Franco Bomprezzi per Accessibile è meglio
Il giornalista Franco Bomprezzi testimone di accessibilità per disMappa grazie al prezioso aiuto di Giacomo
Franco Bomprezzi ci ha lasciati il 18 dicembre 2014, ora libero di volare, come il titolo dell’ultimo articolo pubblicato sul suo sito
08/12/2014
COSCIENZA
Liberi di volare
di Franco BomprezziSì, c’è anche il numero del letto: 15. Un piccolo progresso dal letto 14 dell’Unità Spinale di Niguarda, da dove vi ho scritto qualche anno fa piccole cronache di degenza e di umanità. Questa volta mi trovo al Centro Clinico Nemo, sempre a Niguarda. Ho scelto di ricoverarmi qui per capire bene che cosa stesse succedendo al mio organismo, che non sta funzionando a dovere, e non solo per le conseguenze di un’embolia polmonare. Avevo ragione, c’era altro, problemi per così dire di funzionamento nientemeno che del pancreas e del fegato. Lo hanno capito in poche ore di day-hospital e quindi non mi hanno lasciato andare a casa, ma sono stato accolto subito in questo reparto luminoso, caldo, dai colori pastello della speranza e della serenità: i colori del pesciolino Nemo. Perché qui c’è una rete che spinge verso l’alto, con affiatamento e competenze elevatissime. Dicevo del numero del letto. In realtà la camera nella quale mi trovo ha un nome: “Liberi di volare”, e dentro è piena di fumetti che rappresentano aerei in volo, e persino sul pavimento sono tracciati aeroplanini color arancio.
E’ un centro specializzato nato dall’incrocio di tante volontà e di personaggi tenaci: Alberto Fontana, Mario Melazzini, Renato Pocaterra, come dire Uildm e Telethon, Aisla, Famiglie Sma (atrofia muscolare spinale). Il tutto convergente nella Fondazione Serena, un modo concreto di coniugare ricerca e assistenza, e offrire un servizio di eccellenza a tante famiglie che non avevano fino a pochi anni fa un riferimento unico al quale rivolgersi con fiducia.
Ecco, è qui che sto combattendo una nuova battaglia per ritrovare salute e qualità della vita. Coccolato dalle Oss e dagli infermieri, curato con attenzione certosina dall’équipe medica, sento già i primi segni della riscossa. Ma sono anche giorni nei quali il pensiero è davvero libero di volare. Il pensiero di ciò che ho fatto sino ad ora, di ciò che vorrei continuare a fare a lungo, l’analisi serena dei progetti che mi spingono a guarire in fretta, perché c’è tanto da fare.
In un Paese nel quale sembra che nulla funzioni, ho trovato la conferma che non è vero, non c’è da disperarsi. Volevo per ora condividere con voi questa mia sensazione di serenità. Ne scriverò ancora.
Il nostro Franco: amico, blogger e paladino della disabilità
19 DICEMBRE 2014 | di Alessandro Cannavò
Ma perché non parliamo d’amore? Franco era così: bastava una frase del genere al termine di una riunione in cui si era discusso di assistenza ai malati, di problemi di accessibilità, di lotte per i diritti e il grande tema della disabilità assumeva improvvisamente un tono leggero, ironico, giocoso. Quella frase è il finale di un video che noi del blog di Corriere.it InVisibili avevamo realizzato un paio di anni fa per raccontare i nostri incontri di redazione, dove si mettevano in campo i temi e le storie di un mondo straordinario e tutto da scoprire. E nelle sue parole c’era anche il suo corpo, piccolo, stortignaccolo, possente nella parte superiore, indefinito in quella inferiore. Aveva trasformato Franco la sua osteogenesi imperfetta in uno straordinario strumento di comunicazione in cui la carrozzina faceva un tutt’uno con la sua persona ed era un corollario agli occhi chiari e vivaci e alla voce adamantina che prometteva sempre la battuta e la risata squillante. Sarebbe stato un perfetto personaggio da fumetto e lui ne sarebbe stato orgoglioso perché da uomo dell’informazione sapeva che ogni tratto fisico, oltre che intellettuale, ha la forza della testimonianza.
Franco aveva della disabilità il punto di vista migliore per far sì che questa condizione potesse essere vissuta con serenità e addirittura con orgoglio. Ci sono persone che sono entrate in questo mondo per incidenti o malattie; lui che invece era nato con certe caratteristiche ha saputo convincere l’opinione pubblica che la sua era semplicemente una variazione sul tema dell’esistenza. E lo ha dimostrato già prima di diventare un paladino e un punto di riferimento della disabilità; sin dall’inizio della sua carriera al Mattino di Padova dove da cronista di razza si occupava di fattacci di nera e accorreva con la sedia a rotelle sui luoghi dei delitti; o come direttore dell’agenzia Agr, quando guidava una redazione di settanta persone. Un approccio alla professione che racchiudeva anche una grande lezione semantica. Da lui, per esempio, abbiamo imparato non solo a ritenere sbagliata ma anche a giudicare odiosa un’espressione abusata come «costretto sulla sedia a rotelle». Era il momento in cui sbottava e ribaltava le nostre visioni ottuse, le faceva letteralmente decappottare: «Per me la sedia a rotelle è uno strumento di libertà, senza di lei non avrei avuto una vita autonoma!!!».
Un tipo così non poteva certamente avere barriere di nessun genere. E nei quasi tre anni trascorsi insieme a InVisibili, Franco ha affrontato con competenza, intelligenza, sensibilità ma anche con la giusta vis polemica ogni tipo di argomento. Uno dei suoi ultimi post tocca un tema che ogni giorno è sotto gli occhi di tutti come segno di inciviltà delle nostre metropoli: il parcheggio abusivo nei posti riservati ai disabili. E aveva sposato con entusiasmo una campagna di denuncia attraverso fotografie degli automobilisti strafottenti. Ma era certamente, per la sua approfondita conoscenza della materia, la prima firma sulle tematiche legate ai diritti con editoriali che criticavano le mancanze legislative e finanziarie per un sostegno concreto e una vita dignitosa delle persone con disabilità.
Ma poi, ancora una volta, Franco sorprendeva affrontando il tema più scottante della disabilità, quello del sesso. In un post intitolato “Anch’io tanti anni fa…” e poi in un lungo articolo su La Lettura ha affrontato la questione partendo dalla sua esperienza personale, una notte di eros a pagamento. “Mi resi conto – scriveva – che si può essere diversi nel fisico ma non nella mente e nella volontà: ma il sesso non è un diritto da esigere, si deve conquistare
Su InVisibili così come sul blog Francamente che curava sul Vita.it o nei suoi interventi su Superando.it e Superabile, Franco ha tenuto il dibattito sulla disabilità ad altissimo livello, grazie a una scrittura vigorosa e a una mente lucidissima. Se si è passati in pochi anni da un atteggiamento pietistico e assistenziale a una battaglia per l’autonomia e la normalità e a un confronto serrato sui diritti lo si deve molto a lui. Ma aveva sempre Franco anche una visione ottimistica, l’onestà oltre che la capacità di guardare alle cose positive. Per questo aveva lavorato sodo nei mesi scorsi in tema di accessibilità con il Comune di Milano in vista dell’Expo e solo qualche giorno fa ci raccontava con orgoglio le trasformazioni ottenute nella fruizione dei musei civici e l’arrivo di quaranta taxi modificati: tutto pensato per le decine di migliaia di turisti disabili che visiteranno la città nei sei mesi dell’Esposizione
Quando ha saputo appena tre settimane fa della malattia senza appello che lo aveva colpito, si era dato, indomito, un altro obiettivo: terminare il libro che stava scrivendo su George Couthon, una figura di primo piano della Rivoluzione Francese, compagno di Robespierre, ghigliottinato con lui nel periodo del Terrore. Anche Couthon viveva sulla sedia a rotelle, anche lui si era fatto strada oltrepassando barriere e pregiudizi. Scoprì la sua carrozzina, in puro stile Luigi XVI, al museo Carnavalet di Parigi e da lì s’appassionò a ricostruire la sua vita, scoprendone un sorprendente animo moderato, una straordinaria umanità, che fu determinò la sua condanna a morte. Aveva trovato un “fratello”, in un’altra epoca.
I funerali di Franco Bomprezzi si svolgeranno domani, sabato 20 dicembre, alle ore 14,45 presso la Chiesa di Santa Maria Incoronata, a Milano in corso di Porta Garibaldi 116. Marco, il fratello di Franco, ha espressamente chiesto di non portare corone o altri fiori ma di sostenere le attività d i LEDHA o FISH o Fondazione Nemo con una donazione.
BOMPREZZI, UNA VITA CONTRO I PREGIUDIZI
19/12/2014 È morto a Milano Franco Bomprezzi, 62 anni, giornalista e scrittore. Costretto dalla nascita su una carrozzina per una grave malattia, ha raccontato la disabilità con semplicità e ironia. La giornalista del nostro settimanale Credere, Agnese Pellegrini, l’aveva incontrato un mese fa per un’intervista. Ecco il suo ricordo di Franco…
Quando, ormai quattro o cinque anni fa, andai a trovarlo in ospedale dove “soggiornava” per un ennesimo ricovero (soggiornare è il termine giusto, perché ormai il Niguarda era il suo quartier generale), rimasi colpita dalla sua efficienza. Utilizzando contemporaneamente internet e telefono cellulare, stava organizzando un’ambulanza per le sue dimissioni. «Franco, ma fai tutto da solo», gli chiesi. Ingenua e stupida. Lui mi guardò, sorrise strizzando le labbra, come faceva, e mi rispose: «Ovviamente!». Qualche mese fa lo incontrai al supermercato, era un sabato pomeriggio, ci fermammo per i saluti di rito. Poi lo cercai e gli chiesi: «Franco, ma tu il sabato vai a fare la spesa con la tua fidanzata?». E lui, sornione: «Ovviamente…». Per non parlare poi di quella volta che arrivò in ritardo a un convegno (era il relatore) perché non aveva trovato parcheggio. E io sempre, testa dura: «Franco, ma tu guidi?». «Ovviamente».
Ce n’è voluta di pazienza, con me. Eppure, con quella parola – ovviamente – detta tra lo spazientito, l’ironico, più spesso il rassegnato, mi ha lasciato il suo insegnamento più profondo. Quello per cui non smetterò mai di ringraziarlo. Perché Franco quello che diceva lo viveva, nel vero senso del termine: lo portava ogni giorno sulla sua carrozzina («Non carrozzella, perché la carrozzella è quella che circola nelle vie del centro di Roma o di Firenze, tirata da cavalli»), lo trascinava di peso con le sue ossa fragili (soffriva dalla nascita di osteogenesi imperfetta), lo dichiarava con quella voce sempre pacata, ma che ti entrava dentro.
L’ultima intervista l’aveva rilasciata a me, per Credere. Si trattava di commentare la campagna pubblicitaria promossa da Famiglia Cristiana “Anche le parole possono uccidere”. E Franco Bomprezzi – giornalista “a rotelle”, scrittore, blogger, uno dei massimi esperti nazionali nel campo della disabilità, già Ambrogino d’oro e Cavaliere della Repubblica – era la persona giusta. Mi disse: «Le parole sono contenitori. Dentro, c’è la vita. Ci sono le persone. Con la loro dignità. Oggi, sfruttiamo le parole, le usiamo fuori dal loro contesto, le carichiamo di violenza e, soprattutto, dimentichiamo che al centro di ogni comunicazione ci sono le persone, non le parole, che hanno un nome, una storia e, soprattutto, il diritto a essere rispettate».
Franco ha trascorso la vita a combattere i pregiudizi (la malattia, quella no, non poteva combatterla). È stato interlocutore di associazioni e istituzioni (ha collaborato anche con il Comune di Milano). Additava il termine “diversamente abili”: in uno dei suoi ultimi post (era un fiume in piena, scriveva su giornali, social, riviste, blog…) lasciati sul sito www.dismappa.it, scrisse: «Questa ipocrita locuzione non mi piace affatto, anzi non piace ai diretti interessati di tutto il mondo, e infatti, alle Nazioni Unite, hanno detto chiaro e tondo che siamo “persone con disabilità”. Persone, capisci? Con un nome, una dignità, un posto nella società. Non siamo “diversamente abili”: siamo quello che siamo, più o meno abili, più o meno in grado di rappresentare noi stessi con la parola o con lo sguardo o in altro modo». Ecco, alla fine per Franco anche questo era un problema “di parole”. Che uccidono, appunto. Costruiscono muri. Allontanano. Esteriorizzano le paura. Ripeteva sempre: «È la società che crea la disabilità, perché spesso essa non è in grado di offrire opportunità, strumenti, supporti, perché le abilità di ciascuno siano a disposizione di tutti».
La verità è che (nonostante siano state diffuse molte notizie errate) Franco sapeva di dover morire: lo sapeva da un mese, più o meno. Ho parlato con persone che lo hanno incontrato in questi giorni: era pronto, ma come sempre combattivo. Lunedì aveva detto a un amico comune che era fiducioso. Giovedì è morto. Ma il suo ultimo pensiero lo aveva postato la sera prima, il suo ultimo collegamento video (su Raiuno, a sostegno di Telethon) lo aveva fatto domenica… Insomma, Franco era un guerriero. Di quelli che sono in prima fila per gli altri, prima che per se stessi. Che attaccano. E fanno goal. Il suo bellissimo gatto si chiama Ibra, del resto. E Franco sapeva usare le parole.
Franco Bomprezzi
Franco Bomprezzi (Firenze, 1º agosto 1952 – Milano, 18 dicembre 2014[1]) è stato un giornalista e scrittore italiano.
Biografia
Affetto sin dalla nascita da osteogenesi imperfetta, che l’avrebbe portato a vivere e lavorare su una sedia a rotelle, sua fedele compagna, seguì gli spostamenti del padre militare, compiendo gli studi a Firenze, Chieti, Rovigo e Padova. Fu caposervizio presso Il Mattino di Padova per molti anni; collaborò anche con la redazione de Il Resto del Carlino, prima di trasferirsi a Milano, dove ricoprì la carica di caporedattore centrale inAGR.
Collaborò con diverse testate tematiche, occupandosi delle difficoltà delle persone disabili. Fu direttore responsabile di DM[2], periodico della UILDM (Unione italiana lotta alla distrofia muscolare), nonché direttore della rivista Mobilità, che cessò le pubblicazioni a fine 2008[3]. Fu il fondatore del portale Superando.it[4]. È portavoce di Ledha – Lega per i diritti delle persone con disabilità[5].
Rsponsabile per anni della comunicazione sociale per il Comitato Telethon Fondazione Onlus, entrò anche nel comitato scientifico dellaFondazione Vodafone Italia[6].
Intervenne in numerosi programmi radiofonici e televisivi, fra cui Il coraggio di vivere, Maurizio Costanzo Show, I fatti vostri, Check-up, Casa per casa, Unomattina, Quelli che…, La notte dei misteri, Chiamate Roma 3131, Diversi da chi?.
Nel 2005 gli venne assegnato l’Ambrogino d’oro[7]. Nel 2007 fu nominato cavaliere della Repubblica dal presidente Giorgio Napolitano. Nel 2009si presentò alle elezioni provinciali di Milano nella lista che sosteneva la candidatura di Filippo Penati a presidente della provincia[8]: ottenne 637 voti, che non risultarono sufficienti per la sua elezione[9]. In vista delle elezioni municipali del 2011 a Milano si candidò al Consiglio comunale nella lista Milano Civica X Pisapia Sindaco, elogiando lo stesso Pisapia per la sua attenzione nei confronti dei diversabili[10]: nell’occasione ottenne 344 preferenze, che non gli consentirono di entrare a Palazzo Marino[11].
Morì all’ospedale Niguarda di Milano, dove era ricoverato da tempo, a causa di un’embolia polmonare[12][13].
Opere
- La contea dei ruotanti, Il prato, Padova 1999
- Io sono così, Il prato, Padova 2003
- Handicap Power, LibertàEdizioni, Lucca 2008 (e-book)
- Cucire la memoria – Frammenti autobiografici, LibertàEdizioni, Lucca 2008 (e-book)
Onorificenze
Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana | |
— Roma, 19 novembre 2007. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.[14] |
Note
- ^ Comunicato stampa
- ^ Colophon del numero 168 della rivista (aprile 2009). URL consultato il 9-1-2010.
- ^ Bomprezzi, direttore di Mobilità. URL consultato il 9-1-2010.
- ^ Superando.it – Crediti. URL consultato il 9-1-2010.
- ^ http://www.ledha.it/page.asp?menu1=8. URL consultato il 9-1-2010.
- ^ Portale Fondazione Vodafone – Il Comitato Scientifico. URL consultato il 9-1-2010.
- ^ Antonietta Nembri, Ambrogino d’oro a Bomprezzi, Ledha soddisfatta, Vita.it. URL consultato l’8-1-2010.
- ^ Scheda di Bomprezzi – Lista Penati. URL consultato il 9-1-2010.
- ^ Provincia di Milano
- ^ Milano la Repubblica
- ^ Liste per Giuliano Pisapia, le preferenze, Corriere della Sera, 17 maggio 2011
- ^ Milano dice addio a Franco Bomprezzi, il paladino delle battaglie dei disabili, La Repubblica, 18 dicembre 2014
- ^ È morto il giornalista Franco Bomprezzi, una vita in difesa dei disabili, Milano Fanpage, 18 dicembre 2014
- ^ Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana Sig. Franco Bomprezzi. URL consultato il 4 aprile 2011.
Collegamenti esterni
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