Come migliorare la vista: il metodo Bates
Auditorium Montemezzi del Conservatorio Dall’Abaco
Venerdì 6 novembre 2015, ore 17
Ingresso libero
Massimo Caporali, insegnante del metodo Bates della Scuola Bates Italia di Milano, terrà una conferenza gratuita sul metodo di miglioramento della vista senza occhiali o laser, messo a punto dal medico oculista oftalmologo americano William Horatio Bates all’inizio del Novecento.
Rieducare il sistema visivo è possibile, secondo questo metodo olistico che riattiva i meccanismi fisiologici, emotivi e psichici coinvolti nella visione. Nei casi in cui errate abitudini visive abbiano creato vizi di rifrazione, il metodo fornisce tutti gli strumenti pratici per ripristinare la propria capacità visiva, senza l’ausilio di occhiali né di operazioni chirurgiche o farmaci, ma solo mediante esercizi specifici.La conferenza di Caporali costituisce un approccio completo alla teoria del metodo Bates e rappresenta anche una occasione di incontro con persone che lo hanno già seguito e portano la loro esperienza. È possibile porre tutte le domande ed esporre i propri dubbi, per discuterne poi con lì’educatore visivo Caporali. La conferenza viene esposta in modo vivace e divertente, pur conservando integralmente la natura e scientificità del metodo.
William Horatio Bates (Newark, 23 dicembre 1860 – New York, 10 luglio 1931) è stato un medico statunitense. Ha elaborato un personale metodo per la cura dei difetti visivi privo di basi e riscontri scientifici.
Biografia
Laureato in medicina e chirurgia nel 1885 alla Cornell University, dal 1896 iniziò a dedicarsi alla sperimentazione clinica che lo coinvolgerà tutta la vita fra ospedali di America e Regno Unito, alternandola a tre matrimoni ed al tennis.
Nel 1921 pubblicò Vista perfetta senza occhiali in cui teorizzava il metodo Bates per il recupero delle facoltà visive (miopia, astigmatismo etc.) tramite il corretto uso degli occhi. Secondo la sua tesi, scientificamente priva di riscontri, gli occhi verrebbero male utilizzati in seguito all’erronea idea che per vedere meglio è necessario uno sforzo o la concentrazione. Ipotizzava la possibilità di migliorare la vista senza il ricorso alla chirurgia e senza il ricorso agli occhiali che, sempre a suo dire, imporrebbe una condizione di sforzo continuativo che tenderebbe a bilanciare quello delle lenti, portando alla lunga un inevitabile peggioramento dell’imperfetta visione e del benessere generale della persona. Le sue tesi sono state dimostrate essere infondate.
Ha inoltre ipotizzato un ruolo funzionale dell’immaginazione e della memoria, che riteneva fossero importanti quanto se non di più della reale luce che proviene dagli oggetti e viene impressa sulla retina.
Ha ancora paragonato l’importanza dell’epinefrina per i nostri occhi, a quello della cocaina nella chirurgia (va ricordato che all’epoca la cocaina era l’anestetico più comunemente utilizzato).