Concerto reading dedicato a Fabrizio De André
Circolo Ufficiali di Castelvecchio
Domenica 1 marzo 2015, ore 17.00
L’AUTUNNO NEGLI OCCHI, L’ESTATE NEL CUORE
concerto/reading dedicato a Fabrizio De Andrè
durante il concerto verrà letta una riduzione de
“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore ” di Luis Sepúlveda, pubblicato nel 1989.
Giuliana Bergamaschi voce
Federico Mosconi chitarra classica
Luca Pighi percussioni
Margherita Sciarretta voce narrante
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ingresso 10 euro
evento accessibile (vedi scheda accessibilità Circolo Ufficiali di Verona), disabile e accompagnatore tariffa 10 e lode (10 euro per entrambi i biglietti)
La recensione di Beppe Montresor
CIRCOLO UFFICIALI. «L’autunno negli occhi l’estate nel cuore»
Faber, amore perduto e ritrovato da Giuliana
martedì 03 marzo 2015 SPETTACOLI, pagina 50
Giuliana Bergamaschi, Federico Mosconi, Luca Pighi e Margherita Sciarretta FOTO BRENZONI
«L’autunno negli occhi l’estate nel cuore» è il titolo del nuovo recital presentato al Circolo Ufficiali da un quartetto tecnicamente di alta levatura e ora anche ben assestato e oliato quanto a sintonia tra i componenti. Il primo motore del gruppo è la cantante Giuliana Bergamaschi, la cui devozione per Fabrizio De Andrè – quasi maniacale dal punto di vista dell’adesione più intima possibile al gusto del cantautore genovese – risale addirittura all’infanzia.
Da allora Bergamaschi non ha mai cessato di confrontarsi – con diversi omaggi e riletture – al canto di Fabrizio, giungendo – non solo da oggi ma in ogni occasione i margini di miglioramento trovano nuove possibilità di espansione – a una perfezione che non si ferma alla tecnica canora (su cui comunque Giuliana non transige: per lei conta, in primis, comunicare all’ascoltatore tutto il potenziale ammaliante della parola cantata, significante e significato alla pari) ma penetra nelle corde degli animi.
E mai come in questo recital (il titolo viene da uno degli Intermezzi di Tutti morimmo a stento, un album «difficile» ma di enorme fascino, forse non ancora metabilizzato a dovere dal grande pubblico, rispetto ad altri lavori di De André), il chitarrista Federico Mosconi e il batterista e percussionista Luca Pighi si rivelano di fondamentale valore nell’accompagnare ai massimi vertici un repertorio in gran parte costituito da capolavori. Come se al rigore tecnico e alla sensibilità che i due hanno sempre mostrato nell’affrontare questo canzoniere, si sia aggiunta ora una dose decisiva in più di coinvolgimento emotivo ed entusiasmo propositivo, tali da far «volare», congiuntamente all’ugola di Bergamaschi, brani da brivido (brividi di piacere, s’intende) come Via del campo, la Canzone dell’amore perduto, Ave Maria, Khorakhané, Leggenda di Natale, Per i tuoi larghi occhi, e due perle estrapolate dall’Antologia di Spoon River, Un blasfemo e Il suonatore Jones.
La delizia delle canzoni viene parallelamente seguita dagli scenari evocati con vivida narrazione da Margherita Sciarretta (attrice che ha in dote sul palco una fisicità naturalmente dirompente, e le bastano poche pennellate di colore per trasformarsi in una credibile indigena dell’Amazzonia), immersa nel realismo magico di Sepulveda e del suo Vecchio che leggeva romanzi d’amore. Lo scarto spazio-temporale tra gli incanti senza tempo di Fabrizio, l’America rurale e poetica dei vortici di polvere e della «gonna di Jenny di tanti anni fa», e la prorompente archetipale natura della foresta amazzonica sembra annullarsi nel comune anelito alla bellezza della libertà e di chi la insegue, a costo di esclusione dalla «società».