Arturo Brachetti, Solo
Teatro Filarmonico di Verona
29-30 novembre 2016, ore 21.00
Il maestro del trasformismo e del varietà arriva per la prima volta a Verona con un nuovo “One Man show” intitolato Solo. A distanza di quasi due anni dal grande successo di “Brachetti che sorpresa!”, parte dall’Italia per arrivare in tutto il mondo il nuovo atteso evento di Arturo. Uno spettacolo integralmente nuovo nel quale il protagonista sarà il trasformismo, quell’arte che ha reso Brachetti celebre in tutto il mondo.
In questo spettacolo, l’artista aprirà le porte della sua casa, fatta di ricordi e di fantasie; una casa senza luogo e senza tempo, in cui il sopra diventa il sotto e le scale si scendono per salire. Brachetti porterà in scena 50 nuovi personaggi: tra Magritte e la musica pop, passando per le favole e Matrix, Arturo tiene il ritmo sul palco: 90 minuti di vero spettacolo pensato per tutti, a partire dalle famiglie.
Arturo Brachetti, famoso e acclamato in tutto il mondo, è il grande maestro internazionale del quickchange, quel trasformismo che lui stesso ha riportato in auge, reinventandolo in chiave contemporanea. Brachetti oggi vanta una “galleria” di oltre 350 personaggi ed è inserito nel Guiness dei primati come il più veloce trasformista al mondo.
Prezzi a partire da 55 euro (seconda galleriaa+ – gli spettatori disabili + disabili pagano per la platea 2 seconde galleria)
IL DOPPIO EVENTO. Il 29 e il 30 novembre al Filarmonico appuntamento con il prodigioso trasformista
Cinquanta anime d’artista,
tutte le maschere di Brachetti
«Il mio spettacolo inedito si intitola Solo perché sarà come l’assolo di un musicista Non uso trucchi, ma abiti magici e velocità»
sabato 26 novembre 2016 SPETTACOLI, pagina 51
Cinquanta personaggi. Un solo artista in scena. Oltre un’ora e mezza di show. Per due serate evento. Sono i numeri di «Solo» di Arturo Brachetti, in programma al teatro Filarmonico il 29 e il 30 novembre. Il trasformista – ma è riduttivo definirlo così – proporrà un nuovo spettacolo («Tutto inedito, a parte una piccola sezione best of», assicura) cambiandosi d’abito, giocando con i laser e offrendo «una sorpresa ogni 30 secondi». Lo show, che arriva a quasi due anni dal successo di «Brachetti che sorpresa!», dopo le tappe in Italia, farà il giro del mondo: «Ed è stato realizzato – spiega – tutto con artigiani italiani: sarti, pittori, scenografi… Il meglio del nostro talento».Brachetti, partiamo dal titolo: «Solo».Sì, sono solo sul palco non perché sia solo o depresso, come qualcuno potrebbe pensare. Intendo solo musicale, l’assolo. One man show. All’inizio vedrete una casetta in miniatura: la casa dei miei sogni e delle mie paure, divisa in sette stanze. Per ognuna, un assolo. Cioè? Non ci sveli troppo ma ci dica qualcosa di più…Mmmm…. Nella stanza dei bambini ci sono le favole e allora mi trasformo in Biancaneve, Frozen, Aladino, Shrek, Cenerentola… Nella stanza della cucina e del soggiorno interpreto diversi personaggi a una festa di matrimonio che finisce in tragedia: il neosposo insidia la cameriera. Interpreto il marito, la moglie, la cameriera, la suocera in sedia a rotelle e pure il prete. Nella stanza della magia divento Mandrake, Houdini, un fachiro, Merlino e un mago della Bibbia.Ma come fa lei, da solo, a fare tutto questo?Che poi è come chiedere a mister Coca Cola gli ingredienti della sua bibita. È un segreto. Anzi, due. Prima di tutto i costumi che vengono preparati con un’architettura sartoriale incredibile. Uno costa cinquemila euro e le mie sarte ci hanno messo mesi a realizzarlo. Il secondo segreto, che è banale se vogliamo, è la grande organizzazione che ho dietro le quinte. Nel numero del matrimonio entro ed esco venti volte; non uso trucco ma solo gli abiti, che infilo e sfilo. Conto molto sui miei tre assistenti che mi zompano addosso come alla Ferrari durante un pit stop.Aggiungiamo un terzo segreto: la sua forma fisica.Sì, è più faticoso dietro le quinte che in scena. Un cameraman che una volta ha filmato il backstage mi ha detto: ho visto cosa è successo ma non ci ho capito niente; sei troppo veloce. Cambiare, trasformarsi, cambiarsi d’abito: la sua autobiografia si intitola «Tanto per cambiare». Cos’ha imparato, scrivendola?Mah! A rileggerla mi sembra una storia d’altri tempi. A 11 anni mi mandano in seminario dove incontro un prete che mi insegna i giochi di prestigio. Ero timido e mi travestivo per fare le magie. Poi, di sana pianta, m’invento un numero di trasformazione e nel 1979 vado a Parigi dove mi prendono non perché ero il più bravo, ma perché ero l’unico al mondo. E lo sono rimasto per almeno quindici anni. Adesso si vedono in tv numeri di trasformazione, ma sono copiati dai miei di dieci-vent’anni fa. Ho avuto una vita incredibile; ho vinto premi e fatto tour; ho quattro statue di cera nei musei del mondo… Ma come ho fatto a fare tutta ‘sta roba in una vita sola? E a quasi 60 anni ho un’energia pazzesca. Ma è vero che lei si traveste anche fuori dalla scena?Sì, per divertirmi. Ho due look. Uno per andare in discoteca: capelli lunghi, giubbotto di pelle, un po’ tamarro. Mai finito su Facebook: non mi riconosce nessuno. E poi mi travesto da prete. Abito a Torino, vicino al Duomo e spesso giro vestito da prete. Vado a fare la spesa, in posta, in farmacia…E la rispettano? La fanno passare davanti alla coda?C’è tantissimo rispetto. Una volta un vigile mi ha fermato: andavo a 70 all’ora col limite dei 50. Padre, padre – mi ha detto – i limiti bisogna rispettarli! Ma poi la multa non me l’ha data.