Don Marco Campedelli
Sorella Cristina, fratello Giorgio con Luisa,
nipoti Eleonora e Giorgia con Francesco e le piccole Anna e Maria
Una idea divina
La profezia di chi vede lontano
Scegliere di non escludere
Le barriere mentali
Le barriere culturali
Gesù e la sirofenicia
Solo una donna così appassionata e coraggiosa
può far cambiare idea a Dio…
La Bibbia è un libro sacro per chi crede, ma anche un libro di sapienza, di cultura, di poesia anche per chi sacro non lo considera. Prendiamo spunto dai testi che abbiamo letto.
Isaia è un profeta, un visionario che vede lontano immagina, sogna e un sogna un mondo diverso. È la forza del desiderio.
E Isaia non desidera soltanto ma dà voce al desiderio stesso di Dio.
Questa immagine può essere una metafora del sogno di Nicoletta.
Nicoletta ha sognato un mondo così. Una città dove ogni valle sia colmata e ogni monte e colle siano abbassati, ha desiderato e sognato una città dove il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso si trasformi in pianura.
Una città accessibile che non escluda.
Via le barriere che ci impediscono la bellezza, i panorami. Via le barriere che ci impediscono il gusto del caffè con un amico. Che tolgono agli occhi la forza struggente del teatro. Perfino le chiese sono spesso inaccessibili, quasi tenessero prigioniero Colui che voleva essere invece accessibile a tutti.
Nicoletta sapeva a modo suo che Dio ha fatto la creazione incompiuta, perché una parte la dobbiamo fare noi: mettere alberi, piantarli, costruire spazi ospitali, abbattere muri con pazienza e tenacia.
La sua laicità è stata uno spazio di ospitalità: chi credeva e non credeva in Dio trovava un posto nello sguardo di Nicoletta. La sua non è stata una vita religiosa ma ha vissuto quella che potremmo chiamare la religiosità della vita: lo spazio della domanda appesa al cielo, la strada della ricerca, l’attesa sempre commovente della luce, il paese dell’amicizia, il senso profondo di giustizia.
In un momento difficile come questo dove si alzano i muri e si mettono barriere, la questione diventa decisiva e le barriere più urgenti da abbattere sono quelle mentali. Le barriere fatte con il filo spinato dei pregiudizi, della prepotenza, dell’arroganza.
Era una donna di parte, la Nicoletta. Aveva scelto, come filosofia della vita, inclusione e non l’esclusione.
Abbiamo scelto anche una pagina di Vangelo.
Il più antico dei vangeli quello di Marco che racconta in modo essenziale, non retorico, non ideologico.
È una pagina che racconta quanto tutti abbiano delle barriere mentali, ma che l’incontro con l’altro con il diverso, soprattutto, può farci superare questi confini.
Sembra scandaloso che sia proprio Gesù ad avere queste barriere. Anche lui dentro una cultura e un tempo. Crede di essere venuto solo per i suoi, per il popolo a cui appartiene e davanti a una donna straniera che gli chiede di guarire sua figlia Gesù si rifiuta. Dice che il pane destinato ai figli non si dà ai cani (così si chiamavano con disprezzo gli stranieri).
Ma proprio questa donna coraggiosa, con il suo corpo, si mette di traverso. Questa donna apre un varco nella mente di Gesù, uno spazio nuovo, sorprendente. Si, dice, ma anche i cani prendono le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni.
Cosi Gesù “scivola” sotto la tavola. Questa donna gli offre una prospettiva diversa dalla quale guardare il mondo.
Se la tua cultura, se la tua religione divide i figli dai cani, io mi sono fatta cane perché tu potessi farti pane …
È credibile che Gesù come tutti gli umani abbia maturato le idee nel confronto, nel dialogo, nel l’incontro. Ma la metafora qui ha un valore simbolico: questa donna con il suo coraggio e la una passione ha fatto cambiare idea a Dio. Gli ha premesso di diventare umano, di sentire finalmente tutto il dramma e la bellezza del mondo.
Nicoletta ha fatto cambiare idea a molti, perché ha spostato il punto di osservazione. Ci ha fatto vedere la vita da una prospettiva diversa dove ci siamo accorti di quanto spesso siamo poco aderenti alla realtà, distratti, disattenti.
Nicoletta era una di quelle donne che sanno far cambiare idea a Dio. No, Nicoletta non si accontentava delle briciole sotto la tavola, ma voleva che tutti, con le nostre differenze, fossimo seduti con la stessa dignità alla tavola della festa.
La sua rivoluzione è partita dallo sguardo. Il patrimonio di fotografie che ci ha lasciato è l’invito a non chiudere gli occhi.
Perché se guardi il mondo, la città, da quella parte, prima o poi riesci a cambiarla.
Questa è la pedagogia dello sguardo.
Così Nicoletta ha fatto del suo progetto creativo di Dismappa un grande percorso educativo.
Formare lo sguardo, il pensiero, le idee. Offrirlo come un modo nuovo e responsabile per vivere la cittadinanza. Mai pensieri e idee senza corpo. Anzi dare spazio al corpo, ai propri pensieri, alle proprie idee, ai propri sogni.
Non è riuscita a cambiare la testa a tutti, forse è più facile far cambiare idea a Dio, che a certi uomini… soprattutto se sono uomini di potere.
Nicoletta aveva il senso dell’umorismo. Ha fatto dell’umorismo la sua piccola trascendenza, smontando con il suo sorriso intelligente e libero tante nostre congestioni mentali, ideologiche e bacchettone. Tante paure.
Ci ha insegnato che ci si può tenere per mano anche in carrozzina e correre su un ponte a due ruote, che c’è una bellezza gettata sulla terra come una manciata di grazia, come una sorpresa, che puoi raccogliere e restituire, moltiplicare a dismisura.
Ci ha dato lezione di coraggio. Senza retorica. Ci ha insegnato che si può trasformate il limite in un orizzonte, un deserto in una terra promessa. È stata piena di coraggio e di dignità anche davanti alla morte, pensando anche a noi, a come oggi l’avremmo salutata.
Un regista che nasce fotografo come Wim Wenders mostra nella città di Berlino angeli che vivono la città e ascoltano le storie delle loro vite, soffiano nei loro orecchi il respiro del sogno. Anche tu Nicoletta mostravi la bellezza della città ma anche gli spazi dove gli angeli si fermano e stanno in silenzio, dove anche gli angeli esitano.
Sui marciapiedi ingombri che impediscono il passaggio e trattengono il volo.
La tua fotografia sviluppava una storia, un racconto delle differenze raccontava dentro il visibile l’invisibile.
Nella crosta terreste, l’inciso celeste.
Avevi l’ironia della Szymborska: sottile, asciutta, scherzosa, arguta. La tua risata era contagiosa, rivoluzionaria da vera “passionaria” della vita. Avevi l’amore per la poesia e per la sigaretta di Alda Merini… Che qui insieme abbiamo incontrato e tante volte poi insieme abbiamo ricordato.
Nicoletta che tu credessi o meno eri una donna pensante. Ε sei stata con il tuo sogno di valli colmate, di monti abbassati, di strade accidentate che diventano piane, la miglior alleata di Dio.
E immagino queste parole della Merini sulla tua bocca.
Pronunciate davanti a quel Dio che si chiama amore:
“Vorrei ballare tutta la notte sola e nuda contro il vento che mi colora e vorrei che tu vedessi quanto sono felice”.