasferisce con la famiglia a Verona frequentando la scuola a Desenzano e completando gli studi all’Accademia di Belle Arti di Verona e Venezia. Le prime esperienze lavorative lo vedono collabborare con una bottega di restauro di dipinti, affreschi e un laboratorio di vetrate artistiche..
Nel 1959 apre uno studio di ceramica con annessa scuola, denominato “
P.C. e N.“, insieme a Michael Noble a Garda, in provincia di Varese, affrontando per la prima volta la materia ceramica e dedicandosi alla decorazione pittorica e alla cottura delle ceramiche disegnate da Noble.
La produzione della manifattura è marcata con i monogrammi congiunti dei due artisti.
Nello stesso anno Pino Castagna  inizia la sua attività espositiva partecipando a numerose personali e collettive d’arte.
Nel 1963 presenta i suoi lavori al Concorso Internazionale della Ceramica di Faenza.
Nel 1964 il sodalizio con Noble si interrompe e Pino Castagna continua in proprio l’attività di ceramista lavorando alla realizzazione di grandi sculture in ceramica smaltata.
Nel 1967 è presente alla Triennale d’Arte di Milano
Nel 1969 Castagna lascia il laboratorio di Garda e si trasferisce nello studio di Costermano sul Garda, in provincia di Verona dove, coadiuvato da numerosi e valenti collaboratori, sperimenta la realizzazione di opere in materiali eterogenei come ceramica e cemento e bronzo e porcellana.
Nel 1970 i suoi lavori sono esposti nelle sale della Biennale di Venezia.
E’ di questi anni la collaborazione dell’artista comìn la manifattura ceramica “
Richard-Ginori” e con la “Ginori San Cristoforo
Nel 1973 partecipa al Concorso Internazionale della Ceramica di Faenza e presenta alcuni lavori alla Triennale di Milano.
Nel 1974 è presente alla prima edizione di “Rassegna 2000” organizzata dalla Associazione Ceramisti di Albisola e nuovamente al Concorso di Faenza dove presentera alcune ceramiche anche nell’edizione dell’anno successivo.
Nel 1978 alcune sue opere sono presenti in una mostra a Tokio.
Negli anni Ottanta tiene numerose personali in vari città d’Italia tra cui Firenze, Todi, Gualdo Tadino e Verona.
Nel 1986 è di nuovo alla Biennale di Venezia
Nel 1992 espone a New York e da allora inizia ad imporsi sul mercato internazionale.
Nel 1997 partecipa alla collettiva “La ceramica degli artisti” tenuta alla Galleria Netta Vespignani di Roma.
A partire dagli anni Ottanta l’artista si dedica anche alla lavorazione del vetro soffiato.
Pino Castagna vive e lavora a Costermano, sul lago di Garda.

Igino Legnaghi

Nasce nel 1936 a Verona, dove vive e lavora . Giovanissimo svolge l’ apprendistato alla lavorazione dei metalli nel laboratorio del padre. Tra il 1967 e il 1969 completa la sua formazione con una serie di viaggi studio negli Stati Uniti . Etitolare della Cattedra di Scultura alla NABA-Nuova Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano. Prima mostra personale alla Galleria Ferrari di Verona (1967) . Dalla metà degli anni Sessanta partecipa a diverse rassegne nazionali ed internazionali quali: le Biennali di Venezia (1966,1968), “Convergenze 8” a Palazzo Ducale di Sabbioneta (1968), i Premi Nazionali del Fiorino a Palazzo Strozzi a Firenze (1969, 1979), “Scultura italiana contemporanea ” nel centro storico di Bologna (1971), la Quadriennale di Roma (1972), “Scultura e spazio urbano” alla Galleria d’Arte Moderna di Forte dei Marmi (1982), “Ilsentimento della costruzione. Artisti Italiani dal dopoguerra ad oggi” al Museum Robalderhaus a Schwaz (1997), “Scultura a Milano” all’Istituto Italiano di Cultura a Vienna (1998), “Artists of Brera” al Taiwan International College of Arts a Taiwan(1998), “Il settimo splendore. La modernità della malinconia” a Palazzo della Regione di Verona (2007) . Presenta, inoltre, numerose mostre personali tra cui le più importanti: al Camden Arts Centre di Londra (1973), alla Bryan & Scott Fine Arts Gallery a Colorado Springs (1978), “Igino Legnaghi: opere dal 1965 al 1982” alla Galleria Civica d’Arte Moderna a Palazzo Tè a Mantova (1982), “Les Tables di Igino Legnaghi 1970-1986 ” al Gran Palais a Parigi (1986), “Igino Legnaghi . Disciplina formale e sostanza spirituale” ad Arte Studio Invernizzi a Milano (2006), “Igino Legnaghi Francois Morellet ” a Villa Pisani Bonetti a Bagnolo di Lonigo (2008) . Sue opere figurano in collezioni pubbliche tra cui la GNAM di Roma, il Museum of Modern Art di Tel Aviv, la Pace University, la New School Art Center di New York, la State University di Postdam, l’American Federal bank di Colorado Springs. Membro dell’Accademia Nazionale di San Luca dal 2007 .

Bibliografia scelta : “Igino Legnaghi. La forma come progetto e come esperienza”, a cura di G. M. Accame (Bergamo, Ed. Pierluigi Lubrina, 1992); “Igino Legnaghi. Disciplina formale e sostanza spirituale”, catalogo della mostra all’Arte Studio Invernizzi di Milano (2006), (Trucazzano, Stampa & Volta s .r.l. , 2006); “Igino Legnaghi, catalogo della mostra a Villa Pisani Bonetti di Bagnolo di Lonigo” (2008), (Trucazzano, Stampa & Volta s .r.l., 2008).

Giacomo Manzù

Pseudonimo dello scultore italiano Giacomo Manzoni (Bergamo1908 – Ardea 1991). Pur ricollegandosi all’impressionismo di M. Rosso, assorbì i valori della scultura antica e trasfuse nell’arte un’alta ispirazione religiosa e civile (serie delle Deposizioni e delle Crocifissioni, 1940-43). Fu ampiamente riconosciuto in ambito internazionale (porta del Duomo di Salisburgo, 1955-58) e nazionale (porta della Morte per la basilica di S. Pietro, 1959-64). Vincitore del Premio Lenin per la pace (1966) e del Premio internazionale Feltrinelli (1984).

VITA
Dopo un primo apprendistato come intagliatore (1919-21), M. frequentò la scuolaserale di plastica decorativa a Bergamo e, durante il servizio militare, l’accademia Cignaroli a Verona. Compiuto un breve viaggio a Parigi, nel 1929 si stabilì a Milano dove entrò in contatto con l’avanguardia milanese e ottenne, nel 1932, dall’università Cattolica la sua prima commissione. Vincitore nel 1950, con Biagini e Crocetti, del concorso per le tre porte bronzee di San Pietro, nel 1954 fu nominato  Accademico di San Luca; nello stesso anno si dimise dalla cattedra di scultura di Brera che teneva dal 1941 e cominciò a insegnare presso l’Accademia internazionale di Salisburgo (1954-60), dove incontrò O. Kokoschka e I. Schabel, sua futura compagna e ispiratrice. Nel 1969 inaugurò ad Ardea, dove aveva lo studio e l’abitazione, la raccolta Amici di Manzù, donata allo stato italiano nel1981.

OPERE
Negli anni Trenta, in particolare dopo il 1934, M. si orientò verso soggetti intimisti che, pur ricollegandosi all’impressionismo plastico di M. Rosso, testimoniano anche l’attenta meditazione sui valori della scultura antica. Nacquero così, a testimonianza di un’alta ispirazione religiosa e insieme del suo profondo impegno politico antifascista, le serie delle Deposizioni e delleCrocifissioni (1940-43), cui fecero seguito le serie dei Cardinali e dei Vescovi e i numerosi ritratti, pieni di toccante umanità. Ampiamente riconosciuto in ambito internazionale, negli anni Cinquanta M. ottenne prestigiose commissioni pubbliche ed eseguì la porta del duomo di Salisburgo (1955-58, incentrata sul tema dell’amore), che attesta una maturità e una felicità espressiva riscontrabili anche nella ricca e costante produzione grafica  e che anticipa, nella semplificazione degli schemi compositivi e nella rigorosa ricerca disegnativa, soluzioni che caratterizzeranno la successiva porta del Vaticano. Impegnato in una serie di commissioni per Giovanni XXIII, tra il 1959 e il 1964, M. terminò la celebre porta della Morte per la basilica di San Pietro che testimonia, attraverso una narrazione tesa e drammatica, il suo impegno civile e la profonda fede nel riscatto finale dell’uomo.  Nel 1969 M. completò la porta della Pace e della Guerra per la chiesa di Saint Laurenz a Rotterdam (al cui tema si ispirerà nel 1972 per il rilievo del palazzo della Comunità europea a Lussemburgo e ancora nel 1977 per il monumento al Partigiano di Bergamo).

Arturo Martini

Scultore italiano (Treviso 1889 – Milano 1947). Frequentò a Faenza la Scuola della ceramica, e successivamente studiò scultura a Treviso; nel1909, a Monaco, fu allievo di A. Hildebrand; nel 1911 fu a Parigi. A Roma, dopo laprima guerra mondiale, fece parte del gruppo dei Valori plastici; insegnò per varî anni a Monza, nella Scuola per le industrie artistiche. La sua opera, molto vasta, è caratterizzata da una plasticità sicura e immediata, da una estrema felicità d’invenzione, da una completa padronanza di tutti i processi tecnici: pietra, bronzo, terracotta, ceramica, ecc. Dalle prime opere, d’uno stilizzato primitivismo (Orfeo, 1924, Roma, Galleria nazionale d’arte moderna), passò a una ricerca di semplificazione dei volumi (Il bevitore, 1926), che venne poi articolando in strutture serrate e di grande intensità plastica (Pisana, 1928-29, Treviso, Museo Civico; Donna al sole, 1930, Firenze, collezione Papi; La Lupa, 1930, Vado Ligure, casa Martini, ecc.). Con ammirevole senso dello stile, seppe ispirarsi alle più diverse forme storiche, arcaiche, etrusche, romaniche, barocche, senza mai smarrire l’originalità dell’invenzione e la vitalità della forma. Eseguì anche grandi decorazioni per il palazzo di giustizia a Milano e complessi monumentali per architetture. Nel periodo più tardo concentrò la ricerca formale, giungendo a opere di rara intensità come la Vacca (1945, Venezia, collezione Toso) e laRagazza che nuota sott’acqua (1941, Milano, collezione Lucchetti). Negli ultimi anni della sua vita abbandonò quasi del tutto la scultura (che giudicava “lingua morta”) per dedicarsi, ma con risultati non sempre felici, alla pittura. Fu ottimo disegnatore; assai notevoli sono anche i suoi piccoli gruppi di ceramica, pieni di spirito narrativo e, insieme, di valore decorativo.

Michael Noble

George Ernest Michael Sinclair Noble è nato il 12 dicembre 1919 a South Moor, Durham, Inghilterra.Volontario nel 1939, è in Francia fino a Dunkerque, poi ufficiale nell’VIII Armata in Libia; nel 1944 in Italia passa al Political intelligence Department del Foreign Office; infine è incaricato di dirigere il Psychological Warfare Branch anglo-americano, prima a Napoli, poi a Firenze. In questa città essendo stato semidistrutto il Teatro Comunale e dispersi molti musicisti, Noble utilizza i proventi del giornale di Firenze per riorganizzare con Igor Markevitch l’orchestra sinfonica del Maggio e presentare una stagione di concerti alla Pergola. Il 14 aprile 1945 riceve la cittadinanza onoraria della città di Firenze; dice di lui la pergamena offertagli: “… con esempio nuovo sa accompagnare nella guerra alle armi il libro che ancora sotto il cannone ha assicurato a Firenze la continuità delle sue tradizioni musicali, il sorgere del suo libero giornale…”. E da quest’ epoca che iniziano i rapporti con compositori, direttori d’orchestra, interpreti ed esponenti della danza, personalità che saranno in seguito fra i suoi amici più cari e stimolanti.Giunge a Milano prima dell’arrivo delle truppe alleate, con l’incarico di provvedere alla riorganizzazione democratica e indipendente della stampa e di far riprendere le pubblicazioni al “Corriere della Sera”. inoltre fonda e dirige il “Giornale Lombardo”. Nominato capo ufficio stampa del 15º Gruppo di Armate e presidente dell’Allied Publications Board è costretto a scontrarsi duramente con la mentalità militare per assicurare la massima libertà alla stampa e alla radio italiane: di questo incarico parla ampiamente Silvio Bertoldi nel suo libro Guerra Parallela.Nel 1946 Noble si ritira a Corbignano, presso Firenze, e riprende a disegnare; Bernard Berenson gli sceglie i disegni da esporre alla sua prima personale a Firenze nel 1947. Ritornato a Londra, riceve una scholarship grazie a un diritto particolare esercitato a suo favore da Sir Robin Darwin presidente del Royal College of Art: così può frequentare la Scuola di Scultura di Frank Dobson, primo scultore postimpressionista inglese. (A “Dobbie” non piace inizialmente questa imposizione arbitraria fuori concorso: ma poi diventerà grande amico dell’allievo per tutta la vita).Nella scuola insegna a scolpire la pietra lo stesso Barry Hart che 26 anni prima aveva avuto come studente, e poi come assistente, l’allora giovane Henry Moore. Ma Noble, attratto dal disegno e dalla creta, non è ancora pronto per la pietra: taglia il “Portland stone”, esercizio obbligatorio due giorni alla settimana, ma passeranno ancora sette anni prima che lo attiri la magia della pietra. Conta fra i propri amici Dylan Thomas, Epstein che stima molto sia come artista che come uomo.

Ma Noble si trova meglio lavorando da solo. E poi ha nostalgia dell’Italia. Lascia il College, espone una serie di ritratti alla Royal Academy e, dopo un soggiorno in Irlanda altro paese che ama raggiunge nel 1951 Milano, per stabilirsi poi nel Veneto e in Toscana. Nel 1953, Gino Ghiringhelli grande amatore e sostenitore dell’arte moderna, lo invita a far parte degli artisti della sua Galleria, Il Milione, dove esporrà fino alla morte di Ghiringhelli, nel 1964. Nei primi anni si esprime modellando soprattutto in creta, terra refrattaria, gesso e cera per bronzo. Espone anche tempere, disegni e litografie.

Incomincia a scolpire il marmo rosso di Sant’Ambrogio e il granito di Trento. Nel 1962 quando scopre sulla costa atlantica dell’Irlanda il marmo di Connemara, la sua strada è chiara. In Questo periodo si occupa anche di un’ altra attività. Dal 1956 al 1963 conduce un atelier di pittura all’Ospedale Psichiatrico provinciale di Verona. Intorno a questo studio, al 1° Simposio sull’arte psicopatologica convocato nel 1959 dal prof. Cherubino Trabucchi nasce la Société Internationale de Psychopatologie de l’Expression sotto la presidenza del prof. Volmat. Nel 1967 espone da Cordier & Ekstrom. John Canaday commenta sul “New York Times”: «… è la prima mostra di Michael Noble in questo paese e lo dovrebbero mettere immediatamente nel “top rank”. Le sculture vanno ai collezionisti americani, e Noble torna in toscana. Lavora isolato, tranne qualche contributo alle Biennali carrarine, finché nel 1977 Dominique Ponneau, allora ispettore generale, poi direttore delle Ecoles du Louvre, organizza una mostra itinerante delle sue sculture in Francia.

Negli anni ’60, quando il Royal College of Art era divenuto Università, lo stesso Robin Darwin che a suo tempo aveva accolto Noble come studente, lo avrebbe voluto come professore: ma l’ex-allievo non si sentiva ancora pronto per poter “dare”, al di fuori del proprio lavoro. Nel 1980 anche a Parigi apre uno studio edincomincia con allievi delle scuole d’arte degli scambi di vedute, per lui fruttuosi ed impegnativi.

Nel 1988 il Comune di Milano organizza una mostra antologica delle sue opere dal 1950 all’1988. Alla Rotonda di via Besana sono esposti 54 bronzi, 43 marmi, 21 terracotte, tempere, litografie e disegni.

Novello Finotti

Novello Finotti nasce a Verona nel 1939. Frequenta l’Accademia Cignaroli. Inizia ad esporre nel 1958 con un premio acquisto alla Mostra di Arte Sacra di Assisi.

Nel 1964 espone a New York con una personale alla Armony Gallery. Nel 1966 partecipa su invito, con un gruppo di opere alla XXXIII Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. Nel 1972 espone con una personale alla galleria Jolas di Milano.

Nello stesso anno partecipa alla mostra itinerante Scultori Italiani di Oggi, curata dal professor Fortunato Bellonzi di Roma, esponendo a Buenos Aires, Montevideo, Rio de Janeiro, San Paolo del Brasile, Tokio, Osaka, Hong Kong, Berlino Est e Lugano.

Nel 1976 viene invitato alla Quadriennale Nazionale d’Arte di Roma, a una mostra itinerante ”il Bronzetto Italiano”, in Finlandia, Danimarca e Norvegia. Nel 1977 è a New York con una personale alla Jolas Jackson Gallery. Nel 1984 viene invitato con una sala alla XLI Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.

Anni ’80 e ’90

Nel 1981 HOMMAGE A SHAKESPEARE con testo di Luigi Meneghelli, per la revue d’art TROU II

Nel 1986 espone con una mostra antologica a palazzo Te di Mantova. Nel 1988-89 partecipa in Giappone, con un gruppo di opere in marmo, alla grande mostra itinerante “La Scultura Italiana del XX Secolo” (The Museum of Fine Arts di Gifu, Art Museum di Niigata City, The Fukuyama Museum of Art).

Nel 1990 realizza un monumento del poeta Biagio Marin a Grado.

Nel 1995 una personale nella Galleria del Credito Valtellinese, Refettorio delle Stelline a Milano. Tra il 1998 e il 2001 oltre alla personale alla Nardin Gallery di New York, esegue i lavori su committenza, tra cui l’intervento completo della facciata della Basilica padovana di S.Giustina, comprendente i tre portali in bronzo, 18 ritratti dei committenti virtuali inseriti nel retro della porta centrale, e i quattro simboli degli Evangelisti in marmo e collocati nelle nicchie della facciata.

Ultimo periodo

Nel 2001 esegue il decoro in bronzo dorato per l’altare del Beato Papa Giovanni XXIII, per la Basilica di S. Pietro a Roma.

Nel 2002 realizza una grande figura in marmo bianco di Carrara, rappresentante S.Maria Soledad, collocata in una nicchia esterna della Basilica di S. Pietro in Vaticano. Dal 2002 al 2005 le mostre personali di Malcesine (VR), Galleria Forni Milano, Sant’Anna di Stazzema (LU), Abbazia di Rosazzo, Manzano (UD).

Vive e lavora a Sommacampagna (VR) e a Pietrasanta (LU).

Bartolomeo Pisenti

Nato nel 1613 potrebbe essersi formato nella fonderia dei Levi. Una delle sue prime opere porta la data 1644 quando a trent’anni fonde due campane per il comune di Montecchia.

E’ ricordato soprattutto per la sua supplica al podestà di Verona per rifondere la ormai fessa e muta campana maggiore della basilica di Santa Anastasia mettendo a disposizione gratuita la manodopera, chiedendo solo i soldi per il materiale. Questo elenco di cose, citate nel documento, ci trasmette la procedura di fusione, come avveniva nel 1600 (1649).

Nel 1650 celebra il giubileo con il nuovo campanone della Basilica Palatina di Santa Barbara in Mantova.

Nel 1666 fonde tre campane per la chiesa di Cerea e nel 1676 fonde dei mortai conservati nei più grandi musei d’Europa.

Troviamo ancora delle sue opere sparse per la provincia, in città e nelle località vicine come Mantova (chiesa di SS Simone e Giuda), Padova, Trento e Bergamo (campana maggiore della torre civica fusa nel 1653, del peso di 6600 kg).

Tra le sue opere tarde, ricordiamo il concerto di quattro campane, intonate a salto (1-3-5-8: sui gradi della scala musicale, in cui cinque e otto sono le campane piccole), per la chiesa di S. Nicolò all’Arena. Di queste ultime, datate 1682, ci rimangono le due campane minori. Sempre in quell’anno ottenne la concessione di fondere la campana maggiore per la cattedrale veronese, suo vanto per gli ultimi anni della vita.