Joji Hirota con The Taiko Drummers e gli italiani KyoShinDo hanno inaugurato ieri sera l’edizione 2013 della rassegna Voci e luci in Lessinia all’ex Cementificio di Tregnago
[learn_more caption=”KyoShinDo”]
KyoShinDo
Via dell’Eco del Cuore
KyoShinDo è il nome del gruppo italiano di Taiko che interpreta con passione, gioia ed energia la tradizione dei tamburi giapponesi.
KyoShinDo significa Via dell’Eco del Cuore. Questo nome è stato scelto dal Maestro Kurumaya Masaaki, per sottolineare l’energia creativa che può scaturire dal cuore di ciascuno.
Ogni membro del KyoShinDo ricerca una peculiarità espressiva accrescendo la qualità esecutiva del gruppo.
Il KyoShinDo segue lo stile Mitsuuchi, tipico della regione Hokuriku, proposto dal Maestro Kurumaya. Questo stile permette di creare brani dove esiste lo spazio per l’improvvisazione individuale e dove anche il silenzio, scandito da un movimento del corpo, crea bellezza ed equilibrio all’interno della parte ritmica.
Così, cavalcando l’onda del ritmo ciascuno esprime potenza e staticità, velocità ed interpretazione personale. Non si tratta più di suonare a tempo, ma di vivere il tempo.
Percorrere la Via del Taiko è cercare il suono come espressione di armonia, di collaborazione, di uso del cuore (Kokoro) e dell’energia (Ki).
Il Taiko come Performing Art
Il Taiko non è solo musica da ascoltare, ma anche da guardare e da vivere: i tamburi vengono suonati con la dinamicità e il rigore tipici delle arti giapponesi e la gestualità è parte integrante dello spettacolo.
Il gesto, il movimento del corpo, crea bellezza ed equilibrio all’interno della parte ritmica ed è una forma di espressione strettamente legata alla tradizioni delle arti giapponesi.
Suonare i tamburi Taiko richiede un’intensa abilità fisica e tecnica e tanto allenamento, coordinazione tra mente e corpo, sincronia ed armonia tra i suonatori.
Chi assiste ad un concerto-spettacolo di Taiko rimane colpito dall’intensità del suono e dall’energia espressa nella performance.
Suonare il Taiko significa esprimere lo spirito della musicalità giapponese e muoversi con precisione e intensità; è far esplodere la propria energia, suonare dipingendo il proprio sogno intimo, impegnando tutta la potenza delle proprie forze e della propria anima.
Il ritmo creato ridesta nel cuore dell’uomo il respiro primitivo della vita.
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[learn_more caption=”Taiko Drummers & KhyiShinDo a Tregnago”]«È il miglior inizio possibile per il vostro festival perché il suono dei tamburi taiko purifica e scaccia gli spiriti malvagi.» Il maestro giapponese Joji Hirota ci fa dono di questo suo augurio nel cuore della Valdillasi, verde come non mai dopo la lunga primavera di pioggia. Ci chiediamo come faranno a starci i dodici tamburi “nagado daiko” e “tsukeshime daiko” nel furgone con cui è arrivato insieme con i suoi musicisti giapponesi. In occasione di questo concerto di apertura di Voci e Luci in Lessinia, i Taiko Drummers di Joji Hirota si sono uniti con i KhyoShinDo che significa “Via dell’Eco del Cuore. Avvolto nel velluto, doga dopo doga, corda dopo corda, sotto i nostri occhi viene montato l’odaiko, il tamburo grande. «È il più grande che esista fuori del Giappone» ci dice il maestro. «L’ha costruito Luciano Parisi, grande campione di karatè, con i figli Chiara e Stefano e con Mirco Taddei che suonano con noi questa sera. Ne hanno costruito uno anche per me. Lo smonto e lo imbarco in aereo quando parto per le mie tournée.» Suono, energia, ritmo, danza, arte marziale, meditazione, slancio, ipnosi, acrobazia, eleganza, mistero… Il boato di tamburi taiko è tutto questo e inonda la valle, sale fino all’alta Lessinia e scuote le montagne. Joji Hirota intona un canto tradizionale giapponese, la sua voce evoca la magia dell’Oriente. Poi, con il flauto shakuhachi, fa cantare il pubblico di Tregnago un ritornello in giapponese. «La settimana scorsa ero a Londra e nessuno cantava. Qui invece…» Dall’alto dei suoi 58 metri, anche la ciminiera dell’Ex Cementirossi di Tregnago è scossa da un brivido, e gli spiriti malvagi fuggono come fumo dal suo camino. Dal Giappone la musica ci ha abbracciato con un messaggio di amore per la terra e di fratellanza universale. Quale migliore inizio per Voci e luci in Lessinia?[/learn_more]
[learn_more caption=”Tamburi taiko”]
I nostri tamburi
I tamburi Taiko che abbiamo costruito per il nostro studio sono:
NAGADO DAIKO o MIYADAIKO – tamburo a corpo lungo
Il corpo è tradizionalmente composto da un unico tronco di albero, scavato al suo interno, che costituisce la cassa armonica.
Le pelli (bovino) sono tese e poi fissate con bullette (chiodi a testa grossa) al corpo di legno. Il suono è profondo e lungo.
Noi usiamo soprattutto il Nagado Daiko posto con la pelle in posizione orizzontale, secondo lo stile Mitsuuchi di Fukui, ma lo utilizziamo anche suonandolo lateralmente secondo lo stile Miyake, posto su un sostegno apposito.
OKEDO DAIKO – tamburo con corpo a doghe
Il corpo infatti è composto da doghe di legno. La tensione della pelle (bovino o cavallo) è ottenuta da corde che collegano le due facce del tamburo.
Il suono può essere più acuto e meno duraturo di quello del Nagado.
Anche questo tamburo viene suonato con la pelle in posizione orizzontale, ma lo studiamo anche secondo lo stile KATSUGI DAIKO indossandolo a tracolla.
TSUKESHIME DAIKO – tamburo legato
La forma è più piccola rispetto ai tamburi Okedo. Lo caratterizza un suono breve e acuto.
La tensione della pelle è ottenuta da corde o ferri.
Lo si usa per scandire la base nelle canzoni o per giocare con i differenti toni suonandolo insieme agli altri tamburi dai suoni più gravi.
Gli ultimi tre tipi di tamburo che usiamo appartengono alla categoria ODAIKO “grande tamburo”:
HIRADO ŌDAIKO – tamburo a corpo corto
Come il nagado ha la pelle fissata al corpo con dei chiodi, ma il suo corpo è più largo che alto.
Lo usiamo appoggiato su un alto supporto.
UCHIWA ŌDAIKO – tamburo a ventaglio
Strumento formato da una pelle tesa e cucita attorno a un anello metallico.
Non possiede una cassa armonica come gli altri tamburi.
ORITATAMI SHIKI OKEDO ŌDAIKO – grande tamburo smontabile con corpo a doghe
Per facilitarne il trasporto abbiamo inventato il modo di smontare e rimontare facilmente questo grande tamburo.
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