Festa dell’unità nazionale 2017 – Celebrazioni a Verona
Piazza Bra, Verona
Sabato 4 novembre 2017, dalle 9.0
Festa dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate 2017
II 4 novembre 1918 finiva il primo conflitto mondiale. Un evento che ha segnato in modo profondo e indelebile l’inizio del ‘900 e che ha determinato radicali mutamenti politici e sociali.
Il 4 novembre si celebra la Festa dell’Unità Nazionale, la Giornata delle Forze Armate e del Combattente, la Giornata del decorato al Valor Militare e dell’Orfano di Guerra
Calendario e programma delle manifestazioni a Verona:
Sabato 4 novembre 2017
- ore 9.00 Piazza Bra Liston
Ritrovo dei convenuti - ore 9.30
Cerimonia dell’Alzabandiera;
visita mostra statica interforze in Piazza Bra - ore 10.00 Arrivo delle Autorità
- ore 10.15 Deposizione Corone di alloro al Monumento “A tutti i Caduti di tutte le guerre”
- ore 10.20 Indirizzo di saluto del Sindaco di Verona Federico Sboarina, del Comandante delle Forze Operative Terrestri, del Prefetto di Verona e dell’Oratore Ufficiale Gr. Uff. Bruno Buratto
consegna della Bandiera nazionale ad alcuni Istituti Scolastici;
consegna onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, da parte di S. E. il Prefetto di Verona; - Ore 17.30 Piazza Bra lato Liston
cerimonia dell’Ammainabandiera
In caso di maltempo: - ore 9.30 Cerimonia dell’Alzabandiera e Deposizione Corone al Monumento “A tutti i Caduti di tutte le guerre” e le successive Cerimonie previste si svolgono nel Loggiato del Palazzo della Gran Guardia
Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate | |
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Tipo di festa | nazionale |
Data | 4 novembre |
Celebrata in | Italia |
Oggetto della celebrazione | Vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale e completamento dell’unità nazionale |
Feste correlate | Anniversario dell’Unità d’Italia, Anniversario della liberazione d’Italia, Festa del Tricolore e Festa della Repubblica Italiana |
Data d’istituzione | 1919 |
La Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate è una giornata celebrativa nazionale italiana. Istituita nel 1919 per commemorare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale, è festeggiata ogni 4 novembre, data dell’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti[1].
Storia
Essendo stata istituita nel 1919, la celebrazione del 4 novembre è l’unica festa nazionale che abbia attraversato decenni di storia italiana: dall’età liberale, al fascismo, all’Italia repubblicana[2].
Nel 1921, in occasione della celebrazione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, il Milite Ignoto venne sepolto solennemente all’Altare della Patria a Roma[3]. Nel 1922, poco dopo la marcia su Roma, la festa cambiò nome in Anniversario della Vittoria, assumendo quindi una denominazione caratterizzata da un forte richiamo alla potenza militare dell’Italia, mentre dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel 1949, il significato della festa è tornato quello originale, ridiventando la celebrazione delle forze armate italiane e dell’Unità d’Italia[2][4]. Infatti, con la vittoria nella prima guerra mondiale, l’Italia completò l’unità nazionale con l’annessione di Trento e Trieste, tant’è che questo conflitto è considerato la quarta guerra d’indipendenza italiana.
Fino al 1976 il 4 novembre è stato un giorno festivo[1]. Dal 1977, in pieno clima di austerity, a causa della riforma del calendario delle festività nazionali introdotta con legge n. 54 del 5 marzo 1977, la ricorrenza è stata resa “festa mobile”, con le celebrazioni che hanno luogo alla prima domenica di novembre[1].
Nel corso degli anni ottanta e novanta la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando[1] ma negli anni duemila, grazie all’impulso dato dall’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, la festa è tornata a celebrazioni più ampie e diffuse[5].
Celebrazione
In occasione del 4 novembre, e dei giorni immediatamente precedenti, le massime cariche dello Stato rendono omaggio al Milite Ignoto[1], la cui salma riposa presso l’Altare della Patria a Roma, si recano in visita al Sacrario di Redipuglia, dove sono custodite le salme dei 100.000 caduti italiani della prima guerra mondiale, nonché a Vittorio Veneto, dove si svolse l’ultima e risolutiva battaglia del conflitto armato fra il Regio Esercito italiano e l’esercito imperiale austro-ungarico[6].
È prassi che il presidente della Repubblica e il Ministro della difesa inviino all’esercito, il giorno della celebrazione, un messaggio di auguri e di riconoscenza a nome del Paese[1]. Il 4 novembre viene celebrato anche in altre sedi istituzionali come Regioni, Province e Comuni.
Nel giorno della festa, presso il Palazzo del Quirinale, viene effettuato in forma solenne il Cambio della Guardia con il Reggimento Corazzieri e la Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo in alta uniforme[7]. Questo rito solenne viene svolto solamente in altre due occasioni, durante le celebrazioni della Festa del Tricolore (7 gennaio) e della Festa della Repubblica Italiana (2 giugno)[7].
In occasione della festa delle forze armate italiane è pratica diffusa l’apertura al pubblico delle caserme[8]. All’interno di queste ultime vengono organizzate esposizioni di armamenti e mostre riguardanti la prima guerra mondiale[8]. Usuali sono anche le dimostrazioni sportive e le esercitazioni dimostrative dei soldati[8].
Nelle piazze delle principali città italiane si tengono concerti delle bande militari[8], così come vengono organizzate celebrazioni di fronte ai Monumenti ai Caduti che sono presenti nei Comuni italiani[9].
Contestazioni
Specialmente nella seconda metà degli anni sessanta e nella prima metà degli anni settanta, in occasione del 4 novembre, il movimento radicale, gruppi dell’estrema sinistra e gruppi appartenenti al “cattolicesimo dissidente” hanno dato vita a contestazioni per chiedere il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza o per attaccare in generale l’istituzione militare[10].
Spesso la contestazione veniva portata avanti attraverso la distribuzione di volantini o l’affissione di manifesti polemici nei confronti delle forze armate. Non di rado i contestatori venivano perseguiti per l’offesa all’onore e al prestigio delle forze armate, e per istigazione dei militari alla disobbedienza[10].