Alt(r)e prospettive
Foto dall’alto alla platea prima del concerto di Emma all’Arena di Verona (Francesco)
POPSTAR. Successo all’anfiteatro per la prima data del nuovo tour della bionda di «Schiena»
Emma, una notte magica
«In Arena per crescere»
Giulio Brusati
La cantante salentina si confessa: «Per me la fama non conta nulla Quello che cerco è la conferma di artista»
«Voglio far quadrare i conti con me stessa. Mi carico di tensioni che mi fanno stare male. E ho paura di non sentirmi all’altezza. Perché non contano i dischi di platino, le vittorie, il numero di fan e tutto il clamore mediatico: quello che cerco è la conferma d’artista. Non faccio quello che faccio per la fama, ma perché voglio crescere. Come artista e donna».
Così parlò Emma Marrone, solo Emma per milioni di ragazze e ragazzi, ma soprattutto per i 10mila che hanno affollato l’altra sera l’Arena alla prima del Limited Edition Tour. La cantante salentina è sincera, perfino troppo (per i canoni asettici delle popstar italiane) nel camerino nei meandri dell’anfiteatro, circondata da amici, colleghi (c’era anche lo spagnolo David Bisbal con cui ha duettato) e collaboratori.
Lo show è finito da pochi minuti, l’adrenalina è in circolo e la commozione resta. Anche perché non è stata sempre a questi livelli, la carriera di Emma. «Quattro anni fa ero un cane», confessa fasciata di nero, trucco e tacchi fatali. «C’era gente che mi guardava e pensava: altri sei mesi e se ne va a casa pure lei. Ho superato anche un momento in cui avevo deciso di mollare tutto. Mi sono detta: Sai che c’è? Mi faccio un’altra vita. La musica è una cosa meravigliosa ma quello che le sta attorno, la pressione mediatica per esempio, è insopportabile. Tu dici qualcosa, te la ritrovi stravolta e scoppia l’inferno. Poi ci ho pensato davvero e sono arrivata alla conclusione che questa vita d’artista io me la sposo. Per intero. Perché mi ci sento, un’artista intendo, e lavoro tutto il giorno per esserlo». Dietro al concerto in Arena c’è un periodo di intensa attività, ma soprattutto c’è un’idea di show che mescola le parti elettriche con quelle acustiche, gli archi dell’orchestra e la chitarra elettrica di un virtuoso come Roberto Angelini che ha scritto per lei Calore ma è anche un raffinato esecutore di Nick Drake.
«È uno show tutto suonato dal vivo», assicura, e non è precisazione da poco. «Se fossi davvero così ossessionata dai fan», spiega poi, «in concerto rifarei il disco Schiena così come l’ho inciso. Alla stessa maniera. Invece ho deciso di riproporre le mie canzoni con altre vesti». Come La mia città, che da rock iniziale diventa elettronica, ispirata, come rivela senza spocchia, dagli XX. «Ho ascoltato il brano Together nel film Il grande Gatsby di Baz Luhrmann e ho immaginato un arrangiamento simile per La mia città».
A impressionare in Arena è stato anche il palco, con un immenso simbolo maschile penetrato da un simbolo femminile: il cerchio di Venere che entra nello scudo di Marte.
«Sono contenta della scenografia e del palco enorme che avete visto, e sono contenta che Friends & Partners abbia creduto così tanto in me da investire in un tour di questo tipo, con sole sei date, seppure con ospiti speciali come Rufus Wainwright (l’11 luglio a Lucca), Alessandra Amoroso (il 19 a Padova), Fiorella Mannoia (il 26 a Taormina) e Malika Ayane (il 28 a Napoli). In realtà sto già pensando al tour di novembre: il 14 a Roma, il 24 a Torino e il 25 a Milano. Non mi accontento: voglio crescere ancora. Anche come donna. Ed è per questo che sul palco indosso gli abiti che ha disegnato Francesco Scognamiglio. Sono femmina anch’io, nel mio piccolo».