Angela Finocchiaro e le Calendar Girls
Teatro Nuovo di Verona
Rassegna Divertiamoci a Teatro
19-20-21 gennaio 2016, ore 21.00
Incontro con il pubblico 20 gennaio 2016 ore 18.00
CALENDAR GIRLS
di Tim Firth
con Angela Finocchiaro e Laura Curino
regia Cristina Pezzoli
produzione Agidi srl – Enfi Teatro
durata 2h 15’ con intervallo
La storia, ispirata a un fatto realmente accaduto, riguarda un gruppo di donne fra i cinquanta e i sessant’anni, appartenenti al Women’s Institute (nata nel 1915, oggi è la più grande organizzazione di volontariato delle donne nel Regno Unito), che si impegna in una raccolta fondi destinati a un ospedale nel quale è morto di leucemia il marito di una di loro.
Chris, stanca di vecchie e fallimentari iniziative di beneficenza, ha l’idea di fare un calendario diverso da tutti gli altri, in cui convince le amiche del gruppo a posare nude. Con l’aiuto di un fotografo amatoriale realizzano così un calendario che le vede ritratte in normali attività domestiche, come preparare dolci e composizioni floreali, ma con un particolare non convenzionale: posano senza vestiti. L’iniziativa riscuote un successo tale da portarle alla ribalta non solo in Inghilterra ma anche in America, dove vengono ospitate in un famoso talk show. L’improvvisa e inaspettata fama, tuttavia, metterà a dura prova le protagoniste. Nella versione cinematografica Hellen Mirren interpreta Chris, che in palco sarà Angela
Finocchiaro.
Video applausi
LE STAGIONI DELLA VITA – Note di regia
Calendar Girls è una commedia di culto basata su un fatto realmente accaduto alla fine degli anni ‘90 in Inghilterra: un gruppo di donne di mezza età di un’associazione femminile legata alla chiesa, realizza un calendario di nudi artistici per una raccolta di beneficenza. L’iniziativa fece scalpore: le modelle che posano nude per il calendario sono le attempate signore dell’associazione, la location dello shooting fotografico è la sala parrocchiale accanto alla chiesa, sede dell’associazione.
Il calendario raccoglie oltre un milione di sterline ed una straordinaria notorietà, così come la commedia scritta da Tim Firth partendo dai fatti accaduti, che è diventata successivamente un celebre film ed è stata rappresentata nei teatri di tutta Europa, sempre con straordinario successo.
Questo è il primo allestimento di Calendar Girls in Italia.
La traduzione e l’adattamento del testo originale sono stati affidati a Stefania Bertola, autrice che grazie alla sua ironia ed acutezza ha portato a termine brillantemente un lavoro non semplice: superare le difficoltà che pone il passaggio dalla drammaturgia inglese alla sua versione italiana.
Questione di tempi e codici comici che non sempre coincidono. Lavoro ancor più indispensabile considerata l’eccellenza del cast che darà vita allo spettacolo, a partire da un’inedita Angela Finocchiaro impegnata a dar corpo e voce ad una provocatoria femmina alfa di provincia, seppellita in un modesto negozio di fiorista, ma con smanie di protagonismo e slanci di generosità.
Dopo la morte a causa di una devastante leucemia del marito di Annie, sua amica da una vita, sarà lei ad ideare il calendario e a trascinare le amiche nel realizzarlo per raccogliere fondi a favore della ricerca oncologica.
Annie, casalinga a tinte pastello che rinasce alla vita dopo la vedovanza, sarà interpretata da Laura Curino, affiancata da un gruppo di attrici estrose e ardite, le Girls: Ariella Reggio (Jessie), Carlina Torta (Ruth), Corinna Lo Castro (Celia) e Matilde Facheris (Cora), la musicista che fa risuonare con il suo pianoforte e il suo canto le mura della sala parrocchiale di musiche di chiesa virate in rythm and blues e rock sfrenati.
Completano il cast Elsa Bossi, direttrice bacchettona dell’associazione e Titino Carrara, a dar vita al bellissimo personaggio di John, malato terminale che riesce sempre a scherzare su di sé e a sorridere fino alla fine, Marco Brinzi, il barelliere goffo che si trasforma in un fotografo di genio, e la smagliante Noemi Parroni impegnata virtuosisticamente con un poker di personaggi: la conferenziera noiosa, la nobildonna liftata, la giornalista col raffreddore allergico e l’estetista con retrogusto di escort…
Le prime scelte su cui ho basato la regia sono state quindi la lingua e il cast, ingredienti indispensabili per mettere in scena questa commedia, che fa molto ridere ma la cui comicità evolve da un fatto drammatico: la morte di John per una malattia terribile quale la leucemia. Credo che sia indispensabile agganciare la forza comica del testo anche a questo: è una risata in faccia alla morte, è la vitalità dei girasoli che cercano la luce opponendosi al buio dello sparire.
Intendo a questo proposito lavorare intensamente con gli attori per approfondire le relazioni tra i personaggi, in particolare per il gruppo delle donne dell’associazione, in modo da favorire l’umorismo delle situazioni di cui il testo è ricco, puntando sulla leggerezza senza però rinunciare alla profondità dei temi che la storia contiene.
Ho cercato con Rinaldo Rinaldi, che firma le scene, e con Nanà Cecchi, che firma i costumi, di evidenziare la tavolozza delle stagioni che Tim Firth indica per cogliere e sottolineare la relazione tra le stagioni della natura e quelle della vita, non dando un’impostazione visiva troppo realistica e creando un’alternanza tra la claustrofobia della sala parrocchiale dove si svolge gran parte della storia e gli esterni naturali colorati da autunno, inverno, primavera ed estate.
Le musiche originali dello spettacolo hanno tre anime: quella legata alla musica da chiesa spesso presente come indicazione dell’autore che connota l’ambiente religioso dell’associazione, quella che parte dall’anima nera del rythm and blues e l’ultima legata alla sinfonia delle stagioni.
Per un lavoro di così ampio respiro era necessaria la collaborazione di un musicista colto e pop allo stesso tempo e l’abbiamo trovato in Riccardo Tesi organettista di fama internazionale e compositore versatile.
Altra questione centrale che implica precise scelte di messinscena – e forse uno dei motivi del successo evergreen di Calendar Girls – è appunto la realizzazione del calendario. Il nudo di donne che non sono modelle da calendario Pirelli, ma donne con i corpi veri e imperfetti delle donne non photoshoppate, una delle scene più divertenti e più complesse da realizzare dello spettacolo.
Donne che allegramente e serenamente, anche se con il contributo di qualche giro di vodka, si spogliano per una buona causa, sì, ma anche per divertirsi, per riconoscersi ancora belle e seducenti, anche al di fuori dei rigidi canoni della perfezione e dell’eterna giovinezza. Con coraggio e ironia le Girls si offrono allo sguardo della macchina fotografica e del pubblico per dirci che le stagioni della vita possono continuare a sorprendere…
TEATRO NUOVO. Ancora stasera alle 21 in scena, con la regia accurata di Cristina Pezzoli
L’umorismo colorato
delle Calendar Girls
Simone Azzoni
L’affiatato gruppo di attrici capitanato da Angela Finocchiaro riempie di allegria il palcoscenico ironizzando sui loro corpi imperfetti ma veri
giovedì 21 gennaio 2016 SPETTACOLI, pagina 51
Un momento dello spettacolo «Calendar Girls» in scena al Nuovo FOTO BRENZONI
È tutta una questione di colore. Loro, le donne dello Yorkshire, sono come i semi di girasole che il marito di Annie lascerà per coltivare la speranza dopo la sua morte. Sono petali e boccioli, sono «satelliti di luce», sono vibrazioni che «celebrano la vita» nel grigio del Women’s Istitute. Sono la fantasia contro il rigore vittoriano e l’ironia nella monotonia delle regole (anche in un concorso di torte). Vestiti sgargianti, colori degli abiti che impattano sui muri bon ton, sul british political correct di teglie imburrate e marmellate per beneficenza. Così colorati che potranno anche essere tolti (sempre per beneficienza) e lasciare le donne vestite di rispetto, pudore e semplicità.Calendar Girl, in scena per il Divertiamoci al Teatro Nuovo fino a stasera per la rassegna Divertiamoci a Teatro, pennella già colore alla prima inquadratura, verrebbe da dire, perché lo spettacolo è la traduzione italiana dell’omonima versione cinematografica di Tim Firth, lo sceneggiatore che di donne aveva scritto ne L’erba di Grace e We want sex. Le donne qui sono tante, eccetto Marco Brizzi e Titino Carrara, la regista Cristina Pezzoli ha riunito un gruppo che già si conosceva bene (e si vede): Angela Finocchiaro, Laura Curino, Ariella Reggio, Carlina Torta, Matilde Facheris, Corinna Lo Castro, Elsa Bossi, e Noemi Parroni. Donne sul palco del Nuovo ultimamente ne stan passando molte, ma la coesione delicata di questo gruppo è un autentico punto di forza per supportare l’umorismo di situazione su cui vive gran parte del copione. Angela Finocchiaro calca di più la mano, le sue battute trascinano. Ma tutte però sono donne con dei corpi veri e imperfetti perché felicemente non photoshoppate. Donne che allegramente e serenamente, anche se con il contributo di qualche giro di vodka, si spogliano per raccogliere fondi, sì, ma anche per divertirsi, per riconoscersi ancora belle e seducenti, anche al di fuori dei rigidi canoni della perfezione e dell’eterna giovinezza. Perché dalla morte può nascere l’ironia che alla morte stessa ride in faccia. Questa la cura di un allestimento che della storia vera, da cui il testo trae spunto, conserva una memoria carica di rispetto e buone intenzioni (lo spettacolo appoggia le iniziative dell’Associazione Italiana contro le Leucemie).Una bontà che non è buonismo: l’accurata regia della Pezzoli e la modernizzazione linguistica della traduttrice Stefania Bertola, leva pesantezza, malizia e volgarità. Le attrici tolgono istrionismi di maniera e lasciano verità, la sincerità di una femminilità tutta vita ed energia.
«Una squadra affiatata anche grazie allo streap»
«Erano donne severe, serie ed oltre i 50 quelle del Women Institute. Si trattava delle signore dell’associazione benefica inglese che per raccogliere fondi a scopo solidale hanno posato nude per un calendario, e per noi raccontare questa storia è socialmente importante oltre che uno spasso». Così l’attrice Angela Finocchiaro ha aperto l’incontro col pubblico al Teatro Nuovo. «Si tratta di una storia vera accaduta nel 1998 ad una gruppetto di insospettabili di un paesino dello Yorkshire le quali sono riuscite ad acquistare prima un divano per la sala d’attesa parenti dei pazienti di un ospedale e poi un’ala dell’edificio grazie alle loro foto pubblicate senza veli appunto su un calendario andato a ruba», ha proseguito Laura Curino.«Non abbiamo avuto imbarazzo a spogliarci e ci è sembrato addirittura più naturale dopo che abbiamo rinunciato alle tutine che ci erano state proposte e provavamo ad utilizzare all’inizio delle prove, con risultato indicibile. Si trattava dei cosiddetti accademici che usano i ballerini classici. Ma nude poi era meglio», ha proseguito la Finocchiaro. La compagnia è formata da 10 persone, otto donne e due uomini, più chi lavora dietro le quinte a formare una squadra affiatata con all’attivo già una settantina di repliche e solidale nell’impegno comune che con questo allestimento aiuta Ail, l’associazione italiana contro le leucemie.«Lo scopo non è lo strip ma il progetto di queste donne intrepide che si uniscono per fare del bene e usano questo stratagemma nonostante le critiche dei benpensanti», ha precisato Ariella Reggio proseguendo con ironia, «e in quanto a noi non è che ora sfileremo nei salotti, perché non è l’età giusta per cominciare». Michela Pezzani
Biglietti disabile+accompagnatore a 10 euro
Il Teatro Nuovo è firmatario del Manifesto dei Teatri accessibili e aderisce alla promozione Teatri 10 e lode
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