I cavalli di Nag Arnoldi in Piazza delle Erbe
Cavalli, scultura monumentale di Nag Arnoldi in Piazza delle Erbe, fino al 14 novembre, per Fiera Cavalli
Dal sito della Galleria d’Arte Giorgio Ghelfi:
NAG ARNOLDI A VERONA
Esposizione di due opere monumentali dello scultore Svizzero Nag Arnoldi, in contemporanea alla manifestazione equina internazionale (Fiera Cavalli) a Verona. I due gruppi di tre cavalli sono collocati in Piazza Erbe e all’interno della Fiera (Ingresso S. Zeno).
Fino al 14 Novembre 2011.
Nag Arnoldi
Nag Arnoldi (Locarno, 18 settembre 1928) è uno scultore, pittore e insegnante svizzero-italiano, è lo scultore ticinese attualmente più conosciuto al mondo
Biografia
Nel periodo della sua formazione artistica frequenta gli atelier luganesi di Mario Chiattone, Antonio Chiattone, Carlo Cotti, Giuseppe Foglia e Filippo Boldini. Sviluppò la propria ricerca dedicandosi alla pittura, alla ceramica e alla lavorazione del vetro, per poi intraprendere un percorso connotato da una matrice stilistica e cromatica di stampo espressionista, ispirato all’opera di Picasso, Emil Nolde, Munch, George Grosz e Otto Dix.
Agli inizi degli anni ’40 abita a Lugano, accanto ad altri artisti quali Mario Bernasconi, Filippo Boldini, assiduamente frequentati. Nella soffitta comincia a dipingere i suoi primi quadri. Tiene la prima mostra personale nel municipio di Castagnola nel 1954, presentato da Carlo Cotti; ne segue una a Lugano al Lyceum della Svizzera Italiana, poi a Locarno nella Galleria del Portico aperta dal pittore Bölt, quindi a Bienne, Payerne, Morat, Zurigo, seguite da una vastissima attività espositiva che oltrepassa i confini nazionali. Sposato con Ornella Rezzonico figlia di Attilio, docente di ginnastica nelle scuole di Lugano, intorno al 1960 si avvicina alla scultura e intraprende frequenti viaggi e soggiorni in Messico, dove vive il fratello, e approfondisce la conoscenza dell’arte indigena maya e azteca e delle Civiltà precolombiane.
Espone al Palacio de Bellas Artes e in Gallerie private cui fa seguito l’invito di dipingere un grande murales sul Centro esposizioni; giungono poi per una ventina d’anni analoghe richieste da Porto Rico, dalle Isole Vergini e dagli USA. A Città del Messico incontra una manager statunitense che gli organizza mostre a New York, San Francisco, Santa Fe, San Diego. Nel 1964 il Museo Nacional de Arte Moderno di Città del Messico gli dedica una grande mostra. Seguono importanti realizzazioni (pitture, murales, sculture in legno, ceramiche) in Messico, Centroamerica e negli USA. Sue opere figurano in importanti collezioni pubbliche e private in Svizzera, Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Messico e Stati Uniti d’America.
Dapprima insegnante di disegno nella scuola maggiore di Comologno e nella scuola maggiore di Lugano-Molino Nuovo dal 1956 al 1961, poi su invito di Pietro Salati, a Lugano al Centro scolastico per le industrie artistiche (CSIA) dal 1962 al 1993; dagli anni ’70 si dedica prevalentemente alla scultura. Sin dall’inizio i motivi preferiti sono i clown, gli acrobati, i filosofi, i cavalli e i cavalieri, cui si aggiungono negli anni ’80, il toro, il Minotauro, il gatto e il gufo, accanto a soggetti religiosi e ad una serie di motivi legati alla guerra: guerrieri, armature, origami, alabardieri. La sua è un’iconografia volta a mostrare sofferenza e passione, dramma ed emozione nella dualità tra reale ed incorporeo. Dal 1971 vive a Comano alternando soggiorni a Venezia e Città del Messico.
Dai primi anni ’70 nasce il rapporto con il gallerista Giorgio Ghelfi di Verona cui fanno seguito varie esposizioni tra cui quella a Palazzo Strozzi a Firenze nel 1981 come primo artista svizzero, poi a Roma a Palazzo Barberini, Ferrara, Mantova. Sono gli anni dell’approfondimento sulla pittura prerinascimentale, soprattutto Paolo Uccello cui dedica una serie di sculture, lavori preparatori, schizzi, frammenti, e la Battaglia di San Romano nelle tre versioni di Firenze, Parigi e Londra. Partendo da Lugano e dal suo lago, operando ed esponendo lungo il tragitto verso Venezia è stato fondamentale l’incontro con i Maestri comacini, a Verona il trecentesco Bonino da Campione scultore per gli Scaligeri Cansignorio della Scala e Cangrande della Scala. Un altro riferimento all’emigrazione artistica ticinese si collega all’invito a San Pietroburgo nel 2003, per l’omaggio al genio dell’architetto astanese Domenico Trezzini.
Stabilisce un rapporto privilegiato con il pittore Ferdinand Hodler riscontrabile nel dipinto intitolato Tutto fermo, nel gruppo scultoreo della Resurrezione, nella Battaglia di Morat e nei dipinti esposti nella sala dell’Arsenale al Castel Grande di Bellinzona, dove la Via Crucis, esposta sul passaggio dell’ascensore al prato, termina nella Pietà e nella grande scultura del Miracolo: mani alzate verso il cielo. Un altro tema riferito sì al mito, ma più ad una ricerca interiore nella direzione del racconto il Minotauro di Friedrich Dürrenmatt è il Minotauro che contempla sé stesso nella sua impossibilità ad essere altro. Seguono altre mostre personali e retrospettive in Svizzera e all’estero, dall’isola di Mainau alle grandi mostre di Lugano alla Banca del Gottardo, e a Bellinzona a Castelgrande.
Altre sue opere:
- Comologno, Case del villaggio, affreschi in facciata, anni ’50 e ’60;
- Spruga, Oratorio di Santa Croce, in facciata, crocifisso in bronzo, 1960;
- Comano, chiesa parrocchiale di Santa Maria della Purificazione, parete di fondo del coro, affresco della Crocifissione, 1980; sculture bronzee di astati e cavalli, nei giardini pubblici;
- Neggio, chiesa parrocchiale di Santa Maria Annunziata, mensa d’altare in bronzo, 1982;
- Camorino, chiesa parrocchiale di San Martino, altare, ambone, fonte battesimale e Via Crucis, 1994;
- Calonico, chiesa parrocchiale di San Martino, statua bronzea di San Martino, 1997.
Ricevette numerosi premi e riconoscimenti; sue opere figurano in musei e collezioni, molte sue sculture ornano piazze e sedi dei rappresentanza di enti pubblici e privati.
Mostra
- Milano, Palazzo Reale, piazza Duomo 12, Nag Arnoldi, sculture 1980-2010, agosto – 11 settembre 2011 (allestita dall’architetto Mario Botta).
Note
- ^ Nag Arnoldi in Dizionario storico della Svizzera
Bibliografia
- AA. VV., Guida d’arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 48, 124, 226, 228, 289, 399.
- Dalmazio Ambrosioni, Dalla soffitta sul Cassarate alle strade del mondo, in «Giornale del Popolo» del 13 settembre 2008, 27; Idem, L’uomo, gli archetipi e l’immaginario collettivo, in «Giornale del Popolo», Cultura, dal sabato 20 agosto 2011, 21.
- AA. VV.,Nag Arnoldi, sculture 1980-2010, catalogo della mostra di Milano agosto-settembre 2011, Salvioni Editore, Bellinzona 2011.
LUTTO. Viveva a Comano, in Svizzera
Morto a 88 anni lo scultore Nag Arnoldi
Francesco Butturini
Celebri i suoi cavalli, aveva esposto a Verona, Vicenza, Padova e Milano
Nag Arnoldi ci ha lasciato: era nato il 18 settembre del 1928, a Lugano, dove ha iniziato ad esporre come pittore, formandosi artisticamente presso gli atelier luganesi di Mario e Antonio Chiattone, Carlo Cotti, Giuseppe Foglia e Filippo Boldini, ma il suo maestro di riferimento fin dalle origini fu Ferdinand Hodler (1853 – 1918), cui ha ispirato i toni forti e materici della sua prima pittura. Alla scultura arriva nei primi anni ’60, con una ricerca materica che lo porterà presto a quella combinazione di lucido e brillante – ruvido e opaco dei suoi bronzi. Chi non conosce i suoi cavalli, gli astati, i granduchi, i gufi, il Minotauro? La sua storia come espositore, sempre ricercato e amato, inizia nel 1954, a Lugano e nelle città vicine. Grazie al successo delle prime mostre, partecipa ad esposizioni sempre più importanti in tutte le maggiori città svizzere. Nel 1960 si reca in Messico, dove vive il fratello, venendo in contatto con l’arte indigena maya e azteca e delle civiltà precolombiane; frequentando lo studio di Rufino Tamayo (1899 -1991, uno dei grandi pittori latino-americani, vicino a Ribera e Siqueiros) affina il versante espressionista della pittura e la vérve narrativa della scultura.Da quegli anni in poi la sua fama è mondiale: mostre in Messico, a Porto Rico, nelle isole Vergini, negli USA e nelle più importanti gallerie europee. A Verona lo porta il gallerista Giorgio Ghelfi, alla fine degli anni ’70 e sarà Ghelfi che gli organizzerà le sue più importanti antologiche italiane: da quella indimenticabile negli scavi archeologici del Tribunale nell’estate del 1990, a quella al Teatro Olimpico di Vicenza dello stesso anno, alla Terme di Abano del 1996, a quella a Palazzo Reale di Milano di due anni fa.La bibliografia che lo riguarda è immensa: dalle primi mostre del 1954 fino ad oggi. La sua casa a Comano, sulle colline di Lugano, era, e credo resterà, il suo museo personale.