Claudio Santamaria è Gospodin per l’Altro teatro
Teatro Camploy di Verona
Venerdì 6 febbraio 2015, ore 20.45
Fattore K. / L’UOVO Teatro Stabile di Innovazione
GOSPODIN
tratto da Gennant Gospodin di Philipp Löhle
con Claudio Santamaria, Valentina Picello e Marcello Prayer
regia Giorgio Barberio Corsetti
Un appuntamento di particolare interesse perché vede in scena Claudio Santamaria diretto, per la prima volta, da Giorgio Barberio Corsetti, uno dei registi italiani di ricerca più affermati a livello internazionale. Gospodin il titolo dello spettacolo che è tratto da Gennant Gospodin del trentaseienne drammaturgo tedesco Philipp Löhle e ha per interpreti – oltre a Santamaria – Valentina Picello e Marcello Prayer. Gospodin è un anti-eroe tragicomico che si ribella al capitalismo e cerca di vivere senza soldi trovando finalmente la sua libertà solo in prigione. Ne viene fuori una spietata visione dell’umanità (sia quella inquadrata e sia quella alternativa) che comunque dipende inevitabilmente dai soldi e dal consumo. Graffiante, acuta, ironica e pungente la scrittura. Nello spettacolo i tre attori interagiscono con contributi video realizzati attraverso varie tecniche: dalla graphic animation al video mapping e al khroma key.
Applausi per i protagonisti di Gospodin – Foto e video
«È eroicamente testardo, sperimenta il mondo con il suo poetico e tragico rifiuto dell’unico elemento che fa girare il mondo, il denaro». Così Giorgio Barberio Corsetti descrive il protagonista, interpretato da Claudio Santamaria, della sua nuova regia teatrale Gospodin di Philipp Löhle. Artista associato del teatro Maksim Gor’kij di Berlino, Löhe è un giovane autore che si è distinto per i suoi testi dal carattere acido e surreale. A rivelarlo in Germania prima e in Francia poi proprio Genannt Gospodin (Detto Gospodin), quella che potremmo definire una tragicommedia del rifiuto. Santamaria veste i panni di un giovane a metà tra l’antagonista, l’alternativo e il buddista: Gospodin, infatti, rifiuta ogni rapporto con il danaro che tuttavia gli viene donato, senza che lui lo chieda, da gente che lo vede passeggiare per la città con il suo lama. Una vita felice, almeno sembrerebbe, finché Greenpeace, in difesa degli animali, glielo porta via. È solo l’inizio di una spietata parabola sull’umanità. Barberio Corsetti fa interagire i linguaggi del corpo e della tecnologia – graphic animation, video mapping e chroma key – con suggestione, delicatezza, ironia.
Biglietti disabile+accompagnatore
La rassegna ha sottoscritto il manifesto dei teatri accessibili e ha aderito all’iniziativa Teatri 10 e lode promossa dall’Associazione disMappa: compatibilmente al numero dei posti riservati, disabile e accompagnatore potranno assistere a ogni spettacolo al prezzo speciale di 10 euro.
TEATRO CAMPLOY. A L’Altro Teatro la versione «tecnologica» della fiaba anticapitalista
Il Gospodin di Barberio Corsetti
un don Chisciotte tra i paradossi
Simone Azzoni
Il simil naturalismo di Santamaria tra citazioni pittoriche e filosofiche
Nietzsche diceva che se un uomo avesse continuato a dire no sarebbe sicuramente morto. Gospodin non dice no, ma «merda», ed è quanto basta per fare quasi la stessa fine.
Chi è Gospodin ce lo spiega l’ultimo lavoro di Giorgio Barberio Corsetti al Camploy nella rassegna L’Altro Teatro: un don Chisciotte precipitato un fiaba paradossale. Ma dov’è Gospodin, il regista non ce lo dice. Ed è più interessante. Anche perché per i primi cinque minuti di spettacolo il pubblico non riesce a capirlo e Corsetti dà il meglio di sé dopo il lavoro dedicato al Castello di Kafka. Al microfono prima Valentina Picello e poi Marcello Prayer raccontano, ma assolutamente in differita, cosa fa Gospodin. Telecronaca traslata, contemporanea ma dettata da un fuoco diverso dall’azione.
Moltiplicare i palcoscenici è tra i giochi preferiti di Corsetti. Creare sovrapposizioni e quindi spaesamento attraverso la tecnologia, medium fondamentale tra narrazione e azione. Non è più tempo di narrazione. La drammaturgia contemporanea sembra fuggire ricordi, memorie e grandi storie. Marco Baliani ci diceva che per monologare occorrono scarpe di cuoio, scarpe che fan rumore per accompagnare le parole. Santamria ha delle simil-espadrillas, in sintonia con quel recitato che rasenta il grado zero dell’espressività. Un naturalismo isterico, sporcato di romanesco. Si butta là, sottotono, con apparente sciattezza, la forbice che separa la quotidianità dagli ideali. E Gospodin è un leone in gabbia ma a cui Greenpeace ha preso un lama. Vittima di quell’omologazione profetizzata da Warhol, con Pasolini che aleggia intorno: non è libertà poter scegliere al supermercato.
Warhol è la mercificazione di tutto e quella pioggia di oggetti sui tre pannelli sono anche il finale di Zabriskie Point di Antonioni: un’esplosione di inutile consumismo prima di naufragare nel minimalismo. Quello di Gospodin, con gli amici che lo tentano come Gesù a Gerico e lo abbandonano come un Giobbe su una montagna di quelle feci che Gospodin continua a nominare.
Magari Gospodin non ha mai letto Marx, il suo anticapitalismo è una terza via tra la sinistra radical chic, che frequenta pure certi teatri per specchiarvisi, e il fallimento di chi non ha seguito a suo tempo la lotta armata. Gospodin ha i suoi dogmi, austeri quanto ingenui e l’unico che sembra divertirsi in questa battaglia è proprio Corsetti con i suoi video proiettati sui sei pannelli. Spacciati per descrittivi sono in realtà porte che si schiudono nei mondi dell’arte povera di Kounellis, nella transavanguardia di Enzo Cucchi, passando per certi azzurri di Plessi. Una festa estetica che ci distrae dalla durezza tedesca del testo, addolcendoci unla pillola altrimenti dura da digerire.
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Teatro Camploy di Verona
Telefono: 045 800 9549
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