Grazia De Marchi e le canzoni di Pier Paolo Pasolini
Piccolo Teatro di Giulietta
Lunedì 16 novembre 2015, ore 18.00
Entrata libera
Tutto il mio folle amore
Grazia De Marchi presenta
Le canzoni di Pier Paolo Pasolini
Introduce: Enrico De Angelis
Pianoforte e arrangiamenti: Giannantonio Mutto
Fisarmonica: Luca Degani
Per informazioni
I.I.O.P. Istituto Internazionale per l’Opera e la Poesia
iiop@comune.verona.it
TEATRO NUOVO.
Applausi a De Marchi. Domani tre film in Gran Guardia
Pasolini in forma di musica con un omaggio alla Francia
Era stracolmo, il Piccolo Teatro di Giulietta, al Nuovo, per «Tutto il mio folle amore», ovvero le canzoni di Pier Paolo Pasolini cantate e interpretate da Grazia De Marchi, con la direzione artistica di Enrico de Angelis e con due musicisti veronesi di vera eccellenza come Giannantonio Mutto al pianoforte (anche responsabile degli arrangiamenti e della direzione musicale di un repertorio che, va ricordato, è disponibile su un cd edito nel 2005 da Azzurra) e Luca Degani alla fisarmonica. A sorpresa, il recital è stato preceduto da un breve saluto di Gianfranco De Bosio, presente in sala, che ha sottolineato come Pasolini sia stato personaggio «straordinario e tragico», del tutto antitetico a compromessi ed eccessive prudenze. Uomo di pensiero e di azione «estremo», si direbbe oggi. Questa forza piena di vita, ebbra di passionalità, carnalità, dolore, spesso quasi un’invocazione alla comprensione sulle debolezze umane (la Ballata del suicidio), viene potentemente trasmessa da Grazia, che anche e soltanto per questo lavoro merita un posto significativo nella storia della canzone d’autore (o canzone «teatrale»?) italiana. Per temperamento, cultura, attitudine scenica, De Marchi sembra poter parlare e cantare con la massima naturalezza il linguaggio così penetrante di Pasolini, in costante, drammatico saliscendi tra gli «umori» della terra e lo sguardo verso l’enigmatica grandiosità del cielo. È «terragno» (Valzer della toppa, “i ragazzi giù nel campo”, quasi un sinistro presagio della tragica fine del poeta) e delicato (il bellissimo Lied in friulano), estatico (Cosa sono le nuvole?)e diretto (Cristo al Mandrione). «Tutto il mio folle amore», insomma, rimane un’irrinunciabile testimonianza viva del grande respiro dell’arte, certamente scomoda e non consolatoria, di Pasolini. Fuori programma – ma non fuori contesto – un omaggio alla Francia ferita con una rilettura da Jacques Brel, Se c’è solo l’amore, traduzione di Duilio Del Prete da Quand on a que l’amour. La rassegna «Pasolini in forma di rosa» prevede domani alla Gran Guardia la proiezione di tre film di Pasolini, ad ingresso libero e riservate ai maggiorenni. Alle 16 Edipo Re (Italia, 1967, 104′) con Franco Citti, Silvana Mangano, Alida Valli. Alle 18Medea (Italia, 1969, 104′) con Maria Callas, Massimo Girotti, Laurent Terzieff. E alle 21 Teorema (Italia, 1968, 98′) con la musica di Ennio Morricone, interpreti Terence Stamp, Massimo Girotti e Silvana Mangano.
Beppe Montresor