Anteprima Mostra Botero
AMO Arena Museo Opera (vedi scheda accessibilità)
21 ottobre 2017 – 25 febbraio 2018
L’esposizione dedicata a Fernando Botero sarà la sua ultima mostra in Italia: l’artista colombiano ha scelto infatti di concludere i festeggiamenti per il suo 85° compleanno e per il suoi 50 anni di carriera ad Amo di Verona dove verranno ospitate oltre 50 opere di grandi dimensioni che ripercorrono tutta la sua carriera. I corpi smisurati, le atmosfere fiabesche e fantastiche dell’America Latina, l’esuberanza delle forme e dei colori, l’ironia e la nostalgia, tutto questo sarà riassunto nella carrellata delle opere esposte.
Video Gallery anteprima mostra Botero
L’esposizione si articola in dieci sezioni, dagli Esordi, in cui si percepisce forte la sua ispirazione con l’arte precolombiana e messicana, passando per Versioni da antichi maestri, con le sue rivisitazioni personalissime e ironiche dei classici della pittura occidentale. E poi le Nature morte, non semplici composizioni di frutta e oggetti ma un vero e proprio mondo a sé, ricco e diversificato. Dall’universo variopinto del Circo (da Pierrot ad Arlecchino, dalla cavallerizza ai clown, dall’elefante ai cavalli) si passa alla Vita Latino Americana, tavole che ritraggono la sua gente e dense di nostalgia. Nella sezione dedicata alla Politica lo sguardo di Botero si concentra sul potere ma senza esprimere giudizi di merito sui personaggi ritratti: ad attrarlo è l’eleganza multicolore degli abiti sgargianti dei rappresentanti del potere, lo sfarzo barocco degli ambienti. Non poteva mancare all’interno dell’opera di Botero il confronto con il tema suggestivo e affascinante della Corrida, profondamente connaturato alla sua cultura, così come quello della Religione, esempio di pratica del soprannaturale che permea la quotidianità da tradursi in sorpresa, mentre in Sante il lavoro di Botero si concentra sul recupero puntuale della storia di ogni singola figura. Chiude la mostra la sezione Nudi in cui i volumi sono ammantati da una grazia straordinaria nonostante l’abbondanza rubensiana dei corpi.
Galleria fotografica della mostra
Biglietti visitatori con disabilità: 1 ridotto (12 euro) + gratis accompagnatore
ORARIO DI APERTURA
Lunedì dalle 14.30 alle 19.30
Dal martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Aperture straordinarie
Mercoledì 1 novembre: 9.30 – 19.30
Venerdì 8 dicembre: 9.30 – 19.30
Domenica 24 dicembre: 9.30 – 17.30
Lunedì 25 dicembre: 14.30 – 19.30
Martedì 26 dicembre: 9.30 – 19.30
Domenica 31 dicembre: 9.30 – 17.30
Lunedì 1 gennaio: 12.30 – 19.30
Sabato 6 gennaio: 9.30 – 19.30
Fernando Botero
Fernando Botero Angulo (Medellín, 19 aprile 1932) è un pittore, scultore e disegnatore colombiano.
Biografia
Nasce da David Botero (1895–1936), uomo d’affari, e dalla sarta Flora Angulo (1895–1972), secondo di tre figli. Il fratello minore, Rodrigo, venne alla luce poco tempo dopo la morte del padre.
Da bambino subisce il fascino dell’architettura barocca e delle illustrazioni della Divina Commedia di Gustave Doré. Successivamente dichiarerà di “non aver mai dipinto nulla di diverso dal mondo come lo conosceva a Medellín“.
A 16 anni già disegna le illustrazioni per i supplementi di “El Colombiano”, il giornale più importante della sua città natale. Giovanissimo, nel 1948 espone per la prima volta a Medellín.
Nel 1952 vince, con Sulla costa, il secondo premio al IX Salone degli artisti colombiani, organizzato presso la Biblioteca Nazionale di Bogotá: investe il denaro del premio per un viaggio di studio in Europa. In Spagna visita il Museo del Prado di Madrid, dove conosce fra gli altri anche le opere di Francisco Goyae Tiziano. A Parigi medita sull’arte d’avanguardia francese e decide di interessarsi degli antichi pittori.[1]
Giunge infine in Italia, dove entra in contatto con le maggiori opere del Rinascimento italiano, soprattutto di Giotto e di Andrea Mantegna che lo ispirano particolarmente tanto da riprodurre diverse copie dei loro capolavori, pur non disdegnando gli altri autori della scuola senese, e della Toscana, in generale.
Nel 1955 Fernando Botero ritorna in patria dove si sposa con Gloria Zea, poi ministro della cultura della Colombia, ed inizia ad esporre le sue opere, ma riceve forti critiche, poiché all’epoca l’ambiente colombiano era fortemente influenzato dall’avanguardia francese, che Botero aveva invece respinto. Non compreso dall’ambiente colombiano, Botero si trasferisce in Messico, dove scopre per la prima volta le possibilità di espandere e dilatare il volume delle forme in modo personale. Una caratteristica che fortemente influenzerà la sua opera. Ma è nel 1957 che scopre l’espressionismo astratto, nel corso di una mostra personale a Washington, grazie ad un tour nei musei di New York. Sempre nel 1957 torna a Bogotá, dove vince il secondo premio al X salone degli artisti colombiani. Nel 1958 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia d’arte di Bogotá. Vince finalmente il primo premio al XI Salone con l’opera La camera degli sposi. Nello stesso anno, espone nuovamente a Washington, alla Gres Gallery. Le sue opere vengono vendute tutte il giorno stesso dell’inaugurazione.[2]
Dal 1959 inizia lo studio di Diego Velázquez: Botero realizza infatti molte versioni del Niño de Vallecas, dove il suo stile molto incisivo risente dell’influenza dell’espressionismo astratto.
La sua nomina alla Biennale colombiana viene contestata, per cui Botero è costretto ad abbandonare il suo Paese, in precarie condizioni economiche. La Gres Gallery di Washington, che fino ad allora l’aveva sostenuto, chiude e l’artista, costretto a sostenere forti difficoltà finanziarie, divorzia dalla moglie. Nel 1961 sembra cambiare qualcosa: il Museum of Modern Art di New York decide di acquistare il suo Monna Lisa all’età di dodici anni, ma la sua prima mostra newyorkese si dimostra un fallimento.[3]
Nel 1963 si trasferisce nell’East Side, ed affitta un nuovo studio a New York. È qui che emerge il suo stile plastico in molte opere di questo periodo, dai colori tenui e delicati. Si appassiona a Pieter Paul Rubens e diviene come lui un importante collezionista di opere d’arte, che più tardi donerà al museo di Bogotá che porta il suo nome. Nel 1964, dopo quattro anni dal divorzio, si sposa per la seconda volta.
Nel 1966 viene organizzata la sua prima mostra personale in Europa, e precisamente in Germania. Una nuova esposizione, organizzata al Milwaukee Art Center, riceve critiche entusiastiche. Inizia ad esporre regolarmente in Europa, a New York e anche a Bogotá. Studia le opere di Albrecht Dürer, Édouard Manet e Pierre Bonnard.
Nel 1969 espone a Parigi, dove si stabilisce nel 1973e continua a dedicarsi alla scultura. A metà degli anni settanta si dedica per un certo periodo quasi esclusivamente alla scultura, e presenta i suoi lavori a Parigi nel 1977. Nel 1983 decide di dimorare a Pietrasanta, dove soggiorna per alcuni mesi l’anno, per essere vicino alle cave di marmo.
Nel 1975 si conclude il suo secondo matrimonio (con Cecilia Zambrano) dopo che nel 1974era tragicamente scomparso, in un incidente stradale, il terzo figlio Pedro, cui dedicherà molte sue opere. Nello stesso drammatico evento Fernando Botero perse l’ultima falange del mignolo della mano destra, e questo lo indurrà a scolpire spesso enormi mani.[4] Il primogenito, Fernando Botero Zea, è stato ministro della difesa della Colombia. Nel 1978 si sposa con Sophia Vari.[5]
Tra gli avvenimenti di maggior rilievo si ricordano la mostra delle sue enormi sculture negli Champs-Elysées nel 1992, e altre negli spazi pubblici di alcune città europee nel 1994.
Il 21 ottobre 2007, a Pietrasanta, vengono rubate sette statue di bronzo per il valore di circa 4 milioni di euro, tra le quali Adamo, Il cane, Gatto codone, Donna con mano nei capelli, Ballerina vestita, Ballerina in movimento e Passero. Nel maggio 2008 tre delle statue sono state ritrovate e i responsabili arrestati. Nella cittadina della Versilia aveva realizzato nella chiesa della Misericordia alcuni affreschi raffiguranti il Paradiso e l’Inferno. [6]
Nel 2012 ha donato 27 tele sulla Via Crucis al museo colombiano di Antioquia[7], esposte a New York, Medellin, Lisbona, Panama e Palermo[8].
Stile artistico
Secondo Botero, il dipingere deve essere inteso come una necessità interiore, un bisogno che porta ad un’esplorazione ininterrotta verso il quadro ideale. Tuttavia, questo bisogno rimane sostanzialmente inappagato. Il colore rimane tenue, mai esaltato, mai febbrile, generalmente steso in campiture piatte ed uniformi, senza contorni. Da notare l’assenza totale delle ombreggiature nei suoi dipinti, perché essi, secondo Botero “… sporcherebbero l’idea del colore che desidero trasmettere”.[senza fonte]
Caratteristica della sua pittura è l’insolita dilatazione che subiscono i suoi soggetti, che acquistano forme insolite, quasi irreali. Ma è un passaggio necessario per ben far comprendere la necessità di colore delle sue opere. L’artista si rivela sostanzialmente distante dai suoi soggetti. Ed è proprio questa freddezza che fa scomparire dai personaggi la dimensione morale e psicologica. Gli sguardi sono sempre persi nel vuoto, gli occhi non battono, sembra quasi che osservino senza guardare.[senza fonte]
Interessante anche la rappresentazione del tempo, elemento presente in molte opere di Botero, in cui lo stesso soggetto può essere raffigurato in momenti diversi; in altre il tempo è simboleggiato da orologi.[9]
Importante anche la trattazione dei temi sacri, cui Botero dedica molte sue creazioni, permeando l’intera produzione: dai suoi paesaggi urbani emergono regolarmente grandi cattedrali, campanili, cupole; così come appare spesso considerato il soggetto della maternità, nel quale talvolta l’autore identifica la Madonna con il Bambino. In un disegno del 2006, l’artista riprende una scena già dipinta in precedenza, rimuovendo tuttavia alcuni dettagli moderni a lui cari (l’orologio della madre, la poltrona) e rappresentando il bambino con una ferita sul costato[10]. Frequenti anche i ritratti di religiosi ed ecclesiastici.
Altra problema sociale affrontato costantemente è quello della violenza, derivato dalla vita quotidiana della Colombia negli anni quaranta dello scorso secolo; più in generale, Botero dipinge conservando le impressioni della sua infanzia, che sfociano in forme grandi e sproporzionate, come quelle avvertite da un bambino.[11]
Citazioni di Botero
Un artista è attratto da certi tipi di forme senza saperne il motivo. Prima adotto una posizione per istinto, e solo in un secondo tempo cerco di razionalizzarla o anche di giustificarla.”[12]
Bisogna descrivere qualcosa di molto locale, di molto circoscritto, qualcosa che si conosce benissimo, per poter essere compresi da tutti. Io mi sono convinto che devo essere parrocchiale, nel senso di profondamente religioso legato alla mia realtà, per poter essere universale.”[13]
“Credo che l’arte debba dare all’uomo momenti di felicità, un rifugio di esistenza straordinaria, parallela a quella quotidiana. Invece gli artisti oggi preferiscono lo shock e credono che basti provocare scandalo. La povertà dell’arte contemporanea è terribile, ma nessuno ha il coraggio di dire che il re è nudo.”[14]
“Nell’arte il segreto per crescere è confrontarsi. Un’esposizione in un museo è una opportunità per confrontare un’opera con un’altra che è sempre la migliore lezione di pittura. Occorrono occhi freschi, liberi da ogni pregiudizio. Fortunatamente l’arte ha una grande dote, quella di essere inesauribile. È un processo senza fine, nel quale non si smette mai di imparare“.[15]
Onorificenze
Onorificenze colombiane
Gran Croce dell’Ordine di Boyacá | |
Gran Croce con Stella d’Oro dell’Ordine Militare della Croce di San Carlo | |
Onorificenze straniere[modifica | modifica wikitesto]
Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia) | |
Gran Croce dell’Ordine di Isabella la Cattolica (Spagna) | |
— 2007 |
Gran Croce dell’Ordine di Andrés Bello (Venezuela) | |
Galleria d’immagini
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Il gatto nel quartiere El Raval di Barcellona
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L’imponente scultura Ratto d’Europa nella mostra alla Pinacoteca Casa Rusca, Locarno2011
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Cabeza, plaza Botero, Medellín
L’EVENTO. Inaugurata la mostra nel Museo Amo di Palazzo Forti. Resterà fino al 25 febbraio
Le forme
di Botero
Ilaria Noro
Dalle nature morte al circo, agli omaggi a Goya e Raffaello, un viaggio nel tempo. Il curatore: «Scompare la dimensione morale e psicologica»
I corpi smisurati, le atmosfere fiabesche e fantastiche dell’America Latina, l’esuberanza delle forme e dei colori, l’ironia e la nostalgia. Sono questi i tratti fondanti dell’arte di Botero che è da oggi in mostra negli spazi del museo Amo di Palazzo Forti, in centro città.Si tratta di un’esposizione che con oltre cinquanta opere, di grandi dimensioni esattamente come i soggetti ritratti, ripercorre i cinquant’anni di carriera dell’artista sudamericano. Tra i capolavori in mostra, Coniugi Arnolfini del 2006, Fornarina, aprés Raffaello del 2009 e Cristo Crocifisso del 2000.Ed è proprio del particolare legame che lo unisce ai ritratti a tema religioso, che Botero racconta a L’Arena: «Non ho un sentimento religioso e non sono praticante. Ma l’arte fino al secolo XVI era totalmente assoggettata ai temi del sacro e della religione e non ho potuto ignorare questo stretto legame. Ho dipinto vescovi e preti le cui vesti, oggi, sono ancora identiche a quelle indossate durante il Rinascimento. Così si può ritrarre senza tempo», svela l’artista, nelle sue espressioni spesso ironico ma mai giudicante, che ieri ha preso parte alla presentazione della mostra promossa dal Museo Amo a Palazzo Forti con il patrocinio del Comune e co-prodotta dal Gruppo Arthemisia e MondoMostreSkira.«In questi cinquant’anni di carriera, Fernando Botero ha affrontato e affronta tuttora da protagonista e forte di una propria assoluta autonomia, l’intricata scena artistica del nostro tempo. Saldo nelle sue convinzioni, non ha mai ceduto alla tentazione di spacciare il vuoto o il silenzio delle forme per arcani della sua intellettualità: fin dai suoi esordi ha scelto invece di combattere una coraggiosa battaglia in difesa dell’immagine», analizza Rudy Chiappini, curatore della mostra in stretta collaborazione con l’artista stesso.E nelle sale del museo Amo tutto questo è riprodotto nelle sezioni che ripercorrono i principali soggetti ritratti da Botero: dai primi due pezzi più espressionisti agli omaggi che l’artista ha fatto a grandi del passato come Goya e Raffaello, dalle nature morte alle rappresentazioni di circo e corrida, di personaggi politici sudamericani, «dipinti con sfarzo, ma senza giudizio: è volontà di Botero lasciare allo spettatore la libertà di cogliere ciò che ritiene», commenta Chiappini. I protagonisti dei suoi dipinti sono sempre privi di stati d’animo riconoscibili, non provano né gioia né dolore.Scompare la dimensione morale e psicologica: il popolo, in tutta la sua varietà, semplicemente vive la propria quotidianità. Si può leggere e apprezzare l’arte di Botero in qualsiasi luogo e tempo, se ne apprezza il continuo richiamo alla classicità in una visione assolutamente contemporanea che include nella riflessione la politica e la società. La sua pittura non sta dentro un genere, pur esprimendosi attraverso la figurazione, ma inventa un genere proprio e autonomo attorno al quale il pittore colombiano, originario di Medellin, ha sviluppato la propria poetica in oltre mezzo secolo di carriera.«Siamo onorati di ospitare un artista del calibro di Botero e questa esclusiva esposizione di opere. La nostra è una città che si affaccia sul mondo e che ospita un numero ogni anno crescente di turisti che rappresentano un’invasione silenziosa anche nei nostri musei», spiega Francesca Briani, assessore alla Cultura.«Per l’amministrazione comunale è motivo di soddisfazione il fatto che, dopo Roma, Botero abbia accolto l’invito della città a proseguire la rassegna partita la scorsa primavera nella capitale». La mostra, festivi compresi, rimarrà aperta fino al 25 febbraio dal lunedì pomeriggio (14.30-19.30) alla domenica (9.30-19.30). L’ingresso intero costa 14 euro, il ridotto 12.L’audioguida è inclusa e sono state studiate offerte didattiche per le scuole.