Ballet de l’Opéra National de Bordeaux: Carmina Burana + Chopin
Il Ballet de l’Opéra National de Bordeaux inaugura la sezione danza dell’Estate Teatrale Veronese al Teatro Romano il 9, 10 e 11 luglio 2014 alle 21.15. In programma i coloratissimi e coinvolgenti Carmina Burana su musica di Carl Orff e Chopin Numéro Uno, omaggio al compositore polacco.
VERONA – Anche quest’anno la sezione danza dell’Estate Teatrale Veronese può contare su realtà di grande rilievo e di sicura risonanza mondiale che proporranno spettacoli diversi tra loro con coreografie che spazieranno dal classico al jazz, dal contemporaneo alle rivisitazioni teatrali (è il caso del gala in programma dal 29 luglio al 3 agosto) del grande patrimonio folclorico spagnolo e argentino.
A aprire la sezione danza sarà (il 9, 10 e 11 luglio con inizio alle 21.15) il Ballet de l’Opéra National de Bordeaux che proporrà una versione coloratissima e coinvolgente dei Carmina Burana su musica di Carl Orff e Chopin numéro uno, un delicato e raffinato omaggio a Fryderyk Chopin. Entrambi i balletti sono di Mauricio Wainrot, coreografo argentino di origini polacche. «In queste due creazioni – dice Wainrot – ho lasciato scorrere liberamente il mio intuito. Quando creiamo, noi artisti siamo come i bambini, giochiamo. Giocare implica affidarsi all’istinto, come gli animali, che è ciò che noi siamo. Questa componente istintuale è molto forte in me. Prima faccio qualcosa, in seguito, provo a comprendere quello che sto facendo. È raro che inizi con un’idea e poi cerchi di svilupparla. Parto da un sentimento. Questo spiega perché il mio lavoro sia così carico di sentimenti».
Mettendo in scena i Carmina Burana, una delle opere corali più celebri del XX secolo, Mauricio Wainrot evidenzia i capricci dell’amore con un mix di humour nero e brama di vivere evocando in egual misura gli scherzi della natura e la forza del destino. La coreografia, concepita sulla cantata scenica composta da Carl Orff nel1935-1936, è preceduta da Chopin Numéro Uno, balletto per otto coppie di danzatori creato da Mauricio Wainrot nel 2010 per il Ballet Contemporáneo del Teatro San Martín di Buenos Aires, omaggio poetico ad uno dei più grandi compositori del romanticismo.
Nel corso degli anni i Carmina Burana sono diventati una composizione molto popolare. I loro ritmi hanno ispirato numerosi coreografi (da Mary Wigman a John Butler e a Micha van Hoecke) che ne hanno dato varie interpretazioni. Lo sviluppo del balletto, presentato sotto forma di cicli, è diviso, come la musica stessa, in cinque scene principali: Fortuna, Primo vere, In taberna, Cour d’amours, Fortuna. La coreografia è stata creata nel 1998 per il Balletto Reale delle Fiandre, entrando poi nel repertorio di alcune importanti compagnie tra cui il Ballet de l’Opéra National de Bordeaux che ne ha fatto un suo cavallo di battaglia.
Cresciuto ballettisticamente al Colón di Buenos Aires, Wainrot si è fatto conoscere a livello internazionale come direttore della compagnia canadese Les Ballets de Montréal e come coreografo stabile, dal 1991 al 2004, del Balletto Reale delle Fiandre. È infine tornato nella natia Buenos Aires a dirigere il prestigioso Ballet Contemporáneo del Teatro San Martín. Il Ballet de l’Opéra National de Bordeaux, la compagnia che interpreta queste due coreografie di Wainrot, è una delle più importanti realtà ballettistiche francesi. Con la direzione artistica di Charles Jude è diventata una sorta di “portabandiera” del repertorio classico con memorabili allestimenti dello Schiaccianoci (1997), Giselle (1998), Coppelia (1999), La bella addormentata (2000), Il lago dei cigni (2002) e Le prince du bois (2003).
I prossimi appuntamenti con il balletto saranno il 29, 30, 31 luglio e l’1, 2 e 3 agosto (sei serate con stelle internazionali della danza), il 7, 8 e 9 agosto con la compagnia statunitense Alvin Ailey II e il 13 e 15 agosto quando andrà in scena Medea, una coreografia di Renato Zanella ispirata all’opera Medea di Mikis Theodorakis.
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MAURICIO WAINROT
«Con la danza puoi dire tutto, amore e politica
Io mi ispiro alla musica»
Saranno i Carmina Burana e Chopin numero 1 di Mauricio Wainrot, interpretati dal Ballet de l’Opéra National de Bordeaux, ad aprire questa sera alle 21,15 al Teatro Romano la sezione danza dell’Estate Teatrale Veronese.
La compagnia francese, diretta da Charles Jude, già splendida stella dell’Opéra di Parigi, torna a Verona a due anni dal bellissimo spettacolo balanchiniano proposto al Ristori.
Il primo balletto, in scena questa sera, domani e venerdì, è una versione molto coinvolgente della musica di Carl Orff, l’altro è un delicato e appassionato omaggio al compositore polacco, essendo il coreografo argentino di origini polacche. Wainrot è diventato famoso a livello internazionale quando era direttore artistico dei Balletti di Montreal, tra il 1987 e il 1990. Fino al 2004 è stato coreografo residente al Balletto delle Fiandre, poi è tornato in Argentina, per dirigere il Balletto Contemporaneo del Teatro Colòn di Buenos Aires. Le sue coreografie sono nel repertorio di una cinquantina di compagnie in tutto il mondo, tra cui English National Ballet, Wiener Staatsballet, Teatro San Carlo di Napoli, Julio Bocca e il Balletto Argentino, il Balletto nazionale della Turchia, Singapore Dance Theatre.
Ed è proprio Wainrot, che abbiamo incontrato al suo arrivo a Verona, a spiegarci il suo lavoro.
I Carmina Burana hanno una musica forte e solenne e parole ironiche. Come ha risolto, nella sua coreografia, questa differenza?
Ho seguito la musica, come faccio sempre, che sia quella di Orff per i Carmina Burana o quella di Haendel del Messiah, che ho creato nel 1998 per il Balletto delle Fiandre. Il mio stile è sempre diverso proprio perché è la musica che mi ispira. I Carmina sono divisi in cinque parti, ciascuna con un diverso temperamento – Primo Vere è gioiosa, In Taberna è forte, O Fortuna è coinvolgente – e io sono rimasto fedele al compositore. Vedrete poi che le luci e le scene sono fondamentali: le firma Carlos Gallardo, con cui ho realizzato più di 40 opere.
Chopin invece è romantico. Lo è dunque anche la sua coreografia?
Chopin è romantico ma anche appassionato e malinconico. Ho voluto cogliere soprattutto questo aspetto. Anche io sono così, ho origini polacche.
Lei ha dichiarato che si affida al suo istinto, che gioca come un bambino.
Per creare devo sempre far uscire prima il bambino che c’è in me, e poi la mia parte adulta corregge e sistema. Io lavoro sui corpi dei ballerini e su di me, provo sempre ogni passo.
Lei definisce il suo stile «contemporaneo», ma nelle sue coreografie emerge molto il classico, ci sono perfino le scarpette da punta.
Il mio è uno stile barocco, ricco di movimenti. Sono contemporaneo nei movimenti, anche se l’impronta è classica e la si vede soprattutto nei gruppi, e io amo lavorare con i grandi gruppi. Ho studiato la danza classica e anche stili contemporanei con Mary Wigman, José Limòn, Merce Cunningham, il quale mi voleva nella sua compagnia.
A tratti sembra di vedere anche il tango, nei suoi lavori.
Sicuramente, io mescolo tutte le esperienze che ho avuto. Con Jude abbiamo un vecchio progetto su musiche di Piazzolla, che non siamo ancora riusciti a realizzare. Lui è un direttore molto intelligente, colto, aperto alle novità e con questa splendida compagnia a Bordeaux può osare tutto.
Lei è arrivato tardi alla danza, ha iniziato con il teatro. È per questo che i suoi balletti sono così teatrali?
Certo. A 17 anni, alla morte di mio padre, mi ero dedicato al teatro. Ho iniziato a danzare a 20 anni, il fisico era ancora molto elastico. Il teatro mi è servito moltissimo. Ad esempio, Un tram chiamato desiderio lo avevo studiato da attore molto prima di farne una coreografia.
E il cinema?
Ho fatto anche quello. Da regista in una parte di 18 J nel decimo anniversario di un attentato ad un centro giudaico a Buenos Aires.
Ha toccato i temi più diversi nei suoi balletti, Anna Frank, Medea, temi forti. Dunque con la danza si può proprio parlare di tutto?
Certo! La danza è un vocabolario, è una maniera di esprimere idee, fantasie, emozioni, non solo bellezza estetica. A settembre saranno 30 anni del mio balletto Anna Frank: è un tema politico, antifascista, dà voce alla gente che non aveva voce.
Lei ha lavorato quasi sempre per grandi compagnie in grandi teatri. Non vorrebbe una piccola compagnia tutta sua?
In realtà ce l’ho. È il Balletto Contemporaneo di Buenos Aires, ma… ha 32 ballerini. Facciamo 70-80 serate all’anno, con un paio di coreografie mie e 3 o 4 di altri autori.
Progetti?
Vorrei lavorare sulla musica klezmer, così gioiosa. E per la prossima stagione farò la Variazione Paganini di Rachmaninoff al Teatro Colòn, nella stessa serata con Mauro Bigonzetti.
Verrebbe a fare una coreografia a Verona, per la compagnia di ballo dell’Arena?
Molto volentieri. Adoro questa città.